Zoom non è sicuro, l’app finisce sotto inchiesta per problemi di privacy

Leonardo Pasquali

1 Aprile 2020 - 11:35

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L’app per videoconferenze Zoom non è sicura. L’FBI e il procuratore generale di New York aprono un’indagine per alcuni problemi relativi alla privacy.

Zoom non è sicuro, l’app finisce sotto inchiesta per problemi di privacy

Zoom non è sicuro. Sono diversi i problemi relativi alla privacy e tantissimi i casi di hackeraggio di videoconferenze per l’applicazione che sta spopolando durante l’emergenza coronavirus.

L’FBI e il procuratore generale di New York stanno seguendo con attenzione la vicenda, visto che in queste settimane le principali vittime sono state le scuole.

Un’altra grana per l’applicazione quella dello ’Zoom Bombing’ dopo i dubbi emersi sull’utilizzo dei dati personali condivisi con Facebook. Vediamo come sta intervenendo la società per rimediare alla questione.

Zoom ha problemi di privacy: partono le indagini

L’applicazione Zoom è tra le più utilizzate durante l’emergenza coronavirus per effettuare videoconferenze. Il servizio ha spopolato in poche settimane raddoppiando il proprio valore di mercato e registrando un’impennata nel volume di dati, tuttavia non sono mancati i problemi, soprattutto legati alla privacy.

Inizialmente gli utenti si erano chiesti se si trattasse di un’app sicura vista la condivisione dei dati personali con Facebook, poi sono arrivati i primi hackeraggi.

Zoom è diventata bersaglio prediletto dei pirati della rete: diverse le segnalazioni di utenti intrufolati nelle videocall per diffondere immagini violente o pornografiche, messaggi razzisti o antisemiti. È il cosiddetto “Zoom Bombing” che ha preso di mira soprattutto insegnanti e studenti impegnati nelle lezioni a distanza.

Il caso più recente è quello della University of Texas, ad Austin. Durante una videoconferenza organizzata dall’Herman Sweatt Center for Black Males, organizzazione a supporto gli studenti maschi afroamericani, sono scattati gli insulti razzisti.

A questo proposito l’FBI e il procuratore generale di New York hanno deciso di aprire un’indagine tesa a capire se vengano attuate tutte le misure necessarie per tutelare la privacy e i dati personali. Letitia James in una nota diffusa dal New York Times ha chiesto a Zoom di risolvere al più presto il problema. Lunedì il fondatore e amministratore delegato, Eric S. Yuan, aveva già annunciato attraverso Twitter alcune modifiche alla privacy policy dell’applicazione.

Come evitare lo Zoom Bombing

Oltre agli interventi recenti sulle pratiche relative alla sicurezza la società sta facendo circolare un vademecum indirizzato soprattutto agli insegnanti ma in generale utile a tutti gli utenti che utilizzano Zoom. Tra le possibili soluzioni per scongiurare lo Zoom Bombing viene consigliata la condivisione dello schermo solamente con gli ospiti della videoconferenza e l’attivazione della ‘waiting room’, oltre ovviamente all’utilizzo di una password.

Proprio su quest’ultimo aspetto un portavoce di Zoom è intervenuto ai microfoni di Forbes:

“Per chi voglia avviare una videoconferenza la protezione con password è attiva di default. Consigliamo agli utenti di non disattivare le protezioni per evitare che qualcuno si introduca nella chat. Infine chiediamo di riportare eventi di questo tipo, così che si possano programmare interventi efficaci”.

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