Donald Trump è pronto a cancellare la legge che tutela i bambini arrivati negli Stati Uniti in modo irregolare: oltre a Obama protesta anche Zuckerberg.
Lo aveva promesso Donald Trump e ora è pronto a passare dalle parole ai fatti. Dopo le indiscrezioni arrivate nei giorni scorsi, ecco che il Presidente ha deciso di cancellare la legge voluta da Obama sui cosiddetti “Dreamers”.
La questione riguarda quei bambini che in tutti questi anni sono arrivati negli Stati Uniti, nella quasi totalità dei casi per mezzo dei genitori, in maniera irregolare ma che comunque da tempo vivono e ormai anche lavorano nel territorio americano.
Nel 2012 Barack Obama aveva fatto una sorta di sanatoria per tutelare tutte queste persone, che si stimano siano 800.000 negli states, ma ora Donald Trump è pronto a cancellare questa norma come più volte ribadito in campagna elettorale.
Mentre quindi il tycoon è alle prese con lo scoppio di una possibile Terza Guerra Mondiale in Corea, ma anche con grane interne come il Russiagate che potrebbero costargli l’impeachment, ecco che nel tentativo di ricompattare lo zoccolo duro del suo elettorato Trump è pronto al pugno duro sul tema dell’immigrazione.
Trump schiaffo ai “Dreamers”
Oltre ai pensieri derivanti dalla questione coreana, negli Stati Uniti in questo momento divampa il dibattito attorno ai “Dreamers”, letteralmente sognatori, come vengono chiamati gli 800.000 giovani e bambini arrivati negli states in maniera irregolare.
Nel 2012 l’allora inquilino della Casa Bianca Barack Obama con un atto esecutivo, che evita di passare per il Congresso, aveva promulgato una legge denominata DACA, acronimo di Deferred Action for Childhood Arrivals.
Il DACA è una sorta di sanatoria che va a creare una sorta di corsia preferenziale per regolarizzare tutti quei bambini arrivati in maniera irregolare negli Stati Uniti, molti dei quali ormai lavorano e sono perfettamente integrati nel tessuto sociale americano.
Sempre con un atto esecutivo invece Donald Trump potrebbe cancellare questa legge, mantenendo fede alle promesse elettorali e proseguendo sulla linea della lotta all’immigrazione clandestina e della difesa dei confini.
Non sono favorevole a punire bambini, la maggior parte dei quali adesso sono adulti, per le azioni dei loro genitori. Ma dobbiamo anche riconoscere che siamo un Paese di opportunità perché siamo un Paese di leggi.
Così Donald Trump ha commentato la sua decisione di abolire il DACA, aggiungendo poi che ora è pronto a intraprendere assieme ai Democratici un confronto per scrivere insieme una nuova legge sull’immigrazione.
Come arriverà la firma sull’atto esecutivo, il Congresso avrà poi sei mesi di tempo per trovare una soluzione a queste centinaia di migliaia di bambini e adulti. Intanto in tutto il paese infuriano le proteste, provenienti anche da personalità eccellenti.
Obama e Zuckerberg contro Trump
La decisione di Trump di cancellare con un colpo di spugna il DACA ha provocato un’ondata di dissenso in tutto il paese. Studenti e cittadini infatti hanno messo in atto forme di protesta in diverse città americane.
Sul tema è intervenuto anche il diretto interessato Barack Obama, che con un post su Facebook ha definito “crudele” voler cercare di punire un così alto numero di giovani che non chiedono altro di contribuire al benessere del Paese che amano.
Solitamente un ex Presidente in America non interviene sull’operato del suo successore, ma questa volta Obama non ha voluto tacere e si vocifera che anche nei prossimi giorni si spenderà per difendere la sua legge sui “Dreamers”.
Oltre a Obama però anche importanti imprenditori si sono apertamente schierati in difesa del DECA. Tim Cook di Apple, Bob Iger della Disney e Mark Zuckerberg di Facebook, hanno infatti criticato la mossa di Donald Trump.
In particolare molto accorata è stata la difesa dei “Dreamers” da parte di Mark Zuckerberg, che ovviamente con un post sul suo Facebook ha sottolineato quanto questi giovani contribuiscono all’economia e alla vita vita sociale degli Stati Uniti.
La partita quindi sul tema sembrerebbe essere ancora aperta. Bisognerà vedere quindi se tutte queste pressioni provenienti dal mondo economico convinceranno Trump a tornare sui suoi passi, anche se difficilmente in questi mesi il tycoon ha dimostrato di cambiare con facilità opinione.
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