Benzina, perché il bonus da 200 euro e il cartello con i prezzi medi sono inutili

Stefano Rizzuti

27 Gennaio 2023 - 16:17

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L’Antitrust critica il cartello con i prezzi medi regionali della benzina da esporre ai distributori mentre i sindacati ritengono inutile il bonus 200 euro per il carburante: ecco perché.

Il decreto Trasparenza, varato dal governo e che ha portato i benzinai allo sciopero, viene di fatto smontato da Antitrust e sindacati. Da una parte viene criticata la decisione di rendere obbligatorio un cartello con il prezzo medio regionale di benzina e diesel, una decisione che viene ritenuta non solo inutile, ma anche potenzialmente dannosa per i consumatori.

Dall’altra parte sono i sindacati a lamentare l’inefficacia del bonus benzina da 200 euro che, a loro giudizio, vale per pochissimi lavoratori e ha un impatto molto limitato. Le audizioni in commissione Attività produttive alla Camera tratteggiano il quadro della situazione dopo il decreto sui carburanti, tanto criticato soprattutto dai gestori.

La notizia peggiore per il governo arriva dall’Antitrust. Il garante della Concorrenza e del mercato, Roberto Rustichelli, ha criticato la decisione di obbligare i distributori a mostrare un cartello con il prezzo medio regionale. Vediamo perché e quali sono, invece, le critiche mosse dai sindacati al bonus 200 euro.

Carburanti, le critiche dell’Antitrust sul cartello dei prezzi

L’Antitrust ha accolto favorevolmente le misure per la maggiore visibilità dei prezzi praticati dai distributori, introdotte dal decreto Trasparenza, ma ha anche criticato il cartello dei prezzi regionali. Rustichelli ritiene che “non vi sia necessità di introdurre un meccanismo di calcolo e di diffusione di valori di riferimento medi”, anche perché vengono ritenuti incerti i benefici per i consumatori, mentre invece il rischio è quello di una “riduzione degli stimoli competitivi”.

Perché si rischiano prezzi più alti per benzina e diesel

Secondo l’Antitrust il cartello dei prezzi medi regionali, al di là di quanto poco possa essere rappresentativo in alcune località, può presentare anche un altro rischio: “Ridurre la variabilità di prezzo, in quanto potrebbe essere utilizzata dalle imprese per convergere automaticamente su un prezzo focale, verosimilmente assestatosi a un livello sufficientemente capiente, che ci si attende possa venire automaticamente seguito da tutti i distributori concorrenti”.

Detto in parole più semplici, vuol dire che si può instaurare un parametro “chiaro” da seguire per i distributori, eliminando quella che l’Antitrust definisce una guerra di sconti, che farebbe ovviamente comodo ai consumatori. In sostanza, chi applica prezzi più bassi della media regionale potrebbe smetterla di puntare sui maggiori sconti livellando i prezzi al rialzo.

Anche i gestori ritengono che sia possibile un aumento dei prezzi di benzina e diesel. L’obbligo di cartello non solo non piace per i costi a carico dei benzinai (per Confcommercio si parla di oltre 300 milioni di euro), ma anche perché “ha un naturale effetto di allineamento dei prezzi, facendo alzare le tariffe ai distributori che fanno prezzi sotto la media”, come spiega Moreno Parin dell’associazione gestori carburanti Treviso di Casartigiani.

Perché il bonus benzina da 200 euro è inutile

Un altro tema, durante l’audizione, è stato invece toccato dai sindacati: Cgil, Cisl e Uil hanno criticato anche il bonus benzina da 200 euro. Uno strumento che viene ritenuto inefficace per diversi motivi, a partire dal fatto che non fa in alcun modo scendere il prezzo del carburante. Inoltre, spiegano le sigle, si tratta di un elemento che viene sottratto alla contrattazione e applicato unilateralmente, peraltro solo per volontà del datore di lavoro.

Infine, un altro dato emerge dal confronto con la realtà: il bonus 200 euro è andato e andrà a pochissimi lavoratori. Meno critica, invece, è l’Ugl. Infine i sindacati non si accontentano neanche del bonus trasporti da 60 euro che il governo reintrodurrà, in quanto la platea è ristretta rispetto al passato a seguito dell’abbassamento della soglia di reddito. Misura non sufficiente, quindi, per compensare l’aumento dei prezzi del carburante dopo la mancata proroga del taglio delle accise.

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