Attentati Isis in Italia: ecco perché per gli inglesi finora non si sono mai verificati

Alessandro Cipolla

18 Agosto 2017 - 09:20

In un articolo il quotidiano inglese The Guardian parla dei motivi per cui, finora, in Italia per fortuna non ci sono stati attentati da parte dell’Isis.

Attentati Isis in Italia: ecco perché per gli inglesi finora non si sono mai verificati

Attentati Isis in Italia: alla luce anche dei recenti fatti di sangue che hanno colpito la Spagna, senza dimenticare quelli che negli ultimi mesi hanno insanguinato Francia, Inghilterra e Germania, in un lungo articolo il quotidiano inglese The Guardian parla dei motivi per cui da noi ancora non si sono, per fortuna, verificati attentati di matrice islamica.

Forze di polizia e di intelligence molto efficaci, basso numero di immigrati di seconda e terza generazione oltre a una conformazione urbana più facile da controllare. Ecco quali sono secondo il The Guardian i motivi per cui in Italia non si sono mai verificati attentati da parte dell’Isis.

Con la situazione in Inghilterra che sembrerebbe non essere più sotto controllo, anche per l’inizio di ritorsioni verso i cittadini musulmani, i media d’Oltremanica si interrogano sui motivi per cui l’Italia finora è sempre riuscita a prevenire e quindi evitare azioni da parte di affiliati all’Isis.

Alla fine sono emersi più fattori che hanno portato a un quadro generale per il nostro paese più che positivo in materia di lotta al terrorismo islamico. Un ottimo lavoro soprattutto da parte delle forze dell’ordine, dove però non si deve correre il rischio di abbassare la guardia.

Isis in Italia: ecco come ci difendiamo

Fin dall’inizio degli attacchi in Occidente da parte degli estremisti islamici, ci si è interrogati nel nostro paese su quali potessero essere le città a rischio terrorismo. Essendo la nazione simbolo del cattolicesimo, spesso si è parlato dell’Italia come un possibile obiettivo da colpire.

La lotta all’Isis ormai impegna in Europa un gran numero di forze dell’ordine e di servizi di intelligence da parte di tutti i paesi. Nonostante questo in Spagna, Germania, Francia, Inghilterra, Belgio, Danimarca e Svezia, non si è riuscito a evitare il verificarsi di sanguinosi attentati.

In Italia finora, nonostante sia un obiettivo sensibile da parte dei terroristi, non si sono mai verificati attacchi del genere da parte dell’Isis. Secondo il The Guardian questo è dovuto alla somma di più fattori.

Per prima cosa c’è il grande lavoro delle forze dell’ordine e dei servizi segreti. Emblematico a riguardo è il caso di Youssef Zaghba, uno dei tre terroristi che si sono macchiati dell’attentato al London Bridge.

Zaghba è cresciuto a Bologna dove era ben noto alle forze di sicurezza nostrane che lo seguivano e interrogavano in maniera costante. Circostanze queste confermate anche dalla madre del ragazzo.

All’aeroporto gli parlavano. Poi, durante la sua permanenza, i funzionari di polizia venivano un paio di volte al giorno a controllarlo. Erano amichevoli con Youssef. Gli dicevano: “Ehi figliolo, dimmi cos’hai fatto. Che cosa stai facendo adesso? Come stai?”.

Tutte informazioni queste che gli inquirenti italiani hanno poi trasmesso ai loro colleghi britannici, visto i frequenti viaggi a Londra del ragazzo, che però non avevano a loro volta ritenuto Youssef Zaghba una grave minaccia.

In generale da molti è ritenuto che il nostro sistema di sicurezza, oleato da decenni di lotta al terrorismo politico prima e alla mafia poi, sia ormai più che collaudato nel sapere individuare e intercettare i possibili terroristi.

Leggendo i dati forniti dal ministero dell’Interno, le autorità anti-terrorismo tra il marzo 2016 e il marzo 2017 hanno fermato e interrogato 160.593 persone , di cui circa 34.000 persone negli aeroporti. Sono stati poi circa 550 sospetti terroristi arrestati, di cui 38 sono stati poi condannati. Più di 500 siti internet infine sono stati chiusi e quasi mezzo milione sono stati quelli monitorati.

Numeri che indicano come sia grande e costante il lavoro svolto da chi nel nostro paese si occupa della lotta al terrorismo. A favorire il loro compito però ci sarebbero secondo il The Guardian anche altri fattori.

Il fattore dell’immigrazione

Oltre alla grande efficienza dei nostri servizi di sicurezza, nell’articolo viene posta l’attenzione anche sul tema dell’immigrazione. Al contrario infatti degli altri grandi paese europei, in Italia al momento non ci sono molti cittadini di seconda o terza generazione figli di stranieri.

Un dato questo, soprattutto se consideriamo la percentuale di quelli di religione musulmana, che abbasserebbe di molto il numero delle persone nel nostro paese che sarebbero a rischio radicalizzazione.

Il lavoro delle forze dell’ordine quindi sarebbe semplificato anche dal minore numero di sospetti da dover controllare, visto che tra intercettazioni e pedinamenti per seguire una sola persona occorrono quasi una ventina di uomini.

Anche la legislatura, sia per quanto riguarda la possibilità di intercettare i sospetti sia per la possibilità di espellere dal nostro territorio chi è considerato vicino all’Isis, darebbe una bella mano nella lotta contro il terrorismo islamico.

Nell’articolo del The Guardian poi si parla anche di un terzo fattore, ovvero la conformazione delle nostre città. La maggior parte dei centri in Italia infatti sono di dimensioni medio-piccoli, rendendo così più facile il controllo da parte delle forze dell’ordine.

Anche nelle grandi città italiane come Roma, Milano o Torino, non ci sono poi quelle grandi periferie come le banlieues parigine dove, oltre alla maggiore possibilità di fenomeni di radicalizzazione, il monitoraggio è più difficile.

In conclusione quindi, in Italia le forze di sicurezza svolgono un ottimo lavoro favoriti anche dai pochi immigrati di seconda e terza generazione oltre che da una situazione urbana più facile da tenere sotto controllo.

Il nostro paese però non è un’isola felice, come dimostrano i casi di Youssef Zaghba oppure di Anis Amri, il terrorista autore della strage di Berlino che si sarebbe radicalizzato all’Isis durante la sua detenzione nel carcere di Palermo.

L’obiettivo quindi è quello di mantenere alto il livello d’allerta e non abbassare mai la guardia, nella speranza che il terrorismo religioso venga sconfitto e debellato come avvenuto in passato con quello politico.

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