Terre rare: +160% in un mese per la società cinese che le estrae. I motivi

Alessio Trappolini

29/05/2019

29/05/2019 - 12:57

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Dopo la visita del presidente cinese Xi Jinping nello stabilimento della JL Mag Rare-Earth le azioni sono schizzate alle stelle. Le terre rare sono diventate armi di ricatto che Pechino usa contro gli Stati Uniti nella guerra commerciale

Terre rare: +160% in un mese per la società cinese che le estrae. I motivi

In Cina le azioni della JL Mag Rare-Earth sono salite del +160% nel giro di un mese.

Il rally è partito ad inizio maggio (come da grafico), per poi accelerare vistosamente dopo la visita del Presidente cinese Xi Jinping allo stabilimento di estrazione e lavorazione delle terre rare di JL Mag Rare-Earth a Ganzhou, nella provincia orientale dello Jiangxi, il 20 maggio scorso.

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Azioni della JL Mag Rare-Earth quotate a Shenzen. La società è stata fondata il 19 agosto 2008.

Terre rare, l’arma di Pechino nella guerra commerciale contro gli Usa

L’escalation mediatica sulle terre rare deriva tutta dalla visita del presidente Xi Jinping agli stabilimenti della JL Mag Rare-Earth, da molti interpretata come una dimostrazione velata di forza contro le minacce in tema di dazi sbandierate su twitter dall’omologo americano Donald Trump.

Secondo gli esperti vicini al Governo di Pechino la “random walk” di Xi Jinping nel distretto dello Jiangxi ha aggiunto speculazione sul fatto che la Cina possa rendere i minerali più costosi riducendone l’offerta se la guerra commerciale dovesse portarsi troppo a lungo e se gli Stati Uniti dovessero proporre condizioni svantaggiose.

I dati confermano le tesi:

Come vediamo nell’istogramma elaborato dall’Ufficio studi di Money.it utilizzando i dati messi a disposizione dalla piattaforma Bloomberg, le esportazioni cinesi di terre rare sono diminuite nel primo trimestre del 2019. Potrebbe trattarsi di un caso?

Attualmente la Cina è il più grande produttore al mondo di terre rare e possiede il 40% circa delle riserve mondiali di questi elementi, fondamentali nella produzione di prodotti che vanno dagli smartphone ai veicoli elettrici.

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Sulla base di questi numeri la Cina potrebbe benissimo essere in grado di indirizzare l’export a proprio piacimento, in modo da manipolarne artificialmente il prezzo e rendere molto più costosi gli approvvigionamenti per le aziende americane, ad oggi i principali importatori insieme al Giappone.

I precedenti. Una presa di posizione di questo genere, peraltro, ha dei precedenti storici. Nel 2010 la Cina ha vietato l’esportazione di minerali di terre rare in Giappone a causa di una disputa commerciale con Tokyo: fu la prima volta in cui si rese evidente quanto sia pericoloso che una sola Nazione ne detenga la maggior parte della produzione, di fatto un monopolio.

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