Secondo gli esperti di UBP l’oro continuerà a restare sotto stress sui mercati internazionali, con la quotazione attesa intorno ai 1.200$ l’oncia
L’attuale fase di mercato si sta dimostrando poco favorevole all’oro, che sta soffrendo soprattutto le aspettative di rialzo anticipato dei tassi di interesse negli USA già a partire dalla primavera del 2015, a seguito del costante miglioramento delle condizioni economiche negli Stati Uniti. Il metallo prezioso è arrivato a toccare il minimo più basso dell’anno a 1.183$ l’oncia, un livello di supporto di medio-lungo periodo che ha comunque favorito un rapido rimbalzo tecnico fino in area 1.220$.
Secondo Nevine Pollini, senior analyst commodities per Union Bancaire Privée, la debolezza del metallo è però la diretta conseguenza della forza straripante del dollaro americano, che è ai massimi da oltre 4 anni. L’esperto ricorda poi che l’oro soffre le fasi di mercato come quella attuale, in cui la politica monetaria della FED inizia a diventare restrittiva (a ottobre terminerà il piano di quantitative easing, che durava dalla primavera del 2009) e i mercati azionari toccano record assoluti.
L’oro non riesce a rialzare più la testa, dopo che lo scorso anno i prezzi sono crollati quasi del 29% facendo registrare la peggiore performance dal 1981. A complicare le cose sono poi le aspettative di bassa inflazione, non solo in Europa (dove esiste addirittura il pericolo di deflazione) ma anche negli Stati Uniti. Qui il target del 2% appare lontano, anche perché la forza del biglietto verde tiene bassi i costi di importazione e i prezzi al consumo. Ad agosto il tasso di inflazione negli USA è diminuito per la prima volta nel corso del 2014.
Le attese di inflazione futura molto contenuta rendono l’oro meno appetibile come strumento di protezione del capitale dall’aumento dei prezzi. Un altro elemento penalizzante per il metallo giallo è rappresentato dalla diminuzione della domanda da investimento. Gli asset detenuti dagli Etf che investono in oro fisico sono scesi sotto le 55 milioni di once, un livello minimo che non si vedeva ormai da ben 5 anni. Secondo GFMS (Gold Fields Mineral Services), la domanda fisica di oro calerà del 15,9% nel 2014, toccando 4.174 tonnellate.
Si tratta di un valore molto distante dal record raggiunto lo scorso anno a 4.957 tonnellate. Lo specialista di UBP ritiene che comunque l’oro riuscirà a trovare “supporto attorno alla soglia psicologica di 1.220-1.200 dollari l’oncia”, anche se non esclude un nuovo approfondimento deciso verso 1.180$ l’oncia. Tuttavia l’esperto è convinto che, in caso di peggioramento del sentiment sulle borse e di aumento delle tensioni geopolitiche, l’oro sarà in grado di ritrovare il suo status di bene rifugio con il conseguente allontanamento da parte degli investitori dagli asset più rischiosi (azionario in primis).
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