L’annuncio della Bank of England sui tassi UK, dopo il pessimo dato relativo all’inflazione. La banca centrale si muove tuttavia per blindare i bond UK.
La Bank of England ha annunciato di aver lasciato i tassi UK fermi al 4%, in un contesto in cui l’inflazione continua a mordere ancora l’economia del Regno Unito, come dimostra il dato diffuso ieri, da cui è emerso che l’indice che monitora il trend dei prezzi è salito su base annua del 3,8%, praticamente al ritmo doppio rispetto al target del 2% della banca centrale.
Allo stesso tempo, la BoE ha reso nota la decisione di mettere il freno al piano di QT-Quantitative Tightening, avviato per ridurre la mole di Gilt, Titoli di Stato UK precedentemente acquistati, presenti nel suo bilancio. Il programma QT continuerà, ma in misura più moderata.
Il consensus degli economisti aveva previsto sia un nulla di fatto sui tassi UK che la decisione di ridurre la velocità del piano di Quantitative Tightening, che la Bank of England ha avviato a partire dal 2022, tagliando la quantità di Titoli di Stato precedentemente acquistata con il piano diametralmente opposto - bazooka monetario del QE-Quantitative easing avviato durante gli anni della crisi finanziaria e della pandemia Covid-19 (come hanno fatto anche la BCE, la Fed e altre banche centrali - da £875 miliardi a 558 miliardi di sterline.
Il freno al QT potrebbe dare una mano alla Cancelliera dello Scacchiere Rachel Reeves che, nelle ultime settimane e negli ultimi mesi, ha dovuto far fronte anche alla minaccia rappresentata dalle forte cariche di sell che si sono abbattute sui Gilt sui conti pubblici del Regno Unito.
Quella carica di sell ha infatti fatto salire i rendimenti dei Titoli di Stato esercitando dunque una pressione rialzista sulle spese per gli interessi che Londra deve sostenere sul debito britannico. Debito che Reeves e il governo Starmer devono assolutamente ridurre, con una legge di bilancio che, prima di essere stilata, già ha sollevato diverse polemiche e attacchi dalle opposizioni, per i tagli al welfare e per le tasse che dovrebbe imporre per rimettere in sesto le finanze pubbliche dell’economia UK.
Il piano di Quantitative Tightening continuerà, ma il suo valore scenderà dai 100 miliardi di sterline degli ultimi 12 mesi a 70 miliardi, nel corso del 2026, come era stato stimato dagli analisti. Ovvero? Vale la pena di ricordare che il piano di QT (Quantitative Tightening) - lanciato anche dalla BCE di Christine Lagarde - può assumere due forme: la banca centrale può decidere di scaricare direttamente i Titoli di Stato sul mercato, oppure può aspettare che i bond scadano. La riduzione dei Gilt avviata dalla BOE nell’ultimo anno (pari a 100 miliardi di sterline), è avvenuta soprattutto con la decisione dell’istituzione di far scadere i bond. Le vendite di Gilt sul mercato sono ammontate a una quantità pari ad appena 13 miliardi di sterline.
Il nuovo piano annunciato oggi implica invece una vendita di Gilt sul mercato per 21 miliardi, e la decisione di far scadere Gilt la cui naturale scadenza è stata fissata proprio al 2026, per 49 miliardi di sterline. Ciò significa che la banca centrale si libererà dei Titoli di Stato che ha tuttora in pancia per un valore totale di 70 miliardi. Tuttavia, il fatto che gli smobilizzi attivi di bond sul mercato saranno pari a £21 miliardi, valore superiore rispetto alla quantità scaricata nel corso dell’ultimo anno, potrebbe esercitare una pressione maggiore sui rendimenti dei bond UK a di più lungo termine, come su quelli a 30 anni che hanno già testato il record degli ultimi 27 anni all’inizio di questo mese.
La decisione sui tassi presa dalla Bank of England non è stata unanime. A favore dello status quo sono stati 7 esponenti della Commissione, contro due contrari. Nello specifico Swati Dhingra e Alan Taylor hanno votato per tagliare i tassi di 25 punti base, al 3,75%.
La BOE ha motivato la decisione di confermare lo status quo, sottolineando che “la disinflazione sottostante, in generale, è continuata, sebbene maggiori progressi siano fatti più dalle pressioni sui salari, che si sono indebolite, che dai prezzi”. Questo, mentre “i rischi al rialzo sulle pressioni inflazionistiche di medio termine rimangono significativi”.
La BOE ha lanciato tuttavia un attenti anche alla crescita del PIL: “attorno all’attività economica rimangono rischi domestici al ribasso e rischi geopolitici”. Di conseguenza, “rimane appropriato un approccio graduale e attento a un ulteriore ritiro delle restrizioni di politica monetaria”. Restrizioni che sono tra l’altro “scese, visto che i tassi sono stati tagliati”.
La Bank of England ha ricordato che “la politica monetaria non segue un percorso predeterminato” e che “il momento e la velocità delle future riduzioni della restrizione di politica (monetaria) dipenderanno da quando le pressioni disinflazionistiche continueranno ad allentarsi”.
Così Simon Dangoor, head of Fixed Income Macro strategies di Goldman Sachs Asset Management, ha commentato l’annuncio sui tassi della Bank of England:
“Non ci aspettiamo che la BoE possa tagliare i tassi nella restante parte dell’anno, ma riconosciamo che ciò dipenderà in parte dall’esito del budget di novembre. L’inflazione persistente e l’indebolimento in attenuazione del mercato del lavoro dovrebbero scoraggiare il MPC dal procedere con un allentamento della politica monetaria; tuttavia, se il budget fosse percepito come un freno alle prospettive di crescita del Regno Unito, ciò potrebbe indurre una risposta rapida. In generale, il nostro scenario di base prevede che la BoE riprenda i tagli dei tassi a febbraio 2026.”
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