Valutazione titoli azionari: analisi tecnica vs fondamentale vs sentiment

Livio Spadaro

18 Ottobre 2015 - 09:00

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Come valutare un titolo azionario ai fini dell’acquisto? Gli approcci disponibili sono 3: analisi tecnica, analisi fondamentale e analisi del sentiment, vediamo le differenze a quale approccio è il migliore

Valutazione titoli azionari: analisi tecnica vs fondamentale vs sentiment

Non è facile scegliere un titolo azionario su cui investire. Molti trader per la scelta dei loro investimenti ricorrono all’aiuto di diversi metodi di valutazione e di analisi. Ci sono vari approcci che possono guidare la nostra scelta all’investimento e in particolare sono tre principali tipi di analisi che possono venire in nostro aiuto: l’analisi tecnica, l’analisi fondamentale e l’analisi del sentiment.

L’analisi tecnica è l’analisi che si basa sullo studio del grafico, e che è molto utile per capire i punti di ingresso e di uscita su uno stock. L’analisi fondamentale, è lo studio dei fondamentali del titolo, ossia la valutazione della società emittente dell’azione. L’analisi del sentiment invece, è lo studio che riguarda la psicologia del mercato relativa a quel determinato stock, ossia il pensiero del mercato sulla società che stiamo valutando. Molti trader prediligono più per un metodo di analisi piuttosto che per un altro, tuttavia forse un buon approccio potrebbe essere quello di usare un mix dei tre tipi di analisi, perché l’analisi tecnica ci fornisce punti di ingresso, di uscita o se il titolo è in una fase di congestione o di pausa mentre l’analisi fondamentale ci fornisce un analisi dello stato di salute e delle prospettive della società ed il sentiment ci fornisce un aiuto nel capire, in quel momento, qual è l’orientamento generale su quel particolare titolo.

L’investimento può avere una durata più o meno breve, questo dipende dalla volatilità del titolo e del mercato, concetto che spiegheremo meglio dopo, e dalla propensione al rischio dell’investitore. Ci sono trader che propendono a tenere in portafoglio titoli azionari, per puntare sul rendimento di più lunga durata, trader che tengono titoli in portafoglio per un periodo breve, sfruttando il trend del titolo in quel momento e trader che invece sfruttano il trend giornaliero o anche di pochi minuti che nel gergo tecnico vengono chiamati scalper (dall’inglese fare lo scalpo appunto).

Analisi Fondamentale: migliori indicatori per la scelta d’investimento

Vediamo quali sono gli indicatori che ci aiutano nella scelta di un titolo nell’analisi fondamentale:

Return on Equity (ROE): Il ROE in finanza aziendale è quell’indicatore che ci mostra in massima sintesi i risultati economici ottenuti dall’azienda. Il calcolo di questo indicatore è dato dal rapporto tra il Reddito Netto e il Capitale Proprio (tutto moltiplicato per 100), e ci dice quindi quanto i mezzi propri messi a disposizione dall’azienda generano reddito. E’ bene scegliere quelle società che mostrano un ROE elevato, in particolare è bene scegliere quei titoli che hanno un ROE di almeno il 10-12% con prospettive future dell’indicatore in crescita o quanto meno costanti. Tenete a mente che un ROE elevato non è sempre indice di redditività aziendale, il ROE può essere influenzato anche dalla cessione di asset aziendali per ripagare i debiti e in questo caso vuol dire che l’azienda non è redditiva.

Indebitamento (o Leverage): l’indebitamento è un parametro fondamentale da tenere in considerazione, perché ci fa vedere quanto l’azienda sia indebitata e quindi quanta parte dei redditi generati effettivamente confluiscano nella società e quanti confluiscano nel capitale di terzi. Ci sono aziende che generato fatturati molto alti, ma che disperdono i redditi generati nella remunerazione del capitale di terzi e che quindi andrebbero evitate. Un indicatore che ci può essere utile a tal fine è il financial leverage che rapporta il debito netto all’EBITDA e che più è basso e più l’azienda dipende meno dal capitale preso in prestito.

Rapporto Prezzo/Utili (P/E): E’ un indicatore che esprime il rapporto tra il prezzo dell’azione al momento del calcolo e gli utili attesi per azione. Il suo utilizzo è piuttosto dibattuto tra gli analisti a causa della sua interpretazione. Di base il valore considerato normale di questo indicatore è 15, in generale un titolo che mostra valori inferiori a 15 è considerato sottovalutato e per valori superiori a 20 è considerato sopravvalutato. Tuttavia non è sempre così. Inanzitutto è bene confrontare questo indicatore con quello delle società dello stesso settore, titoli con P/E basso non vuol dire che siano sottovalutati, ma che anzi godono di scarsa fiducia da parte del mercato e quindi è buona cosa valutare più approfonditamente il titolo. Valori molto elevati del P/E invece, non indicano per forza una sopravvalutazione, ma possono indicare che il mercato è molto fiducioso su quell’azienda.

Prezzo su valore di libro (P/BV): esprime il rapporto tra capitalizzazione (prezzo dell’azione al momento del calcolo x numero di azioni), e il patrimonio netto. Quindi esprime come il mercato valuta il patrimonio netto della società in quel momento. Ad esempio se il rapporto è pari a 1 vuol dire che il mercato in quel momento reputa che quella società non valga più del suo patrimonio netto, al di sotto di 1 che il mercato valuta la società meno del suo patrimonio netto e, caso opposto, è quando il rapporto è maggiore di 1.

Gli analisti in genere cercano quei titoli con un valore basso del P/BV che, attenzione però, non vuol dire che l’azienda sia sottovalutata. Bisogna confrontare sempre questo indicatore con il ROE perché un ROE elevato e un P/BV basso possono effettivamente esprimere una sottovalutazione del mercato di quel titolo. Attenzione quindi a confrontare e tenere sempre a mente tutti gli indicatori che stiamo elencando.

Fatturato e tasso di crescita: Il fatturato ci dice quanto un’azienda vende i suoi prodotti e il suo tasso di crescita nell’arco del tempo ci mostra se l’azienda vende i suoi prodotti e se i nuovi prodotti immessi sul mercato abbiano attirato gli acquisti. Considerate che un fatturato alto non è indice di redditività, perché questa dipende sia dal settore della società e sia dai margini di guadagno che l’azienda riesce a generare tramite una buona struttura societaria.

Questi sono gli indicatori che ci possono dare un’idea dello stato di salute della società e se il mercato sottovaluta o meno un titolo. Tenete sempre a mente di non fermarvi alla visione del singolo dato ma di avere una visione di insieme e di cercare sempre di approfondire il perché un indicatore mostri quel determinato valore.

Analisi Tecnica: scelta dei punti di ingresso e volume

L’analisi tecnica invece, come abbiamo detto in precedenza, ci può fornire un valido aiuto per la scelta di un punto di ingresso per l’acquisto di un titolo azionario. In linea di massima è bene trovare quei titoli che si trovino in punti di rottura di massimi (o di periodo o storici), supportati dall’analisi fondamentale e che abbiano il volume.

Il volume è molto importante perché se un titolo ha volumi di scambio molto elevati vuol dire che attrae investitori nel mercato. Alti volumi di scambi indicano che i fondi, le banche d’affari o altri grossi investitori istituzionali sono interessati a quel titolo (soprattutto se supportato dall’analisi fondamentale) per le sue prospettive di crescita o per la capacità di generare reddito. Quello a cui puntiamo noi, in questo breve approfondimento, è di fornire delle linee guida che ci pongano nell’ottica di un fondo di investimento, poiché fondi e banche sono i principali manovratori del mercato.

Qui di seguito riportiamo l’evoluzione grafica dei prezzi dell’azione di due società con fondamentali buoni che, se fossero stati acquistati sui punti di rottura si sarebbero rivelate vincenti:

Come si vede dai grafici, nei punti di rottura evidenziati dai cerchi, i volumi tendono ad aumentare poiché il mercato si sta accorgendo del valore intrinseco della società in questione. Tenete a mente che i titoli non salgono in maniera verticale e che spesso vadano a testare i punti di rottura con i cosiddetti pullback ossia movimenti di ritorno del prezzo sul punto di rottura per testare se quel punto sia una nuova base da dove poter costruire il nuovo rialzo.

Quindi se il titolo dovesse tornare indietro sul punto dove vi eravate inseriti, non abbiate paura perché è probabile che sia solo un movimento che anticipa un nuovo rialzo e anzi, potrebbe darvi l’opportunità di incrementare la vostra posizione.

Molti trader anticipano i punti di rottura, cominciando ad accumulare le posizioni prima che la rottura avvenga, per poi aumentare l’esposizione sul punto di rottura. Questo dà modo al trader di avere un prezzo di carico inferiore al prezzo di un eventuale pullback oppure lo protegge da una possibile inversione di tendenza (magari per l’uscita di brutte news sulla società), permettendo comunque al trader di uscire in gain dalla posizione.

Analisi del sentiment: 3 parametri che influenzano il pensiero del mercato

L’analisi del sentiment è un analisi improntata sulla psicologia del mercato, cioè cosa il mercato “pensa” di quella società o di quel settore. I parametri del sentiment che potremmo tenere a mente sono:

News: più il titolo è soggetto a notizie, più la volatilità (ossia le variazioni di prezzo) potrebbe essere elevata e quindi il titolo di conseguenza rendere più rischioso l’investimento. Tuttavia, è bene cercare quei titoli che abbiano comunque una tendenza a generare novità (magari positive come ad esempio l’aggiornamento positivo del target price di un’importante casa d’affari) che possano, per prima cosa, aiutare il prezzo del titolo a salire e ad attrarre investitori.

Management: importante è anche capire chi sono i Manager dell’azienda, qual è il loro passato e se effettivamente stiano facendo bene il loro lavoro. Manager apprezzati dal mercato attirano investitori perché aumentano la fiducia nel futuro della società.

Settore di appartenenza: è un aspetto fondamentale per capire se i prodotti dell’azienda e più in generale il settore di appartenenza stiano performando il mercato. Domandatevi sempre quali siano i prodotti e i settori che possono generare profitto e che abbiano prospettive future (ad esempio il settore alimentare: difficilmente può andare in crisi perché comunque è l’alimentazione è un bene primario per l’uomo, un certo Warren Buffet ha costruito una fortuna così).

In questo approfondimento abbiamo cercato di porvi nell’ottica di un investitore istituzionale che cerca un titolo azionario redditizio da inserire in portafoglio. Ricordiamo sempre di avere una visione d’insieme dei tre tipi di analisi e del contesto storico in cui ci troviamo (periodi di crisi, periodi di fiducia), che possono influenzare le scelte di investimento e la propensione all’investimento dei vari attori del mercato e di approfondire sempre tutti i parametri che abbiamo esposto.

Detto questo, non ci resta che augurarvi buona caccia!

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