L’annuncio della Bank of England sui tassi UK, dopo il pessimo dato relativo all’inflazione. La banca centrale si muove tuttavia per blindare i bond UK.
La Bank of England ha annunciato di aver lasciato i tassi UK fermi al 4%, in un contesto in cui l’inflazione continua a mordere ancora l’economia del Regno Unito, come dimostra il dato diffuso ieri, da cui è emerso che l’indice che monitora il trend dei prezzi è salito su base annua del 3,8%, praticamente al ritmo doppio rispetto al target del 2% della banca centrale.
Allo stesso tempo oggi, giovedì 18 settembre 2025 la BOE ha reso nota la decisione di mettere il freno al piano di QT-Quantitative Tightening, avviato tre anni fa per ridurre la mole di Gilt, Titoli di Stato UK precedentemente acquistati, presenti nel suo bilancio.
Il programma QT continuerà, ma in misura più moderata.
Gli annunci diramati dalla Bank of England, all’indomani del verdetto diramato dalla Fed di Jerome Powell e a una settimana dal BCE Day, non sono stati una sorpresa.
Il consensus degli economisti aveva previsto infatti da un lato un nulla di fatto sui tassi UK e dall’altro la decisione di ridurre la velocità del piano di Quantitative Tightening, che la Bank of England ha avviato a partire dal 2022, tagliando la quantità di Titoli di Stato precedentemente acquistata con il piano diametralmente opposto - bazooka monetario del QE-Quantitative easing, avviato dalla istituzione negli anni della crisi finanziaria e della pandemia Covid-19 (come hanno fatto anche la BCE, la Fed e altre banche centrali).
QT-Quantitative Tightening UK, la Bank of England si muove per blindare i bond UK post massacro
Finora, con il QT, la BOE ha portato il valore dei Gilt presenti nel suo bilancio a scendere da £875 miliardi a 558 miliardi di sterline. Oggi, la decisione di mettere un freno al piano, per sostenere il valore dei bond sovrani del Regno Unito, più volte massacrati da diverse cariche di smobilizzi che hanno reso ancora più complicato il compito della Cancelliera dello Scacchiere Rachel Reeves di risanare i conti pubblici del Paese.
Quella carica di sell ha fatto salire infatti i rendimenti dei Titoli di Stato esercitando una pressione rialzista sulle spese per gli interessi che Londra deve sostenere a fronte del debito britannico. Debito che Reeves e il governo Starmer devono assolutamente ridurre, con una legge di bilancio che, prima di essere stilata, ha già ha sollevato diverse polemiche e attacchi dalle opposizioni, per i tagli al welfare e per le tasse che dovrebbe imporre per rimettere in sesto le finanze pubbliche dell’economia UK.
Il piano di Quantitative Tightening continuerà, ha annunciato oggi la BOE, ma il valore degli smobilizzi dei Titoli di Stato UK scenderà dai 100 miliardi di sterline degli ultimi 12 mesi a 70 miliardi, nel corso del 2026, come era stato stimato dagli analisti.
Ovvero? Vale la pena di ricordare che il piano di QT (Quantitative Tightening) - lanciato anche dalla BCE di Christine Lagarde - può assumere due forme: la banca centrale può decidere di scaricare direttamente i Titoli di Stato sul mercato, oppure può aspettare che i bond scadano.
La riduzione dei Gilt avviata dalla BOE nell’ultimo anno (pari a 100 miliardi di sterline), è avvenuta soprattutto con la decisione dell’istituzione di far scadere i bond. Le vendite di Gilt sul mercato sono ammontate di fatto a una quantità pari ad appena 13 miliardi di sterline.
Il nuovo piano annunciato oggi implica invece una vendita di Gilt sul mercato per 21 miliardi, insieme a un piano volto a far scadere alcuni Gilt alla scadenza naturale fissata già al 2026, per 49 miliardi di sterline.
Ciò significa che la banca centrale si libererà dei Titoli di Stato che ha tuttora in pancia per un valore totale di 70 miliardi. Tuttavia, ha avvertito un articolo del Guardian, il fatto che gli smobilizzi attivi di bond sul mercato saranno pari a £21 miliardi, valore superiore rispetto alla quantità scaricata direttamente nel corso dell’ultimo anno, potrebbe esercitare una pressione maggiore sui rendimenti dei bond UK a di più lungo termine, come su quelli a 30 anni che hanno già testato il record degli ultimi 27 anni all’inizio di questo mese.
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Tassi UK, decisione Bank of England non unanime. Ma l’inflazione rimane una minaccia per l’economia
Tornando ai tassi, la decisione di oggi presa dalla Bank of England non è stata unanime. A favore dello status quo sono stati 7 esponenti della Commissione, contro due contrari. Nello specifico Swati Dhingra e Alan Taylor hanno votato per tagliare i tassi di 25 punti base, al 3,75%.
La BOE ha spiegato lo status quo, sottolineando che “la disinflazione sottostante, in generale, è continuata, sebbene i progressi siano stati compiuti più dalle pressioni sui salari, che si sono indebolite, che dai prezzi ”. Questo, mentre “i rischi al rialzo sulle pressioni inflazionistiche di medio termine rimangono significativi”.
La BOE ha lanciato tuttavia un attenti anche alla crescita del PIL: “sull’attività economica rimangono rischi domestici al ribasso e rischi geopolitici ”.
L’inflazione sembra preoccupare tuttavia ancora molto la banca centrale. Nel comunicato si legge infatti che per l’istituzione “rimane appropriato un approccio graduale e attento a un ulteriore ritiro delle restrizioni di politica monetaria”. Restrizioni che sono tra l’altro “ scese, visto che i tassi sono stati tagliati ”.
La Bank of England ha rimarcato che “la politica monetaria non segue un percorso predeterminato” e che “il momento e la velocità delle future riduzioni della restrizione di politica (monetaria) dipenderanno da quanto le pressioni disinflazionistiche continueranno ad allentarsi”.
Il commento degli analisti. La view di Goldman Sachs Asset Management
Così Simon Dangoor, head of Fixed Income Macro strategies di Goldman Sachs Asset Management, ha commentato l’annuncio sui tassi della Bank of England:
“Non ci aspettiamo che la BOE possa tagliare i tassi nella restante parte dell’anno, ma riconosciamo che ciò dipenderà in parte dall’esito del budget di novembre. L’inflazione persistente e l’indebolimento in attenuazione del mercato del lavoro dovrebbero scoraggiare il MPC dal procedere con un allentamento della politica monetaria; tuttavia, se il budget fosse percepito come un freno alle prospettive di crescita del Regno Unito, ciò potrebbe indurre una risposta rapida. In generale, il nostro scenario di base prevede che la BoE riprenda i tagli dei tassi a febbraio 2026.”
In evidenza anche il commento di Jamie Niven, Senior Fixed Income Fund Manager di Candriam:
“Poiché la possibilità che la BoE oggi annunciasse un taglio dei tassi era altamente improbabile, le aspettative erano tutte concentrate su eventuali cambiamenti nella comunicazione sulle prospettive future dei tassi e, più nell’immediato, sulla decisione di una riduzione dell’APF ( Asset Purchase Facility) nei prossimi 12 mesi. Il target di riduzione fissato a 70 miliardi di sterline è pienamente in linea con le aspettative del mercato e non dovrebbe avere un impatto rilevante sulla curva dei rendimenti nel breve termine. Per quanto riguarda il tasso di riferimento bancario, il mantenimento del wording usato in passato indica che eventuali tagli futuri restano ancora una possibilità per il comitato. A nostro avviso, esiste una certa asimmetria nei tagli attualmente prezzati per il prossimo anno, soprattutto in termini relativi, e continuiamo a vedere valore nella parte anteriore della curva nel Regno Unito”.
I tassi UK rimangono per ora fermi al 4%, dopo essere stati tagliati l’ultima volta ad agosto al minimo dal marzo del 2023 dopo la riunione degli inizi di agosto.
A dispetto del freno messo al QT-Quantitative Tightening, i Gilt sono sotto pressione anche nella sessione odierna. La conseguenza è che i rendimenti decennali salgono al 4,65%, dopo essere schizzati dall’inizio del 2025 di ben 82 punti base.
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