Acconto Irpef in scadenza oggi. Cosa succede se non pago?

Patrizia Del Pidio

1 Dicembre 2025 - 11:05

Per chi non riesce a versare il secondo acconto delle imposte entro il 1° dicembre, c’è la possibilità di pagare anche in ritardo con ravvedimento operoso.

Acconto Irpef in scadenza oggi. Cosa succede se non pago?

Quest’anno il secondo acconto Irpef non si può rateizzare e deve essere versato, in un’unica soluzione, entro il 1° dicembre 2025. Il termine era fissato, come ogni anno, al 30 novembre, ma cadendo di domenica è slittato al lunedì successivo.

Si tratta della scadenza più difficile dell’anno per diversi motivi e il fatto che non si possa rateizzare fa sì che diventi ancora più delicata. Vediamo cosa succede a chi non riesce a versare il dovuto entro la scadenza e cosa comporta l’eventuale pagamento in ritardo.

Il secondo acconto Irpef quest’anno fa più male

Il secondo acconto Irpef quest’anno, a differenza di quanto accaduto nel 2023 e nel 2024, deve essere pagato in un’unica soluzione entro il 1° dicembre. Viene meno lo slittamento a gennaio a cui abbiamo assistito negli ultimi due anni di imposta e anche la possibilità di pagamento rateale.

Il problema principale è che per moltissimi contribuenti il versamento del secondo acconto si sovrappone alla rateizzazione del saldo e primo acconto di giugno, la cui ultima rata deve essere versata entro il 16 dicembre. Il versamento non interessa soltanto l’Irpef, ma anche la cedolare secca sugli affitti, l’Ivie e l’Ivafe.

L’importo da versare a titolo di acconto è confermato nella misura del 100% di quanto pagato l’anno precedente e per chi ha aderito al concordato preventivo biennale 2025/2026 è prevista anche una maggiorazione da versare insieme al secondo acconto.

Secondo acconto per chi non ha partita Iva

Per chi non ha partita Iva l’anticipo dell’Irpef è pari al 100% dell’imposta versata nell’anno precedente da dividere nel seguente modo:

  • il 40% andava versato con il primo acconto (insieme al saldo 2024) entro il 30 giugno con possibilità di rateizzazione in un massimo di 7 rate (e comunque da saldare totalmente entro il 16 dicembre 2025);
  • il 60% da versare entro il 1° dicembre in un’unica soluzione.

Dipendenti e pensionati non devono procedere a nessun adempimento se hanno presentato il modello 730, visto che il sostituto di imposta procederà all’operazione. Solo per chi ha cambiato datore di lavoro nel corso del 2025 è necessario versare il secondo acconto con il modello F24, a meno che non si sia comunicato al nuovo datore di lavoro di trattenere l’importo.

Secondo acconto per le partite Iva

Per le partite Iva che sono soggette agli Isa, per i soggetti che hanno aderito al regime forfettario o che ricadono nel regime ex minimi, l’acconto da versare, pari al 100% dell’imposta versata l’anno precedente, è suddiviso in due versamenti:

  • il 50% entro il 21 luglio (con possibilità di rateizzazione);
  • il 50% entro il 1° dicembre 2025.

Per chi non rientra nei casi elencati, invece, il primo acconto ammontava al 40% dell’imposta versata l’anno precedente, il secondo acconto al 60%.

Si può ridurre l’acconto?

Per chi nel corso del 2025 ha visto ridurre i propri redditi è possibile ricalcolare l’acconto da versare. Si tratta di una soluzione che interessa in modo particolare le partite Iva che possono ridurre l’acconto in base al reddito stimato e non sulla base di quello dell’anno precedente. In questo modo si evita di versare importi che, poi, a giugno 2026 resterebbero a credito.
Si tratta di una soluzione consigliata solo a chi ha effettivamente subito un calo del fatturato che, invece dell’applicazione del calcolo storico dell’acconto, possono valutare il ricalcolo sul reddito previsionale.

Nel calcolo previsionale bisogna fare molta attenzione alla determinazione dell’imposta dovuta per il 2025 perché se l’importo ridotto dell’acconto dovesse risultare inferiore all’imposta effettivamente dovuta per l’anno in corso potrebbe scattare la sanzione del 25% sul minore importo versato. Il consiglio è quello di procedere al ricalcolo dell’acconto solo in presenza di un significativo calo del fatturato o a un forte aumento delle spese detraibili spettanti per quest’anno.

Versare in ritardo con il ravvedimento operoso

Moltissimi lavoratori autonomi e professionisti a causa dell’accavallamento con l’ultima rata del saldo e primo acconto di giugno e con eventuali oneri contributivi, sono costretti a non rispettare la scadenza del 1° dicembre e a rimandare il pagamento del secondo acconto Irpef di qualche mese. Di quanto aumenta l’importo da versare?

Per l’omesso versamento degli acconti sono previste sanzioni pari al 25% dell’imposta omessa o versata in ritardo a cui aggiungere gli interessi di mora nella misura del 3,5% in caso di versamento dopo la notifica di un avviso bonario o del 4% per i ruoli esecutivi.

L’omesso o il tardivo versamento, in ogni caso, può essere sanato con ravvedimento operoso che prevede riduzioni importanti sulla sanzione da versare

  • per chi versa entro 30 giorni dalla violazione, la sanzione base (12,5%) è ridotta a 1/10 (1,25%);
  • per chi versa entro 90 giorni dalla violazione, la sanzione base (12,5%) è ridotta a 1/9 (1,39%);
  • per chi versa entro un anno dalla violazione, la sanzione base (25%) è ridotta a 1/8 (3,13%);
  • per chi versa dopo un anno dalla violazione, la sanzione base (25%) è ridotta a 1/7 (3,57%).

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