Banche italiane e in Europa sicure? La risposta della BCE, che ha pubblicato i risultati dei test SREP, indicando tuttavia anche quelle che sono le sfide per il settore.
Le banche dell’Eurozona e dunque anche le banche italiane sono nel complesso solide. Parola della Vigilanza della BCE che ha pubblicato oggi, martedì 18 novembre 2025, i risultati su base aggregata del processo di revisione e valutazione prudenziale del 2025, ovvero del test SREP.
Gli esiti dell’esame e la fiducia nel comparto bancario del blocco hanno portato la Banca centrale europea a mantenere sostanzialmente stabili i requisiti patrimoniali per il 2026, pur “a fronte di persistenti sfide a livello mondiale”.
Nello specifico, Francoforte ha deciso che “il requisito patrimoniale complessivo di CET1 e gli orientamenti e i requisiti di secondo pilastro applicabili nel 2026 restano sostanzialmente stabili, rispettivamente all’11,2% e all’1,2% ”, mentre “gli orientamenti di secondo pilastro non vincolanti scendono per il 2026 dall’1,3% all’1,1%”.
D’altronde, messe sotto esame dalla BCE, “nel complesso, le banche hanno mantenuto solide posizioni patrimoniali e di liquidità e una forte redditività nel secondo trimestre del 2025”, come dimostrano i numeri appena pubblicati, in particolare quello relativo alla media ponderata del capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1, CET1), che rappresenta il capitale di qualità più elevata delle banche, e che si è attestato al 16,1% delle attività ponderate per il rischio degli istituti di credito esaminati.
Tra gli altri parametri misurati dall’autorità di Vigilanza, il coefficiente di leva finanziaria, che è risultato pari al 5,9%, a fronte di un coefficiente di capitale totale pari al 20,2%.
La sicurezza delle banche europee è stata confermata anche dall’analisi di altre caratteristiche, come i livelli di liquidità, la redditività e la qualità degli attivi.
Detto questo, la Banca centrale europea ha consigliato al settore di rimanere ben vigile, di fronte alle minacce in agguato.
Esito test SREP, la decisione presa dalla BCE su 14 banche dell’area euro
Non tutte le banche esaminate hanno superato il test con il massimo dei voti, se si considera che la Vigilanza della BCE ha comunicato che, dopo aver ravvisato “ un rischio elevato di leva finanziaria eccessiva ”, ha deciso di applicare “un requisito di secondo pilastro sul coefficiente di leva finanziaria (leverage ratio Pillar 2 requirement, P2R-LR) nei confronti di 14 banche, rispetto alle 13 della precedente valutazione”.
Si tratta di un requisito che “è giuridicamente vincolante” e che “si aggiunge al coefficiente di leva finanziaria minimo del 3% obbligatorio per tutte le banche”.
I 14 istituti dovranno dunque attenersi al rispetto di questo altro requisito, che la Banca Centrale Europea ha deciso di imporre in quanto, a suo avviso, gli istituti in questione si starebbero indebitando in modo eccessivo rispetto ai loro livelli di capitale. Non per niente questo requisito aggiuntivo di capitale, riassunto nell’acronimo P2R-LR, si sostanzia in un obbligo che la BCE impone al fine di ridurre il rischio che le banche finiscano per presentare una mole eccessiva di debiti nei loro bilanci.
Altre banche sottoposte a P2G non vincolanti
Non è finita qui, in quanto la BCE ha annunciato di avere applicato P2G non vincolanti sul coefficiente di leva finanziaria a cinque banche, imponendo misure quantitative di liquidità a quattro banche, il che significa che la stessa istituzione ha emanato una raccomandazione non vincolante (nota per l’appunto come P2G, ovvero Pillar 2 Guidance), ad alcuni istituti affinché predispongano misure per diventare più sicuri.
Va ricordato che in questi casi, applicando i P2G non vincolanti, la BCE si è limitata a dare una raccomandazione, senza imporre nessun obbligo (contrariamente all’applicazione del Pillar 2 Requirement (P2R), che è invece una disposizione obbligatoria.
E’ stata la stessa BCE a ricordare la differenza tra i P2R e i P2G, nell’annunciare l’esito dei suoi test SREP:
“Il livello di capitale che una banca dovrebbe mantenere a seguito dello SREP include due componenti: il P2R, che si applica per fronteggiare i rischi sottostimati o non compresi nell’ambito del primo pilastro, e i P2G, che indicano il livello di capitale che una banca dovrebbe mantenere per disporre di riserve sufficienti a superare situazioni di stress (determinato, in particolare, sulla base dello scenario avverso nelle prove di stress di vigilanza). I P2R sono vincolanti e la loro violazione può comportare conseguenze legali dirette per le banche; i P2G non sono invece vincolanti”.
Nella giornata di oggi, la Banca centrale europea non ha tuttavia pubblicato ’soltanto’ i risultati degli esami SREP.
La Vigilanza ha infatti diffuso anche le priorità di vigilanza per il periodo 2026-2028, ricordando come le banche europee, per quanto solide, continuino “a operare in un contesto difficile, caratterizzato da maggiori rischi geopolitici ”, così come “dal mutare dei modelli concorrenziali a seguito della digitalizzazione e dell’accresciuta offerta di servizi finanziari da parte di soggetti non bancari”.
Tutti motivi per cui secondo l’istituzione sono “ necessarie valutazioni dei rischi in chiave prospettica e un’adeguata capacità di tenuta”.
La BCE lancia l’attenti alle banche, i tre fattori di rischio per la stabilità finanziaria. C’è anche la bolla AI
D’altronde, ieri è stato lo stesso vicepresidente della BCE Luis de Guindos, a elencare quelle che ha definito “le vulnerabilità chiave della stabilità finanziaria” dell’area euro.
“La prima”, ha spiegato, ha a che fare con i mercati finanziari, “che rimangono vulnerabili a forti aggiustamenti dei prezzi degli asset” in una fase, aggiungiamo noi, in cui non si sta facendo altro che parlare di una bolla AI, legata dunque all’intelligenza artificiale, che potrebbe scoppiare da un momento all’altro, e che secondo alcuni starebbe già esplodendo.
de Guindos ha ricordato la traiettoria seguita dall’azionario globale a partire dai minimi testati nel mese di aprile, successivamente agli annunci shock dei dazi inizialmente decisi dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump (poi oggetto di diversi dietrofront), che hanno affossato le borse di tutto il mondo.
Da allora, ha ricordato il vice di Christine Lagarde, sui mercati si è rinnovato un sentiment bullish che ha portato alcuni corsi azionari a salire ulteriormente, in una fase in cui l’incidenza di alcune grandi Big Tech USA sul trend di Wall Street si è fatta ancora più forte, “lasciando i mercati esposti ai rischi derivanti da shock potenziali ” che potrebbero derivare dai loro modelli di business legati all’AI.
L’AI preoccupa insomma sempre di più la BCE di Christine Lagarde, che teme conseguenze negative sulla stabilità finanziaria stessa, dunque sulle banche, da un possibile “ brusco cambiamento del sentiment ” di mercato.
Ciò significa che, “nel caso in cui dovesse manifestarsi una improvvisa ritirata dai mercati, i bilanci degli intermediari finanziari non bancari dell’area euro potrebbero finire sotto pressione” e a farne le spese potrebbe essere, in situazioni di forte stress, l’intera stabilità finanziaria dell’Eurozona, dunque le stesse banche.
de Guindos ha presentato poi le altre vulnerabilità presenti nel sistema finanziario che rischiano di intaccarne la stabilità.
Tra queste, una seconda vulnerabilità è rappresentata dalle sfide che alcune economie avanzate di tutto il mondo fronteggiano nel cercare di rimettere in sesto i loro conti pubblici.
Il problema, infatti, è che nello specifico “in Eurozona, alcuni Paesi fanno ancora fronte a livelli elevati di debito, e deficit di bilancio alti che dovrebbero persistere nei prossimi anni”.
In questo contesto, “politiche fiscali meno serie e la mancata conformità al nuovo quadro fiscale dell’UE potrebbero tornare a mettere di nuovo alla prova la fiducia degli investitori, in particolare nei Paesi con scenari politici più fragili”.
de Guindos ha continuato, avvertendo che, “su scala globale, le fragilità fiscali delle economie avanzate più avanzate, inclusa quella degli Stati Uniti, potrebbero intensificare i timori sulla sostenibilità del debito sovrano, scatenare tensioni nei mercati di riferimento globali dei bond e innescare un repricing ancora più imponente del rischio sovrano, sia a livello mondiale che nell’area dell’euro”.
In quest’ultimo caso, è ovvio che il fenomeno del doom loop, tuttora attenzionato, potrebbe tornare sotto i riflettori, portando gli investitori a guardare di nuovo con sospetto alle banche, esposte ai rispettivi Titoli di Stato emessi nelle nazioni ove risiedono.
La terza vulnerabilità della stabilità finanziaria presentata dal vice di Lagarde ha a che fare con la piaga degli NPL (Non Performing Loans), dunque dei crediti deteriorati e sofferenze. Sebbene infatti le banche dell’Eurozona abbiano “dimostrato di essere resilienti agli shock recenti”, de Guindos non ha escluso il rischio di “ un deterioramento della qualità del credito e la maggiore necessità di effettuare accantonamenti, a causa degli effetti che i dazi (di Trump) avranno sull’economia reale”.
Insomma, sia nel pubblicare l’esito dei test SREP che attraverso il discorso di Luis de Guindos, la BCE ha ritenuto opportuno rimarcare la presenza di quei rischi che, se si concretizzassero, metterebbero seriamente in pericolo la stabilità finanziaria dell’Eurozona.
I livelli di liquidità e di redditività e la qualità degli attivi delle banche emersi dai test SREP della BCE
Detto questo, dai risultati dell’esame SREP sono emerse cifre per ora rassicuranti, non solo a livello di capitale (con il valore medio di solidità patrimoniale CET1 che è stato per l’appunto pari al 16,1% nel secondo trimestre del 2025), ma anche relative ad altri parametri:
- Le riserve di liquidità delle banche dell’area euro sono rimaste infatti, ha reso noto la Vigilanza bancaria, “nettamente al di sopra del requisito minimo del 100%, con un indice di copertura della liquidità (liquidity coverage ratio, LCR) a livello aggregato pari al 158% nel secondo trimestre del 2025”.
- Le banche hanno continuato a “mostrare un buon accesso al finanziamento al dettaglio e all’ingrosso, con un coefficiente netto di finanziamento stabile (NSFR) in media sostanzialmente stabile al 127%”.
- La redditività delle banche è rimasta elevata, “sostenuta dal margine di interesse e dal reddito netto da commissioni e provvigioni”. Nello specifico, “il rendimento annualizzato del capitale su base aggregata, al 9,5% nel quarto trimestre del 2024, è migliorato ulteriormente raggiungendo il 10,1% nel secondo trimestre del 2025”.
- La qualità degli attivi si è confermata “solida in tutto il settore, con un’incidenza dei crediti deteriorati (non performing loans, NPL) pari all’1,9% nel secondo trimestre del 2025”.
E a proposito di banche sicure, vale la pena dare un’occhiata alla classifica delle banche più sicure in Italia.
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