Banche italiane e tassi Bce fermi al 4,50%: quale impatto?

Violetta Silvestri

26/10/2023

26/10/2023 - 16:25

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La Bce ha lasciati i tassi al 4,50%: quale impatto sulle banche italiane? Il costo del denaro rimane alto e ha un effetto sui bilanci bancari. Ecco quale.

Banche italiane e tassi Bce fermi al 4,50%: quale impatto?

I tassi Bce rimangono fermi al 4,50%: le banche italiane ed europee subiranno impatti sui loro bilanci?

Il settore bancario è osservato speciale, nonostante i mesi più turbolenti con fallimenti Made in Usa e non solo sembrano essere passati. Resilienza e solidità caratterizzano le banche dell’Eurozona, secondo la Bce.

Tuttavia, è bene ricordare che il comparto bancario è il primo a essere legato alle decisioni dell’Eurotower proprio perché opera attraverso l’applicazione dei tassi di interesse e di deposito stabiliti a Francoforte.

Con la riunione del 26 ottobre il tasso di interesse è rimasto al 4,50% e quello sui depositi al 4,00%, livello considerati da record. La lotta all’inflazione, intanto, rimane prioritaria e non è finita secondo le ultime indicazioni.

Lo strumento primario che la banca centrale ha a disposizione sono i tassi. Il ragionamento è chiaro e coinvolge direttamente le banche: l’Eurotower alza i tassi di riferimento, per le banche è più costoso finanziarsi (chiedere soldi alla Bce), quindi agiscono aumentando i tassi sui prestiti di famiglie e imprese. Di fatto, conviene risparmiare anche per gli istituti di credito, tanto che il tasso di deposito che le banche ricevono lasciando somme in garanzia presso la Bce è salito.

In questo modo, si frena la domanda e quindi l’inflazione. Ma cosa significa tutto questo meccanismo per le banche italiane? Gli effetti del rialzo dei tassi Bce sono diversi, i dettagli.

Tassi Bce alti, profitti maggiori per le banche italiane

La prima equazione da fare è la seguente: se aumentano i tassi di interesse della Bce (ovvero il costo del denaro chiesto in prestito), crescono anche i profitti delle banche. Perché?

Il rialzo così forte e repentino dei tassi d’interesse significa che le banche hanno un beneficio dal margine sugli interessi, che altro non è che la differenza tra interessi attivi (quelli che incassa da chi chiede i finanziamenti) e interessi passivi (quelli che paga ai clienti che depositano fondi). Con costi per prestiti maggiori, sale anche l’interesse attivo per la banca.

Alcuni analisti hanno anche parlato di extraprofitti per le banche a causa di tale direzione della banca centrale. L’estate scorsa, l’agenzia S&P aveva previsto che un rialzo “finale” di 200 punti base (2%) dei tassi corrisponderebbe un aumento del margine d’interesse medio delle banche europee di circa il 18% rispetto al 2021. La previsione è ampiamente superata. Gli esperti, tra l’altro, avevano stimato che gli istituti italiani avrebbero tratto maggior vantaggio da questo inasprimento della Bce, con un aumento significativo della redditività.

C’è, però, il rovescio della medaglia. Il contesto macroeconomico, infatti, rimane molto incerto e la Bce ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita, oltre a confermare la stagnazione in Eurozona nei mesi passati.

Le banche stanno già assistendo - come indicato dai numeri della Bce - a una continua forte diminuzione netta della domanda di prestiti immobiliari, con i mutui che continuano a salire

Inoltre, l’inflazione elevata può significare anche costi operativi elevati. Tuttavia, l’impatto sul margine di interesse è visto positivo per le banche europee in generale, e anche italiane, nonostante i maggiori costi operativi e di credito.

Attenzione al peso delle obbligazioni nei bilanci bancari. I titoli di Stato, infatti, stanno andando incontro a una diminuzione del loro prezzo, con aumento dei rendimenti, grazie alla politica monetaria delle banche centrali. Questo significa che per una banca vendere ora titoli di Stato per avere liquidità potrebbe significare ricevere una somma minore del valore iniziale. Questo è quanto accaduto nel crollo di alcune banche Usa.

Infine, da segnalare, che nella riunione del 27 luglio la Bce ha deciso di fissare allo 0% il tasso di interesse pagato alle banche sulle riserve minime, in modo da diminuire l’importo erogato dopo un aumento dei tassi che è stato da record.

Le riserve minime degli istituti di credito erano state finora pagate allo stesso livello del tasso sui depositi. La Bce ha spiegato la mossa dicendo: “Questa decisione preserverà l’efficacia della politica monetaria mantenendone l’attuale grado di controllo. Migliorerà l’efficienza della politica monetaria riducendo l’importo complessivo degli interessi da pagare sulle riserve per attuare un orientamento appropriato”.

Sul tavolo Bce, inoltre, ci sarebbe il tema di aumentare i requisiti di obbligo di riserve minime, per ridurre ulteriormente la liquidità in eccesso sul mercato.

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