Caro benzina, la speculazione c’entra davvero qualcosa?

Stefano Rizzuti

11 Gennaio 2023 - 16:23

Da Salvini a Pichetto Fratin, diversi esponenti del governo parlano di speculazione per l’aumento dei prezzi di benzina e diesel: ma è davvero così o le motivazioni sono ben altre?

Caro benzina, la speculazione c’entra davvero qualcosa?

Per Matteo Salvini “c’è qualcuno che fa il furbo”. Per Gilberto Pichetto Fratin è in corso una vera e propria speculazione. La posizione del governo sull’aumento dei costi della benzina negli ultimi giorni è stata chiara: dare la colpa dei prezzi alti del carburante alla speculazione.

Ma è davvero così? C’è da dire, in primis, che la linea della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, sembra in parte diversa e non risponde alle stesse insinuazioni lanciate da altri esponenti del governo. L’esecutivo ha chiesto alla Guardia di finanza di aumentare i controlli, ma ha anche difeso la sua scelta di eliminare il taglio delle accise introdotto dal governo Draghi contro il caro benzina.

Per Meloni prorogare il taglio sarebbe stato sbagliato perché avrebbe tolto risorse utili per altre misure, come il taglio del cuneo fiscale, l’aumento dell’assegno unico o del bonus sociale in bolletta. Ma se la presidente del Consiglio rivendica la sua scelta, non si può dire che facciano lo stesso altri esponenti di governo come il vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini, che fa riferimento alla speculazione.

Ma questa speculazione c’è davvero stata o l’aumento dei prezzi di benzina e diesel è in linea con la mancata proroga del taglio delle accise e con le quotazioni del petrolio? Partendo dal presupposto che il taglio valeva 18,3 centesimi di euro al litro su benzina e diesel, vediamo se si può davvero parlare o meno di speculazione sul costo dei carburanti da quanto lo sconto non c’è più (ovvero dal primo gennaio 2023).

Speculazione sulla benzina? Il confronto tra i prezzi

Il primo dato a cui possiamo far riferimento è anche quello più ufficiale: parliamo della rilevazione settimanale pubblicata dal ministero dello Sviluppo economico. I prezzi a cui facciamo riferimento sono quelli registrati tra l’1 e l’8 gennaio, ovvero appena è scaduto lo sconto sulle accise. Per la benzina in modalità self il prezzo si attesta a 1,812 euro al litro, per il diesel a 1,868 euro al litro.

Poi prendiamo i dati della settimana precedente, quella dal 26 al 31 dicembre, prima della mancata proroga del taglio. Per la benzina il prezzo era di 1,644 euro al litro, per il diesel di 1,707. Quindi da una settimana all’altra, con il taglio non rinnovato, il prezzo è salito di 0,168 euro al litro per la benzina e di 0,161 euro per il diesel. Per renderlo ancora più semplice: a fronte di un mancato sconto di 18,3 centesimi, il prezzo della benzina è aumentato di 16,8 centesimi e quello del diesel di 16,1. Da questo dato sembra già difficile parlare di speculazione, considerando che il prezzo è cresciuto meno di quanto ci si sarebbe atteso considerando le accise.

I prezzi giornalieri di benzina e diesel

Ma andiamo avanti e proviamo a considerare anche la variazione giornaliera dei prezzi, basandoci sui dati elaborati da Quotidiano Energia. Partiamo dagli ultimi giorni: la rilevazione dell’11 gennaio (basata, come tutte, sui prezzi del giorno prima) evidenzia un costo per la benzina in modalità self di 1,822 euro al litro e per il diesel, sempre in modalità self, di 1,877 euro al litro.

Il giorno prima la cifra era leggermente più bassa: 1,820 euro al litro per la benzina e sempre a 1,877 per il diesel. Il 9 gennaio i prezzi erano di poco più alti: 1,821 euro al litro per la benzina e 1,879 per il diesel. Dal 9 all’11 gennaio, quindi, possiamo dire che il costo è rimasto sostanzialmente stabile.

Proviamo a tornare indietro di qualche giorno, per esempio al 5 gennaio: la benzina self costava 1,814 euro al litro e il diesel self 1,875 euro al litro. Leggermente meno di oggi, ma con una differenza inferiore al centesimo di euro. Il 3 gennaio i prezzi erano più bassi, ma va detto che ancora non erano stati recepiti, in molti casi, gli aumenti dovuti alla mancata proroga del taglio.

Torniamo, invece, indietro al 30 dicembre, quando il taglio di 18,3 centesimi era ancora in vigore: la benzina self costava 1,627 euro al litro, il diesel 1,693. Dal 30 dicembre al 5 gennaio, quindi, il costo della benzina è aumentato di 18,7 centesimi al litro e quello del diesel di 18,2 centesimi al litro. Aumenti in linea con le accise (18,3 centesimi), tanto più se ricordiamo che dall’1 gennaio è scattato un incremento sui prezzi di circa 2 centesimi a causa delle quotazioni in salita.

Se andiamo a confrontare il dato del 30 dicembre con l’ultimo, quello dell’11 gennaio, l’aumento per la benzina è stato di 19,5 centesimi e per il diesel di 18,4 centesimi. Una differenza non eccessiva, quindi, rispetto al mancato taglio per 18,3 centesimi al litro. Anche in questo caso sembra difficile parlare di speculazione.

Le quotazioni del petrolio

Parte del prezzo della benzina dipende, inevitabilmente, dalle quotazioni del petrolio. L’indice di riferimento è quello del Brent, che da circa metà dicembre è sempre stato di poco sopra quota 80, con un picco a fine mese: dagli 82 dollari al barile del 29 dicembre si è passati a una chiusura a 85 dollari il 30 dicembre. Rialzo che ha portato a un aumento di circa 2 centesimi sul prezzo della benzina, da sommare alla mancata proroga del taglio delle accise.

Il 3 gennaio la riapertura è stata sempre intorno a quota 85, a cui ha fatto seguito - nella stessa giornata - una discesa con chiusura intorno agli 82. Poi è iniziata una discesa, con il 4 gennaio a quota 78. Poi le quotazioni sono risalite, tornando sopra quota 80 il 9 gennaio: da quel momento si è sempre rimasti stabili tra il 79 e l’80 e anche oggi siamo di nuovo sopra quota 80. Su valori molti simili a quelli di fine dicembre (fatta eccezione per il picco del 30 dicembre).

Benzina, c’è davvero stata speculazione?

Al di là del prezzo della benzina e delle quotazioni del petrolio, va considerato che il costo finale al distributore viene determinato anche da altri fattori: la lavorazione, la raffinazione, lo stoccaggio e la distribuzione. Tutti fattori che portano a rincari anche a causa dell’inflazione. Inoltre influisce anche il cambio dollaro-euro (il mercato, infatti, offre quotazioni in dollaro: più è forte e più il prezzo può salire). In totale le quotazioni del petrolio influiscono per meno del 30% sul costo della benzina.

Difatti più del 50% del prezzo della benzina in Italia viene determinato dall’Iva e dalle accise, quindi dalla tassazione. Altro elemento che viene sottolineato dal Sole 24 Ore è che il margine sui costi, per i distributori, è pari a meno del 12% sulla benzina e circa l’8% sul diesel. Motivo in più per ritenere la speculazione non semplicissima, considerando che per gli operatori non c’è tantissimo margine per modificare i prezzi.

In conclusione, il prezzo di benzina e diesel è aumentato in maniera lineare rispetto al mancato taglio delle accise e non è peraltro detto che non ci sia, nei prossimi giorni, una lieve discesa in seguito al calo delle quotazioni del petrolio. In generale, comunque, il prezzo dei carburanti non sembra aver risentito di alcuna speculazione, se non per qualche caso isolato. Mediamente, infatti, il costo al distributore è esattamente quello che ci si sarebbe aspettato con la mancata proroga del taglio delle accise. In conclusione ha ragione Meloni e torto Salvini: l’aumento di benzina e diesel è dovuto a una scelta del governo e non alla speculazione.

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