Segnali contrastanti tra inflazione e tassi riaccendono lo spettro del 2022: mercati e banche centrali divisi, tra euforia di breve e rischi nascosti di lungo periodo.
Ricordate il 2022? L’anno in cui i mercati globali, inclusi quelli europei, hanno attraversato un bear market durato più del previsto. Un periodo di tensione, alimentato da inflazione fuori controllo, politiche monetarie aggressive e un clima di incertezza generalizzato. Oggi, alcuni segnali macroeconomici e tecnici sembrano richiamare quell’esperienza, seppur con sfumature diverse. E la vera differenza è che il contesto attuale potrebbe rivelarsi ancora più rischioso, soprattutto per chi detiene portafogli diversificati tra azioni e obbligazioni.
Le similitudini che inquietano
Il primo elemento di analogia riguarda l’inflazione. Allora, come oggi, i prezzi hanno iniziato a mostrare segnali di risalita. Nel 2025 però, il fattore scatenante non è interno all’Europa, bensì esterno: ancora i dazi USA. Una misura di politica commerciale che, pur non ricevendo la stessa attenzione mediatica di inizio anno, sta esercitando pressioni concrete. [...]
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