Assegno di inclusione, chi deve preoccuparsi per il ricalcolo previsto a marzo

Simone Micocci

04/03/2024

05/03/2024 - 07:43

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A marzo potrebbe cambiare l’importo dell’Assegno di inclusione. Le famiglie che hanno atteso l’ultimo momento per rinnovare l’Isee guardano con preoccupazione alla prossima ricarica.

Assegno di inclusione, chi deve preoccuparsi per il ricalcolo previsto a marzo

Alcune famiglie che prendono l’Assegno di inclusione guardano con preoccupazione a quanto potrebbe succedere a marzo 2024, quando l’importo della misura potrebbe essere ricalcolato con il rischio persino di non averne più diritto.

A essere interessati da una tale situazione sono tutti quei nuclei percettori di Assegno di inclusione che hanno richiesto il nuovo Isee (2024) solamente a febbraio, per i quali quindi le prime due mensilità del sostegno sono state calcolate sulla base dei dati reddituali indicati nell’Isee riferito al 2023.

Una tale possibilità era prevista dalla normativa, con il ministero del Lavoro che ha voluto favorire la transizione tra il Reddito di cittadinanza e l’Assegno di inclusione consentendo la domanda anche con l’Isee non aggiornato. In tal caso le mensilità di gennaio e febbraio sono state eccezionalmente calcolate sulla base dei dati reddituali non aggiornati, salvo appunto l’obbligo di presentare la nuova Dsu ai fini Isee entro la scadenza del 29 febbraio 2024, pena la sospensione del beneficio.

Chi ha aspettato l’ultimo mese utile per rinnovare l’Isee, quindi, potrebbe essere soggetto a ricalcolo dell’importo, in quanto l’Inps terrà conto della condizione reddituale riferita al 2022 (o 2023 per chi contestualmente ha richiesto anche l’Isee corrente).

Un’operazione che a seconda dei casi potrebbe comportare vantaggi o svantaggi e nella peggiore delle ipotesi potrebbe segnare la fine dei pagamenti dell’Assegno di inclusione.

Come funziona il ricalcolo dell’Assegno unico in programma a marzo

Va detto che per le famiglie che hanno richiesto l’Isee 2024 a gennaio il ricalcolo c’è già stato (con la mensilità di febbraio). A essere interessati da quanto segue, quindi, sono solamente i nuclei che hanno atteso fino all’ultimo mese utile per richiedere la nuova Dsu.

Per loro potrebbero esserci diversi scenari possibili. A essere preoccupati, ovviamente, sono perlopiù i nuclei familiari che tra il 2021 e il 2022 (periodi presi in esame dall’Isee degli ultimi due anni) hanno goduto di un miglioramento della situazione economica. Una situazione che tra l’altro potrebbe riguardare diversi nuclei familiari che oggi beneficiano dell’Assegno di inclusione, in quanto a partire dall’Isee 2024 si tiene conto dell’Assegno unico per figli a carico erogato per la prima volta nel 2022.

Un miglioramento della situazione reddituale comporterà di sicuro un taglio dell’Assegno di inclusione a partire da marzo, in quanto ricordiamo che il valore del sostegno è calcolato togliendo il reddito familiare dall’importo massimo che si può ottenere. Più il guadagno è elevato, quindi, e più basso sarà il valore della ricarica mensile.

Ma non è tutto, perché nel caso in cui il miglioramento dovesse essere consistente a tal punto da comportare un superamento del limite Isee di 9.360 euro, o comunque della soglia di reddito prevista in base al parametro di scala di equivalenza assegnato al nucleo familiare (pari a 6.000 euro per la persona sola, incrementata in base al numero e alla condizione degli altri componenti), la misura decade. L’unica possibilità in tal caso è quella di richiedere un Isee corrente (se ce ne sono le condizioni) e sperare di rientrare nei parametri.

Ma non ci sono solamente cattive notizie: per chi tra il 2021 e il 2022 ha subito un peggioramento della condizione reddituale, con il nuovo Assegno di inclusione è atteso un aumento dell’importo.

Attenzione ai componenti del nuovo Isee

È importante ricordare che tra l’Isee 2023 e quello dell’anno corrente c’è una novità fondamentale: i figli maggiorenni non conviventi fanno parte del nucleo dei genitori se a carico, non sposati o senza figli.

Ciò vale anche quando hanno più di 26 anni, mentre nel 2023 chi superava una tale soglia faceva nucleo a sé indipendentemente dalla condizione reddituale e dallo stato civile.

Chi quindi ha figli con più di 26 anni con reddito inferiore a 4 mila euro, non sposati e senza figli, deve nuovamente indicarli nella nuova Dsu. E attenzione, perché per una variazione del nucleo familiare - causata da un motivo diverso da nascita o morte di uno dei componenti - richiede anche l’invio di una nuova domanda di Assegno di inclusione.

Una volta acquisito il nuovo Isee e accertata la variazione del nucleo familiare, infatti, l’Inps dispone la decadenza della prestazione.

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