Si avvicina la pubblicazione di trimestrali e bilanci annuali da parte delle banche europee. Quali fattori monitorare con più attenzione?
Gli investitori si preparano ad una nuova ondata di notizie potenzialmente cattive, provenienti dalle banche europee che si apprestano a pubblicare i dati sugli utili del quarto trimestre insieme ai risultati del bilancio annuale.
I margini sono sempre più ridotti, aumenta l’indebitamento, mancano i guadagni dall’attività di trading e pesano gli oneri fiscali: tutti fattori complici nella creazione di un mix tossico per le trimestrali dei maggiori istituti bancari d’Europa.
La Deutsche Bank pubblicherà la sua trimestrale il 2 febbraio, seguita da BNP Paribas (6 febbraio), Société Générale (8 febbraio) e Credit Suisse Group (14 febbraio).
Ecco cosa monitorare secondo l’odierno approfondimento di Bloomberg.
Il calo delle entrate da trading
Con la volatilità sui mercati ai minimi storici, tra i focus delle trimestrali delle banche europee troviamo gli utili dalle attività di trading. Deutsche Bank ha già avvertito ad inizio anno che i ricavi da trading sono scesi del 22 per cento negli ultimi tre mesi del 2017, fattore che aumenta la pressione sull’ad John Cryan affinché dimostri di poter riconquistare la leadership nel campo degli investimenti persa negli ultimi anni a favore degli istituti statunitensi. Alcuni degli azionisti di maggioranza della società hanno affermato che potrebbero smettere di sostenere Cryan a meno che le prestazioni non migliorino entro la riunione annuale degli azionisti in programma a maggio.
Ma Cryan non è l’unico CEO a subire le conseguenze del calo dei ricavi da trading. Gli investitori di Barclays attendono di vedere come la riorganizzazione del CEO Jes Staley della divisione securities della società stia dando i suoi frutti dopo un terzo trimestre definito “disastroso”, in cui si sono rilevate perdite del 31% sulle entrate derivanti dal trading su azioni, obbligazioni e valute.
Le entrate da trading potrebbero rivelarsi sottotono anche per le francesi BNP Paribas e Credit Agricole, entrambe particolarmente esposte al business del trading sull’obbligazionario. Credit Suisse ha ammesso che le condizioni di mercato sono state difficili negli ultimi mesi dell’anno appena trascorso.
I crediti deteriorati delle banche italiane
E’ alta l’attesa per vedere i progressi fatti nel ripulire i bilanci dai bad loans da parte di UniCredit, Intesa Sanpaolo e le altre anche italiane, schiacciate da 300 miliardi di euro di crediti deteriorati.
Il focus su Intesa è tutto sul nuovo business plan dell’amministratore delegato Carlo Messina, che verrà presentato il 6 febbraio e che potrebbe contenere nuovi obiettivi di qualità patrimoniale e nuovi piani di espansione per i business delle assicurazioni e della gestione patrimoniale. Ci si aspetta, inoltre, un aggiornamento sull’integrazione all’interno dell’istituto delle fallite Popolare di Vicenza e Veneto Banca.
Il mese scorso UniCredit ha indicato di aver pianificato un’accelerazione nella riduzione dei prestiti in sofferenza. La banca ha riferito che aumenterà il pagamento dei dividendi al 30% degli utili l’anno prossimo, in rialzo dal 20% segnalato per il 2018.
Il peso delle tasse
Molte banche europee sono state costrette ad emettere un profit warning dopo l’arrivo della riforma fiscale negli Stati Uniti ad opera del presidente Donald Trump, che rende più difficile agli istituti dell’area euro detrarre le perdite registrate in passato dalle tasse da pagare in futuro.
La Deutsche Bank ha avvertito che riporterà la terza perdita annuale consecutiva dopo un colpo da 1,5 miliardi di euro per tenere conto del cambiamento. Anche Credit Suisse potrebbe registrare la terza perdita annuale: ha stimato una perdita di 2,3 miliardi di franchi a causa delle novità fiscali in atto. E Societe Generale, Barclays Plc e la maggior parte degli altri istituti di credito che operano negli Stati Uniti, inoltre, potrebbero riportare delle detrazioni in bilancio per lo stesso motivo.
L’effetto Steinhoff
Le banche statunitensi hanno riportato perdite per oltre 1 miliardo di dollari a causa delle difficoltà di Steinhoff International Holdings NV, tra i leader mondiali nel settore delle vendite al dettaglio.
Gli investitori ora attendono di conoscere l’esposizione delle banche europee alla grande holding sudafricana. Un prestito da parte di UBS Group AG in azioni Steinhoff è stato la causa della maggior parte della perdita sui crediti di 79 milioni di franchi della banca svizzera nel quarto trimestre, ha riportato una persona a conoscenza dei fatti a Bloomberg.
Tra gli altri istituti di credito europei che potrebbero essere interessati dall’accaduto - secondo la testata economica - sono BNP Paribas, HSBC Holdings Plc, Commerzbank AG, Credit Agricole SA, Royal Bank of Scotland Group Plc e UniCredit SpA.
Il fallimento di Carillion
Le banche inglesi, incluse Barclays, RBS e Lloyds si preparano a subire delle partite in scia al fallimento di Carillion Plc, specializzata nel settore inglese delle costruzioni, che è crollata la scorsa settimana sotto oltre 1,6 miliardi di sterline di debiti.
Multe dagli USA
Attenzione anche su RBS e Barclays e su quanto gli costerà pagare le sanzioni imposte dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti per la vendita di titoli ipotecari di oltre un decennio fa. Per RBS, salvata grazie ai soldi contribuenti, la multa è l’ostacolo più grande ostacolo che rimane per il ritorno del dividendo, che renderebbe più facile per il governo trovare degli acquirenti per la quota di maggioranza che detiene ancora, dopo 10 anni dalla crisi finanziaria.
Poco più di un anno fa, il Dipartimento di Giustizia ha citato Barclays per frode dopo che la banca si è rifiutata di pagare l’importo richiesto dal governo USA. Al tempo, le persone informate sui fatti hanno riferito che Barclays è disposta a pagare non più di 2 miliardi, mentre gli Stati Uniti stavano chiedendo un risarcimento ben più alto.
UBS, in una situazione analoga, ha riferito questa settimana che è improbabile che riesca a risolvere presto le controversie legali ancora in corso.
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