Tfr in busta paga: soldi in più al mese, ma meno detrazioni e agevolazioni. Ecco perché potrebbe non valerne la pena

Vittoria Patanè

07/10/2014

Tfr in busta paga. Più soldi al mese, ma meno detrazioni e agevolazioni. Il lavoratore rischia, pagando tasse più alte, di annullare il vantaggio. Ecco i motivi per cui occorre pensarci bene

Tfr in busta paga: soldi in più al mese, ma meno detrazioni e agevolazioni. Ecco perché potrebbe non valerne la pena

Nell’ultimo periodo non si parla d’altro che dell’intenzione del Governo di rendere disponibile in busta paga il 50% del Tfr a tutti coloro che ne faranno richiesta. Un’iniziativa che suscita molti dubbi e che ha già incontrato lo sfavore di associazioni e sindacati.

Non è infatti tutto oro quello che luccica e il rischio è quello di perdere parte delle agevolazioni per asili nido, mense scolastiche e tasse universitarie, ma anche quello di non poter usufruire delle detrazioni Tasi. Insomma, in poche parole il pericolo minore risiede nella possibilità di veder diminuire in maniera considerevole gli sconti relativi al reddito Isee che, con l’anticipo del Tfr in busta paga, salirebbe e pure parecchio.

Una volta mandate in pensioni le preoccupazioni relative alla copertura per piccole e medie imprese che fruirebbero di maggiore liquidità grazie al circuito bancario, il problema maggiore del Tfr in busta paga risiede proprio nel fatto che il lavoratore, pur percependo più soldi, sia costretto a spenderne di più, annullando de facto il vantaggio.

Tfr nello stipendio infatti non significa solo soldi che il dipendente riceve oggi anziché domani, ma anche tasse che dovrebbe pagare domani e invece paga oggi, facendo incassare a Governo 4-6 miliardi in più. Una sorta di mini manovra utile per coprire altre riforme e per trovare le coperture da elencare all’interno della Legge di Stabilità.

Tfr: quanti soldi in più in busta paga?
Ricevere il Tfr subito significa trovarsi, in media, 100 euro in più al mese, 1.200 euro in più all’anno. Tutto ovviamente al netto. Per fare un esempio pratico, un lavoratore dipendente che percepisce annualmente 23mila euro lordi, riceverebbe (sempre l’anno) 1.269 euro in più.

Il Governo pensa di concedere nel 2015 il 100% della liquidazione accumulata nel 2014. Tradotto in banconote questo comporterebbe tra gli 85 e i 153 euro in più al mese, in base ai redditi (dai 18 mila ai 35 mila euro annui).

Sarebbe parecchi di meno i soldi nel caso in cui l’anticipo fosse invece del 50% del Tfr, dai 43 ai 76 euro mensili. Tutto ciò nel caso in cui l’anticipo venga tassato separatamente con un’aliquota media pari a quella Irpef degli ultimi 5 anni (tra il 23 e il 25%) e non come cumulo di reddito e quindi con un’aliquota più alta.

Tfr in busta paga: più tasse da pagare?
Anche se il Governo decidesse di tassare separatamente il Tfr in busta paga utilizzando un’aliquota agevolata, il rischio di dover versare tasse più alte rimane. Perché? Perché il reddito Irpef rimarrebbe il medesimo, ma quello Isee salirebbe causando una riduzione degli sconti. Facendo un esempio: Se a Milano un reddito Isee di 12.500 paga per gli asili nido 103 euro mensili, in caso di reddito più alto con il Tfr anticipato, la tariffa salirebbe a 232 euro.
Lo stesso più dirsi per le rette delle mense scolastiche o per le tasse universitarie.

Insomma: siamo sicuri che il gioco valga la candela?

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