Assegno di inclusione, entro quando (e ogni quanto) bisogna andare ai servizi sociali?

Simone Micocci

2 Febbraio 2024 - 16:13

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Chi prende l’Assegno di inclusione ha l’obbligo di presentarsi ai servizi sociali del comune di residenza entro 120 giorni dalla sottoscrizione del Patto di attivazione digitale.

Assegno di inclusione, entro quando (e ogni quanto) bisogna andare ai servizi sociali?

Chi prende l’Assegno di inclusione avrà un confronto costante con i servizi sociali del comune di residenza, un po’ come avveniva con il Reddito di cittadinanza ma con delle scadenze ben determinate.

D’altronde, lo scopo dell’Assegno di inclusione è di supportare le famiglie che si trovano in una condizione di povertà, tracciando il miglior percorso possibile per fare in modo che, laddove possibile, un giorno possano essere economicamente autosufficienti.

Nel frattempo viene riconosciuto un sostegno economico, ma appunto vincolato alla partecipazione a un percorso di inclusione che parte con la valutazione multidimensionale dei bisogni del nucleo familiare, con la quale i servizi sociali individuano quali sono le problematiche da affrontare.

A tal proposito, il legislatore ha definito un percorso in cui il nucleo familiare (che di seguito vedremo da chi è composto) viene costantemente seguito dai servizi sociali, con tanto di scadenze da rispettare. Per questo motivo chi prende l’Assegno di inclusione deve prestare attenzione a quelli che sono gli obblighi previsti, a partire da quelli che sono gli appuntamenti da rispettare per non rischiare di perdere il sostegno.

Quando bisogna andare dai servizi sociali del Comune

Dopo il riconoscimento dell’Assegno di inclusione bisogna prepararsi al passaggio presso i servizi sociali del comune di residenza.

Nel dettaglio, la normativa stabilisce che il primo incontro deve avvenire entro il 120° giorno successivo alla sottoscrizione del Patto di attivazione digitale attraverso la piattaforma Siisl.

Solitamente sono i servizi sociali a convocare il nucleo familiare utilizzando i contatti - Sms e mail - indicati al momento della domanda, o comunque attraverso una notifica sulla piattaforma utilizzata per l’invio del Patto di attivazione digitale.

Tuttavia, nel caso in cui alla scadenza del suddetto termine non risulti avvenuto il primo incontro, il pagamento dell’Assegno di inclusione viene sospeso; per questo motivo qualora pochi giorni prima della scadenza non sia arrivata alcuna convocazione, conviene che il nucleo familiari si presenti spontaneamente dai servizi sociali così da scongiurare il blocco.

A doversi presentare è tutto il nucleo familiare, anche quei componenti che non sono tenuti agli obblighi di attivazione lavorativa e all’indirizzamento.

Cosa fanno i servizi sociali

Come anticipato, nel momento della prima convocazione i servizi sociali effettuano la valutazione multidimensionale del nucleo familiare, accertando così i problemi e individuando le migliori soluzioni.

Dopodiché viene definito il percorso personalizzato di inclusione sociale e lavorativa, obbligatorio per tutti i beneficiari dell’Adi con la sola eccezione dei componenti

  • over 60;
  • con disabilità (legge n. 68 del 12 marzo 1999);
  • affetti da patologie oncologiche;
  • con carichi di cura (chi si occupa di persone con disabilità non autosufficienti, di figli di età inferiore a 3 anni o di almeno 3 figli);
  • inseriti nei percorsi di protezione relativi alla violenza di genere e le donne vittime di violenza.

Sono esclusi dagli obblighi anche i soggetti di età compresa tra i 18 e i 59 anni che essendo occupabili non sono considerati nella scala di equivalenza dell’Assegno di inclusione, potendo però richiedere il Supporto per la formazione e il lavoro.

Per tutti gli altri, invece, scatta il percorso personalizzato di inclusione sociale e lavorativa che a seconda dei casi può portare al rispetto di determinati obblighi di adesione e partecipazione attiva a tutte le attività formative, di lavoro, nonché alle misure di politica attiva individuate nel progetto. Nel percorso personalizzato può essere inoltre previsto l’impegno alla partecipazione ai progetti utili alla collettività (Puc).

Va detto però che disabili, componenti di età pari o superiore a 60 anni, o persone nei percorsi di protezione relativi alla violenza di genere, possono comunque richiedere l’adesione volontaria a un percorso personalizzato di accompagnamento all’inserimento lavorativo o all’inclusione sociale.

Ogni quanto bisogna andare dai servizi sociali?

Il primo incontro, però, non è l’ultimo. Una volta tracciato il percorso, infatti, vengono anche definiti i successivi appuntamenti ai quali bisognerà presentarsi obbligatoriamente se non si vuole rischiare di perdere il diritto al beneficio. Tra le tante situazioni che portano alla decadenza dell’Assegno di inclusione, infatti, c’è anche quella per cui anche un solo componente:

  • non si presenta presso i servizi sociali o il servizio di lavoro competente, senza giustificato motivo;
  • non sottoscrive il patto di servizio personalizzato;
  • non partecipa, in assenza di giustificato motivo, alle iniziative di carattere formativo o di riqualificazione o ad altra iniziativa di politica attiva o di attivazione,
  • non frequenta regolarmente un percorso di istruzione degli adulti di primo livello comunque funzionale all’adempimento dell’obbligo di istruzione, nel caso in cui abbia un’età compresa tra i 18 e i 29 anni e non abbia adempiuto all’obbligo di istruzione;
  • non accetta, senza giustificato motivo, un’offerta di lavoro.

Va poi ricordato che indipendentemente dagli appuntamenti fissati, tutti i beneficiari diversi dai soggetti attivabili al lavoro hanno l’obbligo di presentarsi ogni 90 giorni ai servizi sociali, o presso gli istituti di patronato, per aggiornare la propria posizione.

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