Amazon ha acquisito una startup di braccialetti AI per ascoltare ciò che diciamo

Giorgia Paccione

4 Agosto 2025 - 10:02

Il braccialetto acquisito da Amazon promette memoria aumentata e assistenza continua, ma solleva interrogativi profondi su privacy e gestione dati. Ecco come funziona.

Amazon ha acquisito una startup di braccialetti AI per ascoltare ciò che diciamo

Amazon ha recentemente annunciato l’acquisizione di Bee, la giovane startup di San Francisco diventata celebre per aver sviluppato un braccialetto AI capace di registrare e trascrivere ogni momento della nostra giornata. Questo wearable, dal prezzo accessibile di 49,99 dollari, ha la particolarità di “ascoltare” tutto ciò che diciamo e che viene detto intorno a noi, per poi trasformare ogni interazione in dati, ricordi e suggerimenti personalizzati. In pratica, crea un diario automatico alimentato dall’intelligenza artificiale, sempre aggiornato e a portata di polso.

L’operazione, confermata dalla CEO e co-fondatrice di Bee, Maria de Lourdes Zollo, rappresenta per Amazon una mossa strategica verso la nuova frontiera dei dispositivi indossabili intelligenti. Tutti i dipendenti di Bee riceveranno offerte per unirsi al colosso di Seattle, mentre i dettagli economici dell’accordo rimangono riservati. Zollo, in una nota, scrive: “Quando abbiamo iniziato Bee, immaginavamo una realtà in cui l’AI fosse davvero personale; ora, questa visione trova una nuova casa in Amazon”.

Per la società di Jeff Bezos, che negli anni ha già investito in dispositivi connessi come Alexa e la serie di tracker Halo, l’acquisizione si inserisce in un più ampio progetto di rinnovamento tecnologico. L’obiettivo è integrare assistenti digitali sempre più evoluti e personali nella quotidianità degli utenti, sfruttando AI generativa e capacità di apprendimento contestuale. Ma come si combina questo “rinnovamento” con il tema della privacy?

Come funziona Bee: l’AI al polso che registra (quasi) tutto

Diversamente dai fit tracker tradizionali, il braccialetto Bee si distingue per la sua capacità di registrare, mediante microfoni integrati, tutte le conversazioni e i suoni ambientali. Queste informazioni vengono poi trascritte e rese consultabili tramite un’apposita app, disponibile anche per Apple Watch. L’utente può scegliere di integrare ulteriori dati dai propri calendari, email e posizione GPS, così da ottenere una “memoria esterna” sempre aggiornata, arricchita da suggerimenti e promemoria personalizzati.

Il dispositivo è pensato per rimanere sempre attivo, a meno che venga silenziato manualmente, e la sua funzione principale è quella di aiutare l’utente a “riflettere, ricordare e muoversi nel mondo in modo più libero”, secondo la filosofia della stessa Bee. Il prezzo basso rispetto a prodotti concorrenti, come l’ormai fallito Humane AI Pin da 499 dollari, rappresenta uno dei punti di forza che ne facilitano la diffusione sul mercato. Tuttavia, alcune recensioni rivelano limiti tecnici legati all’interpretazione delle conversazioni. Sembrerebbe infatti che Bee può confondere parole pronunciate dal vivo con quelle di una tv o da altri device, trasformando a volte banalità o rumori di fondo in “falsi ricordi” o suggerimenti imprecisi.

Tutte le ombre sulla privacy: chi controlla i nostri dati?

Se da una parte la prospettiva di un assistente sempre presente, capace di ricordarci appuntamenti o azioni e organizzare la giornata in tempo reale, piace a molti utenti, dall’altra lato emergono dubbi consistenti su privacy e gestione dei dati. Il braccialetto, di fatto, ascolta anche ciò che viene detto dalle persone intorno all’utente, generando comprensibili timori su un’eventuale sorveglianza non autorizzata.

Secondo l’attuale policy di Bee, le registrazioni audio non vengono memorizzate né utilizzate per addestrare l’AI, ma solo trascritte in tempo reale e poi cancellate. Gli utenti possono inoltre cancellare i propri dati in qualsiasi momento e impostare filtri tematici o geografici per limitare ciò che il dispositivo può apprendere. Tuttavia, non è ancora chiaro se Amazon manterrà questi standard di privacy dopo l’integrazione completa di Bee nel suo ecosistema.

L’azienda, che in passato è già stata oggetto di critiche sulla gestione dei dati raccolti tramite Echo e Ring, ha assicurato che non intende vendere informazioni personali a terzi e promette di rafforzare i controlli a tutela degli utenti. Se però da un lato l’integrazione tra AI, dispositivi wearables e cloud ci proietta verso un’era di efficienza e memoria aumentata, dall’altro la condivisione continua di dati con una piattaforma privata apre scenari complessi, come sottolineano i critici: “Consegnare tutti questi dati a una piattaforma privata significa accettare un livello di trasparenza e vulnerabilità senza precedenti”.

La vera domanda da porsi è quindi: a chi appartengono davvero i nostri “riflessi digitali” e quanto siamo disposti a condividere la nostra esistenza quotidiana con un’AI sempre in ascolto?

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