Vaccino: “Nessuna prova che serva una terza dose”. L’opinione

Marco Ciotola

18/07/2021

31/08/2021 - 10:37

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Secondo l’ex direttore della FDA non ci sono sufficienti prove che giustifichino la necessità di una terza dose di vaccino anti-Covid

Vaccino: “Nessuna prova che serva una terza dose”. L’opinione

Non esistono prove sufficienti in questo momento che dimostrino la necessità di una terza dose di vaccino anti-Covid. È questa l’opinione dell’ex direttore della FDA Norman Baylory, in passato anche alla guida dell’ufficio ricerca e revisione vaccini della Food and Drug Administration.

Per Baylory tutte le discussioni che anticipano già le possibili date e tempistiche del cosiddetto terzo richiamo sono azzardate e non ancora supportate da evidenze scientifiche.

Ciò non toglie però - ha aggiunto - che sia opportuno tenersi pronti a un’eventuale nuova dose in futuro, che possa rafforzare la protezione dal virus:

“Essere pronti a sottoporsi a una terza dose è una buona cosa, ma in realtà non abbiamo prove al momento di questa effettiva necessità, almeno negli Stati Uniti”.

Vaccino: “Nessuna prova che serva una terza dose”. L’opinione

Le parole di Baylory arrivano proprio in un momento di intense discussioni, in ambito medico e sul piano mediatico, sulla possibile necessità di una terza dose di vaccino anti-Covid.

In particolare, è Pfizer che sta sviluppando un terzo richiamo del vaccino, con l’obiettivo primario di agire contro la temuta variante Delta, quella più altamente trasmissibile e ormai ceppo dominante in molti Paesi.

Va detto però che - a supporto della tesi di Baylory - già i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie e la FDA hanno affermato la scorsa settimana che le persone completamente vaccinate non avranno bisogno di una dose di richiamo, almeno non in questo momento.

Pfizer spinge per terza dose vaccino

I vertici di Pfizer hanno incontrato in settimana alcuni funzionari governativi USA per sostenere la necessità di una terza dose.

Il colosso farmaceutico statunitense ha lavorato con la società tedesca BioNTech per sviluppare un vaccino che consista in due dosi somministrate a distanza di tre settimane, ottenendo lo scorso dicembre l’autorizzazione all’uso di emergenza dall’Organizzazione mondiale della sanità.

Le due compagnie hanno di recente indicato i loro dati al Ministero della salute israeliano, secondo cui si riscontra una diminuzione dell’efficacia del loro vaccino nel tempo, in termini di prevenzione dell’infezione e della malattia sintomatica.

Il calo dell’efficacia ha coinciso con la diffusione della variante Delta, oltre che con la fine della maggior parte delle misure restrittive anti-Covid in Israele.

Ma Baylor, attualmente presidente e amministratore delegato di Biologics Consulting, ha affermato che un attento monitoraggio non rivela “fallimenti significativi del vaccino”:

“Semplicemente non vediamo l’esistenza di necessità di una terza dose ora. Il tasso di fallimento dei vaccini è davvero basso in questo momento per gli attuali sieri distribuiti. Fino a quando questo trend non cambierà, non credo che sarebbe prudente distribuire una dose di richiamo”.

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