Turchia: è corsa ai depositi in dollari su rischio inflazione

Nicola D’Antuono

11 Giugno 2014 - 10:31

In Turchia è scattata la corsa ai depositi in dollari americani, dopo che la banca centrale ha tagliato i tassi nonostante l’inflazione sfiora ormai il 10%

Turchia: è corsa ai depositi in dollari su rischio inflazione

Sul finire di maggio la banca centrale turca, sotto la forte pressione del premier Recep Tayyip Erdogan, ha deciso di abbassare i tassi di interesse di 50 punti base al 9,5%. Si tratta dei tassi di riacquisto a una settimana, mentre quelli sui prestiti overnight sono stati lasciati invariati al 12%. La mossa delle autorità monetarie turche è arrivata un po’ a sorpresa, nonostante il tasso di inflazione ad aprile sia stato pari al 9,4% dopo l’8,4% di marzo. La politica della banca centrale di Ankara, guidata da Erdem Basci, è diventata così meno restrittiva, ma dietro a questa decisione c’è la volontà del premier Erdogan di introdurre misure monetarie e fiscali sempre più lassiste e populiste, in vista di una sua possibile candidatura alle prossime elezioni presidenziali di agosto.

Il rischio di inflazione sempre più elevata sta comunque avendo i primi effetti sul lato finanziario. Sebbene la lira turca resta ben acquistata sui mercati internazionali (il cambio Usd/Try è a 2,08), a metà maggio è stato calcolato che i depositi in dollari americani sono aumentati a 82,6 miliardi ai massimi da dicembre 2012, ovvero quando la banca centrale di Ankara ha iniziato a monitorare questo indicatore monetario. Si tratta di un valore pari a circa il 10% del pil della Turchia. Sul fronte tassi, i titoli di stato turchi con scadenza decennale mostrano rendimenti al 9,2%. Ciò vuol dire che tra i mercati emergenti, hanno i tassi più alti della Turchia solo Pakistan e Brasile.

Gli esperti sono convinti che dietro questo boom dei depositi in dollari ci sia proprio il timore che l’inflazione possa sfuggire di mano alle autorità monetarie locali, visto che già ora si muove su un livello quasi doppio rispetto al target del 5% della banca centrale. Gli analisti valutari ritengono che la lira turca possa finire nuovamente nel mirino dei venditori, dopo quasi 5 mesi di stabilità e di forte recupero dai minimi storici. Negli ultimi due anni la valuta di Ankara ha perso il 14% sul biglietto verde, ma è arrivato a perdere anche più del 30% del proprio valore scendendo su livelli minimi sul finire di gennaio scorso, quando fu evitato un collasso totale grazie al maxi-aumento dei tassi della banca centrale.

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