Ecco gli acquisti che non puoi fare con l’assegno unico. Le spese consentite e quelle vietate in base alla legge.
L’assegno unico è uno strumento ideato per sostenere la natalità e la genitorialità, con un contributo mensile per tutte le famiglie con figli minori o maggiorenni che rientrano nei requisiti previsti dalla legge.
Il motivo di diritto del beneficio deve guidare anche il suo utilizzo, visto che discostarsi dalle finalità di legge può essere molto pericoloso. Secondo la Cassazione, infatti, trattenere l’assegno unico per sé può integrare il reato di appropriazione indebita, punita con la reclusione da due a cinque anni e con la multa da 1.000 a 3.000 euro.
È quindi fondamentale sapere come utilizzare l’assegno, cosa si può acquistare e cosa invece è vietato.
Cosa si può acquistare con l’assegno unico
A differenza di altre forme di sostegno economico, l’assegno unico non viene accompagnato da una vera e propria lista di acquisti vietati. Un elenco che invece accompagna l’assegno di inclusione, come faceva per il reddito di cittadinanza, per esempio. Le modalità stesse di erogazione dell’assegno unico non consentono l’applicazione di rigidi limiti agli acquisti. Ricordiamo infatti che l’assegno unico e universale può essere pagato:
- con accredito su conto corrente;
- con accredito su libretto di risparmio dotato di Iban;
- su carta di credito o di debito;
- con bonifico domiciliato presso l’ufficio postale.
Di conseguenza, l’importo dell’assegno unico versato dall’Inps si somma automaticamente con i soldi personali del beneficiario, rendendo impossibile distinguere gli acquisti.
La mancanza di una vera lista, tuttavia, non è riconducibile soltanto alla difficoltà di controllo - che altrimenti sarebbe stata risolvibile con una carta apposita per i percettori - ma anche ai propositi del beneficio. L’assegno unico è infatti pensato come un mezzo di sostegno economico per le famiglie con figli. Ha lo scopo di aiutare i nuclei familiari nelle spese quotidiane e abituali, considerando appunto la presenza di minori, studenti o disabili e le attenzioni economiche richieste.
Questo significa che la somma percepita a titolo di assegno unico deve essere spesa sì nell’interesse dei figli ma in linea più generale delle necessità familiari, di cui ovviamente beneficia anche la prole. Per esempio, non è assolutamente necessario destinare tutto l’importo dell’assegno a latte e pannolini, ma ben si può usarlo anche per la spesa alimentare di tutti o per pagare una bolletta. Questo principio si collega di fatto al punto precedente, ossia la fusione delle somme con il reddito del genitore.
Per contestare l’uso dell’assegno unico bisognerebbe infatti accertare che l’importo è stato utilizzato per spese estranee ai figli senza che fosse compensato dai soldi del genitore stesso.
Facciamo un altro esempio pratico per capire meglio. Il genitore potrebbe utilizzare i propri soldi per acquistare dei vestiti per il figlio e poi una volta ricevuto l’assegno unico acquistare dei capi di abbigliamento per sé. Non si può stabilire con quali soldi abbia effettivamente pagato e non è nemmeno importante dal momento che:
- le esigenze dei figli sono state soddisfatte;
- l’assegno unico serve a sostenere il nucleo familiare.
Ammesso che non vi siano contestazioni sul diritto al trattamento, come accade in caso di perdita dei requisiti, è inoltre difficile immaginare di mettere in discussione i pagamenti fatti con l’assegno unico. Il suo importo, anche nella migliore delle ipotesi, è infatti sempre molto inferiore alle somme effettivamente spese dal genitore per il sostentamento, l’educazione, lo svago e l’istruzione del figlio.
Cosa non puoi acquistare con l’assegno unico
Quanto detto finora può far immaginare una piena discrezionalità di spesa con l’assegno unico e universale, ma ci sono comunque dei limiti.
La Corte di Cassazione ha un orientamento piuttosto rigido al riguardo, imponendo il rispetto del vincolo di finalità dell’assegno unico. La Cassazione nega infatti la possibilità di usare il contributo per spese strettamente personali e futili, essendo finalizzato al miglioramento del tenore di vita dei figli e al supporto della genitorialità. Tornando all’esempio precedente, il genitore non avrebbe potuto utilizzare l’assegno unico per una maglietta costosa, una spesa voluttuaria, senza destinare almeno pari importo ai figli.
A tal proposito, l’uso dell’assegno unico è sbagliato quando non viene data priorità agli interessi dei figli, sostanzialmente non destinando loro somme di importo almeno pari al contributo o comunque non riconoscendo la dovuta precedenza che deriva di doveri genitoriali.
L’intepretazione non può essere troppo rigida, ma dipende anche dal tenore di vita e dal reddito familiare. Più è basso, più la maggior parte del denaro, assegno unico compreso, dovrà essere utilizzato per la prole. Anche chi ha un reddito maggiore deve usufruire dell’assegno per i figli, ma è facile che possa compensare le spese. Di fatto, il problema riguarda principalmente i genitori separati. Se l’assegno unico o una sua parte viene percepita del genitore non collocatario, infatti, è molto più semplice controllare se sia usato in funzione dei figli o meno.
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