Vaccino, ecco perché è pericoloso parlare già di terza dose

Mario D’Angelo

31/07/2021

31/08/2021 - 10:37

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Il dibattito sulla terza dose di vaccino anti-Covid in Italia è prematuro e pericoloso. Ecco cosa ne pensa il professor Carlo Signorelli dell’Università Vita e Salute San Raffaele.

Vaccino, ecco perché è pericoloso parlare già di terza dose

Parlare della terza dose di vaccino anti-Covid, in Italia, è prematuro secondo Carlo Signorelli, ordinario di Igiene all’Università Vita e Salute San Raffaele e past president della Siti, società italiana di igiene. Il professore ha detto in un’intervista al Corsera che il dibattito sulla necessità di un boost rischia di portarci fuori strada e, se portato avanti, potrebbe diventare anche pericoloso.

Terza dose vaccino, cosa dicono gli esperti e cosa fanno i governi

La discussione sulla terza dose di vaccino si è accesa in Italia con le parole di Gianni Rezza, direttore della prevenzione del Ministero della Salute, per il quale entro un mese “bisognerà decidere chi vaccinare e in quali tempi con la terza dose”. In ogni caso si dovrebbe partire dalle persone più fragili e immunodepresse, ovvero quelle che hanno ricevuto per prime i vaccini all’inizio dell’anno.

Per l’Agenzia europea del medicinale (EMA), tuttavia, al momento non c’è alcuna prova che sia necessaria una terza dose, e pertanto è presto per cominciare a discuterne. Contemporaneamente l’azienda statunitense Pfizer ha annunciato che sottoporrà all’EMA la richiesta di autorizzazione del booster, che secondo la produttrice stessa dovrebbe aumentare di 10 volte la protezione contro la variante delta.

Intanto Israele, nel corso della prima metà di luglio, ha rotto gli indugi dicendo che inizierà la somministrazione della terza dose agli adulti con sistema immunitario debole.

Perché è pericoloso parlare di terza dose

Ma per Signorelli un paragone fra un Paese come l’Italia e Israele non ha senso. Quella del governo israeliano “è un’iniziativa presa in via cautelare”, e in più la campagna vaccinale è iniziata con due mesi d’anticipo. Inoltre Israele è un Paese piccolo, che non ha criticità legate alle forniture.

Non solo, secondo il professore di Igiene gli israeliani “possono anche permettersi di avviare questo processo che è al di fuori della nostra portata anche dal punto di vista operativo”. In Italia ci sono ancora moltissime persone - anche Over 60 - che non hanno completato il ciclo vaccinale o non l’hanno neppure iniziato, ed è su queste che si dovrebbe puntare per Signorelli.

Il primo obiettivo di sanità pubblica è raggiungere con la doppia dose gli ultrasessantenni che ancora non le hanno ricevute e i giovani. Non possiamo permetterci in questa fase di distogliere l’attenzione dal bersaglio. Ecco il motivo per cui parlo di un pericolo”, ha concluso Signorelli.

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