Virginia Raggi indagata per la vicenda relativa alla nomina di Renato Marra a direttore del dipartimento Turismo. La sindaca di Roma comparirà il prossimo 30 gennaio davanti alla Procura di Roma.
Comune di Roma: Virginia Raggi indagata nell’ambito della vicenda relativa alla nomina di Renato Marra, fratello di Raffaele, a direttore del dipartimento Turismo.
E pensare che la Raggi ha revocato la nomina già qualche settimana fa, ma questo non è stato sufficiente per evitare di essere iscritta nel registro degli indagati. È stata la stessa sindaca di Roma a darne notizia, attraverso un post pubblicato su Facebook in cui ha annunciato di aver ricevuto l’invito a comparire dalla Procura di Roma.
Per la Raggi però niente dimissioni, come previsto dal nuovo Codice di comportamento del Movimento 5 Stelle, ma solo dovere di informazione:
“Ho informato Beppe Grillo, avvisato i consiglieri di maggioranza e i membri della giunta e, nella massima trasparenza che contraddistingue l’operato del Movimento 5 Stelle, adesso avviso i cittadini.”
Adesso la Raggi dovrà comparire davanti alla Procura di Roma in data 30 gennaio. E nell’inchiesta relativa alla nomina di Renato Marra risulta indagato anche suo fratello Raffaele per abuso d’ufficio. Tra i documenti in mano agli inquirenti ci sono anche alcune conversazioni tra la Raggi e Raffaele Marra in cui la sindaca si lamenta per non aver saputo dell’aumento di stipendio del fratello Renato.
Virginia Raggi indagata, ecco perché non si è dimessa
L’avviso di garanzia ricevuto da Virginia Raggi non si può dire che sia stato un fulmine a ciel sereno. I rumors e le avvisaglie c’erano già da tempo, con l’arresto lo scorso 16 dicembre di Raffaele Marra che poneva già da allora la sindaca in una posizione di forte imbarazzo e difficoltà.
Stando al nuovo Codice di comportamento che il Movimento 5 Stelle si è dato ad inizio anno, Virginia Raggi comunque non è tenuta a dimettersi o auto sospendersi in quanto indagata. La sindaca ha subito informato Beppe Grillo, che ricopre la figura di Garante del Movimento, facendo poi lo stesso con i membri della sua giunta fino a rendere la cosa pubblica con un post su Facebook. Tutto come il nuovo regolamento prevede.
La palla quindi ora passa proprio a Beppe Grillo, chiamato quindi a valutare assieme al Collegio dei Probiviri se sussistono o meno ragioni per cui la Raggi si debba dimettere. Questo è quanto prevede il nuovo Codice approvato a larga maggioranza (91% dei votanti) dagli iscritti al Movimento in data 3 gennaio.
In molti al momento della ratifica del Codice di comportamento da parte del Movimento 5 Stelle, fin da subito sottolineavano come questo fosse un provvedimento creato ad hoc per in qualche modo salvare e tutelare Virginia Raggi, che in molti davano in odore di avviso di garanzia. Cosa che poi è puntualmente accaduta.
Se da un lato si è parlato di una svolta garantista di Grillo, è fuori discussione che il nuovo Codice pentastellato sia un regolamento di maggiore buon senso. Se un esponente del Movimento viene raggiunto da un avviso di garanzia o viene a conoscenza di essere indagato deve subito avvertire i vertici, che poi saranno loro a decidere sulla gravità dei fatti.
Questa svolta è dovuta a diversi fattori. Naturalmente le tempistiche fanno subito pensare che sia stata cucita su misura per tutelare Virginia Raggi, con Grillo che non vuole più ripetere un altro caso Pizzarotti.
Salvare la Raggi per evitare un nuovo caso Pizzarotti
Federico Pizzarotti è stato il primo sindaco del Movimento eletto in un grande centro, essendo diventato nel 2012 primo cittadino di Parma. Per una vicenda simile a quella della Raggi venne indagato per abuso d’ufficio. L’indagine riguardava una nomina alla guida del teatro Regio.
Come prevedeva l’allora prassi vigente, dopo una lunga discussione Pizzarotti venne prima sospeso e poi espulso dal Movimento. Dopo pochi mesi però arrivò il proscioglimento per il sindaco di Parma che non aveva commesso alcun reato nell’effettuare la nomina.
Da qui partì allora il tentativo di Grillo di ricucire lo strappo, ma questa volta è stato Pizzarotti a chiudere le porte in faccia al movimento. Il sindaco quindi si ricandiderà alle prossime elezioni amministrative da solo e probabilmente vincerà di nuovo.
Questo perché Pizzarotti è stato finora un ottimo sindaco per Parma, risanando un bilancio disastrato e rimettendo in moto un’economia cittadina falcidiata da scandali giudiziari. Ecco perché più che svolta garantista dei grillini si deve parlare di un nuovo Codice dettato dal buon senso.
Arrivati a governare in diverse città, i pentastellati hanno capito che è normale per un amministratore poter incappare in inchieste giudiziarie. E’ lo stesso ruolo ricoperto che li espone a questo rischio. I casi naturalmente sono diversi di volta in volta, così come la gravità.
E’ stato assurdo cacciare Pizzarotti per un avviso di garanzia come sarebbe uguale farlo ora con la Raggi. Questo perché fare nomine è tra i compiti di un primo cittadino e possono nascere indagini a seguito di denunce di terzi. Se poi emergono gravi responsabilità allora è giusto che si debba fare un passo indietro.
Un errore del passato che è stato recepito, ma la vicenda della Raggi indagata naturalmente sta scatenando diverse reazioni politiche, sia interne che esterne al Movimento.
Raggi indagata: le reazioni politiche
In difesa di Virginia Raggi è intervenuto l’ex Presidente del Consiglio Matteo Renzi. Anche questo ha utilizzato Facebook per esprimere un suo pensiero sulla vicenda:
“Oggi il Sindaco di Roma ha ricevuto un avviso di garanzia. La nostra Costituzione prevede che tutti i cittadini siano innocenti fino a sentenza passata in giudicato. E questo vale per tutti, a qualunque partito appartengano. Invito dunque tutto il Pd a rispettare la presunzione di innocenza e non rincorrere le polemiche. Non cerchiamo scorciatoie giudiziarie, non cediamo all’odio per l’avversario, non attacchiamo Virginia Raggi oggi.”
Toni meno morbidi invece quelli del Democratico Roberto Speranza, che ha parlato di un garantismo a corrente alternata. Piena solidarietà invece dal Governatore della Campania Vincenzo De Luca, che ha sottolineato come la Raggi abbia il diritto di continuare a lavorare.
Anche Di Battista ha espresso fiducia nell’operato della Raggi, pur ribadendo che la sindaca di Roma ha sbagliato nel nominare il fratello di Marra. “La nomina è stata prontamente revocata, ma probabilmente ha sbagliato a mettere una firma”, ha dichiarato Di Battista.
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