Addio pasta italiana negli Stati Uniti, questi 13 marchi vittime dei dazi doganali

Alessandro Nuzzo

17 Novembre 2025 - 19:29

Presto gli esportatori di pasta italiana negli Stati Uniti potrebbero dover fare i conti con un nuovo dazio antidumping del 92%. Un costo insostenibile.

Addio pasta italiana negli Stati Uniti, questi 13 marchi vittime dei dazi doganali

Gli amanti della pasta italiana potrebbero veder scomparire i loro marchi preferiti dagli scaffali dei supermercati negli Stati Uniti. Questo a causa dei dazi. Circola voce di un piano che prevede l’introduzione di un nuovo dazio antidumping del 92%, dopo che un’indagine del governo statunitense ha scoperto che alcuni marchi di pasta italiana sarebbero stati coinvolti in un’operazione di dumping. Per dumping si intende la vendita all’estero di una merce a prezzi inferiori a quelli applicati sul mercato interno, cioè quando un produttore esporta a un prezzo più basso rispetto a quello praticato nel proprio paese.

Un nuovo dazio del 92% si sommerebbe quindi a quello unico del 15% imposto alla merce europea. Il totale dei dazi sulla pasta italiana potrebbe così salire al 107%. Una percentuale elevatissima che non lascerebbe margini di profitto ai produttori, costringendoli probabilmente ad abbandonare il mercato americano, che resta comunque molto florido. Si stima che nel 2024 il valore della pasta importata dagli Stati Uniti dall’Italia fosse di 684 milioni di dollari.

L’indagine del Dipartimento del Commercio è partita un anno fa in seguito alle denunce presentate da due aziende statunitensi, 8th Avenue Food & Provisions e Winland Foods. Le due società hanno accusato i produttori italiani di scaricare grosse quantità di pasta negli Stati Uniti per abbassare i prezzi e contrastare la concorrenza. I marchi coinvolti sarebbero 13, ecco la lista:

  • La Molisana
  • Pasta Garofalo
  • Rummo
  • Agritalia
  • Aldino
  • Antiche Tradizioni di Gragnano
  • Barilla prodotta in Italia (esclusa la Barilla prodotta negli Stati Uniti)
  • Gruppo Milo
  • Pastificio Artigiano Cav. Giuseppe Cocco
  • Pastificio Chiavenna
  • Pastificio Liguori
  • Pastificio Sgambaro
  • Pastificio Tamma

Le aziende respingono l’accusa di dumping. «Non si tratta di dumping, è solo una scusa per bloccare le importazioni», ha dichiarato Cosimo Rummo, CEO di Rummo Pasta.

Il portavoce della Casa Bianca smentisce e chiarisce

Tuttavia, la notizia dei nuovi dazi sulla pasta italiana è stata smentita da Kush Desai, portavoce della Casa Bianca. Intervistato da Sky TG24, ha spiegato: «Esiste un’indagine antidumping sulla pasta italiana in corso dal 1996 e ci sono frequenti revisioni annuali. È avvenuta una revisione su richiesta di una delle parti e il Dipartimento del Commercio ha chiesto semplici informazioni ai produttori italiani per calcolare il dazio appropriato».

E ancora: «Molte di queste aziende non erano pienamente conformi alla richiesta di dati e per questo il Dipartimento non ha potuto svolgere il normale processo di revisione. Da qui la determinazione preliminare di un dazio del 92%, che si aggiunge al 15% di tariffe, arrivando al 107%. È una valutazione preliminare. Hanno ancora mesi, fino a gennaio, per presentare i dati e modificare il dazio».

Desai ha chiarito che si tratterebbe comunque di aziende che rappresentano solo circa il 16% della pasta italiana esportata negli Stati Uniti, dato che la grande maggioranza della pasta venduta nel Paese è prodotta direttamente negli USA.

«Se avessero fornito i dati come fanno da molti anni, circa trenta, non saremmo a questo punto. Il Dipartimento del Commercio ha contattato queste aziende più volte dicendo ’manca questo dato, manca quest’altro’, ma non hanno risposto». Quanto agli scenari, Desai non si sbilancia sulla tariffa finale: «Non posso prevederla o stimarla. Il dazio viene calcolato da funzionari del Congresso, non da singoli politici», ha concluso.

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