Banca Carige sprofonda in Borsa: dopo altre due dimissioni, occhi puntati sul Cda di domani

Francesca Caiazzo

9 Luglio 2018 - 15:18

Dopo l’ex presidente Tesauro, si sono dimessi anche i consiglieri Balzani e Lunardi, membri del comitato rischi. Attesa per il Cda di domani

Banca Carige sprofonda in Borsa: dopo altre due dimissioni, occhi puntati sul Cda di domani

Continuano le fibrillazioni all’interno di Banca Carige. Dopo le dimissioni del presidente Giuseppe Tesauro, arriva l’addio di altri due componenti del Consiglio di amministrazione dell’istituto di credito ligure, Francesca Balzani e Stefano Lunardi.

Un chiaro segnale che il primo azionista della banca, l’imprenditore Vittorio Malacalza, sta evidentemente mandando all’ad Paolo Fiorentino, del quale non condivide scelte ed operato?

Intanto, le tensioni si stanno riflettendo negativamente in Borsa, dove il titolo di Banca Carige sta sprofondando: al momento della scrittura perde il 2,33% a 0,0084 euro.

Le recenti dimissioni

Nel giro di pochi giorni, sul tavolo del Cda di Banca Carige sono arrivate le lettere di dimissioni di due componenti del comitato rischi, Balzani e Lunardi.

Una decisione che mette in serie difficoltà lo stesso comitato, particolarmente attenzionato dalla Vigilanza e dalle autorithy. Ora si dovrà procedere al più presto alla sostituzione dei membri dimissionari, al fine di garantirne la funzionalità, ma allo stesso tempo bisogna guardare oltre, cercando di risolvere la battaglia tutta intestina che Malacalza ( e non solo lui) ha ormai apertamente dichiarato sul fronte della governance e sul controllo dell’istituto.

Tra l’altro, lo stesso ex presidente Tesauro, aveva motivato le sue dimissioni per “sopravvenute divergenze relative a governance e gestione”.

Le contestazioni dei dimissionari

Tre dimissioni eccellenti in dieci giorni non sono una circostanza da sottovalutare, tanto quanto le motivazioni serissime che hanno spinto i diretti interessati ad abbandonare le loro cariche all’interno del Cda di Banca Carige.

Oltre alle succitate divergenze, secondo quanto riferisce Repubblica, Tesauro, ad esempio avrebbe lasciato anche per altri problemi di natura finanziaria ed etica dovuti alla

“sua profonda avversione alle politiche bancarie, nonché alle frequentazioni personali, dell’amministratore delegato Paolo Fiorentino”.

Contro l’ad di Banca Carige, si sono scagliati anche Lunardi e Balzani, che hanno lasciato non senza toni polemici le rispettive poltrone: il primo accusa Carige di “svendere i gioielli di famiglia”, mentre la seconda disapprova il ruolo assegnato al Cda, il cui compito sarebbe ormai quello di avallare le scelte di Fiorentino ritenuto “uomo solo al comando” e critica scelte come la “vendita di un asset di valore come le azioni dell’Autofiori”.

Malacalza versus Fiorentini

I tre dimissionari sono ritenuti molto vicini o comunque graditi al primo azionista, Malacalza, il quale non ha mai nascosto la sua avversione contro l’operato di Fiorentino, subentrato a Guido Bastianini, che a sua volta aveva lasciato l’incarico perché sfiduciato dall’imprenditore.

Come si ricorderà, nell’ultima assemblea dei soci, Malacalza aveva incalzato il nuovo ad su una serie di questioni ritenute di significativa importanza, a cominciare dalla gestione dell’aumento di capitale da oltre 500 milioni di euro.

Un’operazione che rientrava nell’ormai noto capital plan, ancora in fase di completamento, il cui impatto sul patrimonio dovrebbe essere di 200 milioni. Il piano prevede anche la cessione di 8 asset immobiliari.

In quest’ambito, va sottolineato che se l’aumento di capitale è stato portato a termine, lo stesso non si può dire per quest’ultima operazione ancora in corso.

Da mettere in campo resta anche l’emissione del bond da 350 milioni, non ancora attuato in attesa di più favorevoli condizioni di mercato.

Domani il Cda

È in questo clima affatto sereno che si riunisce domani il Cda di Banca Carige, su cui restano puntati gli occhi di investitori e analisti.

All’ordine del giorno, certamente, le tre dimissioni eccellenti e non è escluso che sul tavolo possano arrivare anche la nomina del nuovo presidente (Giuseppe Pericu, come ipotizza Repubblica?) e l’eventuale convocazione dell’assemblea dei soci, che comunque non potrà tenersi prima di settembre.

Possibilità non remota anche la richiesta di un’integrazione all’ordine del giorno per il rinnovo del Cda, da parte di Raffaele Mincione che detiene una quota di circa il 5,4%.

Argomenti

# Italia
# Banche

Accesso completo a tutti gli articoli di Money.it

A partire da
€ 9.90 al mese

Abbonati ora

Iscriviti a Money.it