Arretrati Reddito di cittadinanza: in quali casi spettano ed entro quando spenderli

Simone Micocci

21 Febbraio 2022 - 10:55

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Reddito di cittadinanza: in alcune situazioni alla ricarica mensile si aggiungono gli arretrati. Ma entro quando vanno spesi?

Arretrati Reddito di cittadinanza: in quali casi spettano ed entro quando spenderli

Quando si parla di arretrati del Reddito di cittadinanza si fa riferimento a delle mensilità non pagate durante il periodo di fruizione del beneficio. Sono diversi, d’altronde, i casi in cui il pagamento del Reddito di cittadinanza può essere sospeso per una o più mensilità, con il nucleo familiare che tuttavia nello stesso periodo mantiene il diritto alla prestazione.

Bisogna dunque fare una distinzione tra sospensione e decadenza: nel primo caso, infatti, è il solo pagamento del Reddito di cittadinanza ad essere interessato, con le ricariche che vengono congelate fino a quando non verrà risolta la situazione che ha portato alla sospensione. Diverso, invece, il caso della decadenza: qui, infatti, si perde persino il diritto alla prestazione, quindi l’unica soluzione per far riprendere i pagamenti è quella d’inviare una nuova richiesta e sperare che questa venga accolta.

Altra differenza importante tra le due situazioni riguarda gli arretrati: nel caso della sospensione infatti vengono riconosciute tutte le mensilità congelate non appena la situazione che ha dato luogo allo stop verrà risolta, diversamente con la decadenza del RdC non c’è possibilità di recuperare le mensilità non erogate nel periodo che va dalla perdita del diritto alla prestazione all’esito positivo della nuova domanda.

Sospensione Reddito di cittadinanza: ecco quando

Oggi c’è una sola situazione che porta alla sospensione del Reddito di cittadinanza. Si tratta di quella che interessa il nucleo familiare che non rinnova l’ISEE entro la scadenza indicata dall’INPS, ossia entro il 31 gennaio di ogni anno.

Oltre questa data scatta la sospensione della misura, con il congelamento di tutte le mensilità che vanno da febbraio alla data in cui l’INPS riceve il nuovo ISEE.

Con ISEE scaduto, dunque, il Reddito di cittadinanza viene sospeso ma il diritto non decade. Ciò significa che una volta che si riceve il nuovo ISEE - a patto che il nucleo familiare continui a soddisfare i requisiti previsti dalla normativa - anche le mensilità arretrate saranno corrisposte.

Nel dettaglio, il Reddito di cittadinanza tornerà a essere pagato dal mese successivo a quello in cui c’è stato il rinnovo dell’ISEE. Questo significa, ad esempio, che per chi procede al rinnovo entro il mese corrente, la prossima ricarica del RdC verrà pagata esattamente a marzo 2022, e contestualmente verrà riconosciuta anche la mensilità “congelata” non erogata questo mese.

Arretrati Reddito di cittadinanza per domanda accolta in ritardo

Un’altra situazione che dà diritto agli arretrati del Reddito di cittadinanza è quella della domanda accolta in ritardo dall’INPS. Secondo quanto stabilito dalla normativa vigente - così come riformata dall’ultima Legge di Bilancio - il RdC decorre dal mese successivo a quello in cui viene presentata richiesta.

Potrebbe succedere, però, che per la fase istruttoria della richiesta - che da quest’anno vede coinvolti anche i Comuni - ci voglia più tempo. Ebbene, in caso di esito positivo arrivato in ritardo, l’INPS dovrà corrispondere anche le mensilità arretrate.

Facciamo un esempio: viene presentata la domanda a febbraio ma l’esito positivo arriva solamente ad aprile. Contestualmente al primo pagamento si riceveranno anche gli arretrati di marzo.

Arretrati Reddito di cittadinanza: entro quando spenderli

Come noto ai più, per il Reddito di cittadinanza vi è la regola che quanto erogato mensilmente va speso entro il termine del mese successivo, pena una decurtazione dell’importo.

Nel dettaglio, nell’articolo 3, comma 15, del decreto 4/2019, si legge che l’importo del sussidio:

Non speso ovvero non prelevato, ad eccezione di arretrati, è sottratto, nei limiti del 20% del beneficio erogato, nella mensilità successiva a quella in cui il beneficio non è stato interamente speso.

Dalla regola generale, dunque, sono esclusi gli arretrati per i quali c’è più tempo per spenderli. Tuttavia, per questi va considerata la seconda scadenza, semestrale, in cui l’INPS valuta se ci sono delle somme da decurtare. Ogni sei mesi, infatti, tutto l’importo del RdC presente sulla carta è oggetto di verifica; in tale occasione viene decurtato tutto l’importo residuo non speso o prelevato nell’ultimo semestre, ad eccezione di una mensilità riconosciuta. Entro tale appuntamento, dunque, è opportuno aver speso tutti gli arretrati.

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