Avviso ai possessori di questi bond azzerati. Con tanto di attenti

Laura Naka Antonelli

15 Ottobre 2025 - 18:02

Nelle ultime ore, la notizia relativa al dossier che ha scioccato tutto il mondo e che si è tradotto nell’azzeramento di quei bond. Cosa succede a questo punto.

Avviso ai possessori di questi bond azzerati. Con tanto di attenti

Era il 19 marzo del 2023 quando, nel pieno della bufera finanziaria che stava facendo andare nel panico i mercati di tutto il mondo, atterriti dalla possibilità che si stesse manifestando un nuovo dramma in stile Lehman Brothers, arrivava la notizia dell’accordo, orchestrato dalle autorità della Svizzera, che avrebbe permesso a UBS di inglobare la moribonda Crédit Suisse.

Contemporaneamente, arrivava anche un’altra notizia shock: l’operazione si sarebbe tradotta nell’azzeramento di alcuni bond che erano stati emessi precedentemente dalla grande malata Crédit Suisse.

Credit Suisse salvata da UBS e il caso dei bond azzerati. Coinvolti anche risparmiatori italiani

I detentori di quelle obbligazioni, per precisione bond AT1 di un valore identificato in 16,5 miliardi di franchi svizzeri, ritrovavano di colpo in tasca bond con un valore pari a zero.

La decisione, che venne presa dall’autorità di vigilanza dei mercati svizzera FINMA, fece gridare allo scandalo il mondo dei risparmiatori, anche italiani.

Furono infatti centinaia i risparmiatori italiani che rimasero scioccati alla notizia dell’azzeramento del valore di quelle obbligazioni. Centinaia che, insieme ad altri obbligazionisti, hanno fatto in questi anni ricorso contro il decreto della FINMA, in ben 360 casi che sono stati presentati al Tribunale Amministrativo Federale.

L’annuncio del Tribunale che lascia sperare gli obbligazionisti. Ma fino a che punto?

Ieri, martedì 14 ottobre 2025, dopo più di due anni da quei giorni drammatici, in cui ci si chiese anche se per caso Credit Suisse fosse troppo grande per fallire (Too Big To Fail) - è arrivata una notizia in apparenza molto positiva per quei risparmiatori.

Il Tribunale amministrativo federale (TAF) ha dichiarato infatti “illegittima” la decisione dell’autorità FINMA di azzerare quei bond AT1 di Credit Suisse. Immediata è stata ieri la reazione delle azioni UBS, che hanno chiuso la giornata di contrattazioni alla borsa di Zurigo soffrendo una perdita superiore al 3,5%.

Attenzione però: non è detta l’ultima parola. Già ieri gli analisti interpellati dall’agenzia di stampa Reuters avevano avvertito come una reazione della FINMA non si sarebbe fatta attendere: e così, infatti, è stato.

Oggi, mercoledì 15 ottobre 2025, l’autorità di vigilanza elvetica ha annunciato che presenterà ricorso in appello contro la sentenza del TAF. Non solo.

Il commento, ma quei bond valevano già molto meno. Anche se possibili, rimborsi risicati?

Le speranze di vedersi restituire le somme che sono andate in fumo nel corso di una sola notte sono offuscate anche dall’avvertimento di alcuni addetti ai lavori, che hanno consigliato subito ai piccoli risparmiatori di non cantare vittoria troppo presto.

Anche nel caso in cui l’appello (della FINMA) non dovesse avere successo, il rimborso potrebbe essere infatti decisamente inferiore rispetto al valore pieno di 16 miliardi, e questo perché il valore di mercato di quelle obbligazioni era già di molto inferiore al valore nominale delle stesse al momento del salvataggio di Crédit Suisse, come ha fatto notare Hans Gersbach, professore di banking ed economia presso l’Università ETH di Zurigo, interpellato dall’agenzia di stampa Reuters.

In evidenza anche le dichiarazioni di Peter V. Kunz, professore di diritto commerciale presso l’Università di Berna, che ha detto subito che è molto improbabile che, prima di tutto, all’intera vicenda venga messo presto il punto. Tutt’altro. Il dossier, a suo avviso, potrebbe coprire in tutto un arco temporale di ben sei anni visto che, per motivi burocratici e legali, è possibile anche che le obbligazioni oggetto del contenzioso debbano essere di nuovo emesse.

UBS alla fine potrebbe perfino guadagnarci

Kunz ha aggiunto inoltre che UBS potrebbe perfino beneficiare del caso in quanto, avendo salvato per il rotto della cuffia Credit Suisse sulla scia di un salvataggio praticamente di Stato, e dovendo pagare le conseguenze di quella operazione, potrebbe cogliere la palla al balzo per rinfacciare il lavoro compiuto e per chiedere alle autorità svizzere di ridurre le richieste di capitale aggiuntivo, a cui altrimenti dovrebbe ottemperare.

Il professore ha ipotizzato anche uno scenario in cui, nel caso in cui i bond AT1 dovessero essere riemessi, UBS - che ha guadagnato tra l’altro molto dall’acquisizione di Credit Suisse - potrebbe chiedere direttamente al governo di condividere l’onere del collocamento.

Dal canto suo, nel motivare l’illegalità dell’azzeramento delle obbligazioni, il Tribunale amministrativo ha citato l’assenza di una base normativa valida.

Introdotti a seguito della crisi finanziaria del 2028, i bond AT1 sono strumenti ibridi di debito che le banche emettono al fine di rafforzare i loro cuscinetti di capitali e per assorbire le perdite in tempi di stress.

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