Dal 2026 i dipendenti pubblici che hanno debiti con il Fisco rischiano di vedersi bloccare parte dello stipendio. Come funziona la nuova norma e chi colpirà?
Un provvedimento inserito nella scorsa Legge di Bilancio porta un blocco automatico di parte dello stipendio per i dipendenti pubblici che hanno cartelle esattoriali pendenti con il Fisco. La scure del pignoramento dello stipendio in caso di debiti con il Fisco, dal prossimo anno, penderà anche sulle teste dei dipendenti della pubblica amministrazione. La novità è stata prevista dalla Legge di Bilancio 2025 ed entrerà in vigore a partire dal prossimo anno con la sospensione delle retribuzioni se il debito supera un determinato importo e lo stipendio è sopra una soglia di reddito prevista dalla legge.
All’articolo 1, commi 84 e 85 la Manovra prevede che le “somme dovute a titolo di stipendio, di salario o di altre indennità relative al rapporto di lavoro o di impiego, comprese quelle dovute a causa di licenziamento” sono sospese per chi ha debiti superiori a 5.000 euro ed emolumenti superiori ai 2.500 euro, sempre nel rispetto delle norme previste per la pignorabilità di stipendi e pensioni
L’entrata in vigore della norma è stata rimandata al 2026 per permettere alla pubblica amministrazione di adeguare i sistemi ai nuovi controlli che è necessario compiere.
Da sottolineare, in ogni caso, che quando si parla di «sospensione» delle somme dovute a titolo di stipendio, non si tratta mai di una sospensione totale, quanto di un blocco parziale che garantisce al dipendente di ricevere sempre una parte cospicua dello stipendio, ma al tempo stesso permette il rientro del debito.
Stop allo stipendio per chi ha debiti
Il taglio dello stipendio avviene solo per debiti superiori a 5.000 euro e solo per chi ha emolumenti di importo superiore ai 2.500 euro. In base ai dati forniti dal Mef circa 250.000 dipendenti pubblici hanno debiti con il Fisco superiori a 5.000 euro. Di questi circa 30.000 dipendenti percepiscono uno stipendio di importo medio pari a 3.500 euro. Si tratta, quindi, di una norma che potrebbe andare a colpire moltissimi dipendenti della pubblica amministrazione che vedranno applicato allo stipendio un taglio che, in alcuni casi, potrebbe essere anche abbastanza consistente.
Come funzionerà il taglio degli stipendi? La disposizione normativa prevista nella Manovra 2025 prevede che se il dipendente pubblico è debitore verso il Fisco, l’erogazione di emolumenti, salari o altre indennità sia bloccata e segnata all’Agenzia delle Entrate Riscossione che provvederà a recuperare parte dello stipendio.
Come abbiamo detto per l’applicazione della norma è necessario il rispetto di due parametri:
- il dipendente pubblico deve avere cartelle esattoriali il cui importo sia almeno di 5.000 euro;
- lo stipendio percepito deve essere superiore a 2.500 euro lordi mensili.
Per gli stipendi di importo superiore a 2.500 euro il blocco è di un settimo dell’importo fino al saldo del debito, per gli emolumenti una tantum, invece, il blocco dovrebbe essere di un decimo (ad esempio la tredicesima).
Per chi percepisce uno stipendio di 2.700 euro lordi, ad esempio, il taglio dello stipendio è di 385 euro per i mesi necessari per il saldo completo del debito. Per i dipendenti pubblici, invece, che hanno uno stipendio mensile di 1.800 euro ma con la tredicesima superano l’importo dei 2.500 euro scatterà il blocco di un decimo della retribuzione (180 euro al mese).
C’è tempo fino al 2026
La novità in arrivo non dovrebbe destare preoccupazione per i dipendenti pubblici per due motivi: c’è ancora un pò di tempo per sanare la propria situazione fiscale, visto che il blocco scatta solo al 2026, o per valutare eventuali errori nelle cartelle esattoriali. Lo slittamento dell’attuazione della norma concede, quindi, più tempo per versare il dovuto senza avere decurtazioni della busta paga a partire dal 2026 (anche eventualmente rateizzare il debito con l’Agenzia delle Entrate Riscossione).
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