Titoli reverse convertible: cosa sono e come funzionano

Massimiliano Carrà

3 Settembre 2019 - 17:08

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Cosa sono e come funzionano i titoli reverse convertible che secondo le disposizioni di Banca d’Italia non rientra all’interno della categoria dei titoli strutturati, ma dei cosiddetti titoli atipici

Titoli reverse convertible: cosa sono e come funzionano

Oltre ad aver analizzato una serie di titoli strutturati, come i credit linked note, i bull and bear, o quelli con cedola massima e/o minima, vi sono dei titoli che la Banca d’Italia fa rientrare nella fattispecie dei titoli atipici: i titoli reverse convertible.

Essi infatti non possono essere considerati come delle obbligazioni strutturate a causa dell’elevata rischiosità e particolarità dello strumento finanziario: non garantiscono il rimborso del capitale investito.

Anche se, come avviene per le normali obbligazioni, i titoli reverse convertible vengono generalmente emessi alla pari e conferiscono all’investitore il diritto di ricevere una cedola periodica, tuttavia si differenziano perché il valore di rimborso non è certo, ma può variare in conseguenza del valore della quotazione di un altro titolo.

Come funzionano i titoli reverse convertible

I titoli reverse convertible sono strumenti finanziari caratterizzati dalla presenza di un’opzione put a favore dell’emittente, che, a scadenza può decidere se rimborsare il prestito attraverso contanti o consegnando un certo quantitativo di determinate azioni propria, ossia dello stesso emittente, stabilito all’inizio del prestito.

La decisione sul modo del rimborso dipenderà ovviamente dal valore di mercato l’azione avrà a scadenza. Proprio per questo quando si analizzano i titoli reverse convertible bisogna individuare i seguenti scenari:

  • il prezzo di mercato del titolo azionario sottostante l’opzione put è uguale o superiore al prezzo di esercizio: l’emittente non esercita l’opzione put e rimborsa al sottoscrittore l’intero capitale investito;
  • il prezzo di mercato del titolo azionario sottostante l’opzione put è uguale o inferiore al prezzo di esercizio: l’emittente esercita l’opzione put e consegna, o meglio vende, al sottoscrittore il quantitativo di titoli azionari prestabilito.

L’investitore è quindi esposto al rischio di ricevere a scadenza un numero prefissato di titoli azionari il cui valore di mercato può essere anche di molto inferiore all’investimento iniziale.

Per far fronte a questo rischio la cedola ricevuta dall’investitore offre un rendimento superiore ai tassi di interesse di mercato di pari durata perché comprende il premio dell’opzione implicitamente venduta dall’investitore all’emittente.

La clausola knock-in dei titoli reverse convertible

In alcuni casi nei titoli reverse convertible è presenta la cosiddetta clausola knock-in. Essa indica una percentuale di svalutazione - che generalmente varia tra il 15% e il 30% - del prezzo di conversione minima che deve essere raggiunta affinché l’emittente possa rimborsare il prestito consegnano azioni.

Questa clausola prevista per alcuni titoli reverse convertible è quindi a favore dell’investitore in quanto lo protegge dal deprezzamento delle azioni, rendendo di conseguenza più difficile questo tipo di rimborso.

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