Tassi Eurirs ai minimi storici, da cosa dipende e cosa aspettarsi in futuro?

Stefano Tempera

7 Settembre 2019 - 08:01

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Nel mese di agosto i tassi IRS hanno registrato nuovi minimi storici. Vediamo quali sono stati i motivi per cui l’Eurirs è sceso e verifichiamo se questo sia un buon momento per sottoscrivere un mutuo a tasso fisso.

Tassi Eurirs ai minimi storici, da cosa dipende e cosa aspettarsi in futuro?

Chi aveva sospeso la ricerca del mutuo nel mese di luglio per concedersi qualche settimana di vacanza estiva ed è tornato a visionare le varie proposte delle banche a settembre avrà piacevolmente scoperto che i tassi di riferimento dei mutui sono scesi sensibilmente.

Le scadenze dell’Euribor sono diminuite in media di uno 0,05, ma è sul fronte dei mutui a tasso fisso che si è concentrata la massima sorpresa. Infatti i tassi Eurirs, gli indici di riferimento dei mutui a rata costante, hanno registrato ad agosto il loro minimo storico raggiungendo a metà mese quota -0,31 per la durata a 10 anni e -0,10 per quella a 15 anni. In territorio positivo, seppur di poco, le altre scadenze: 0,02 la scadenza a 20 anni, 0,06 quella a 25 anni e 0,07 la durata a 30 anni. Nella prima rilevazione del mese di settembre i tassi IRS hanno segnato un leggero aumento, ma rispetto a fine luglio tutte le scadenze hanno avuto un incremento tra i 40 e i 50 punti base.

Qual è la causa dell’aumento dei tassi Eurirs?

Nel mese di agosto abbiamo assistito ad un crollo degli indici IRS, a vantaggio di chi deve sottoscrivere un mutuo ipotecario a tasso fisso. Per identificare la causa dell’abbassamento dei tassi Eurirs dobbiamo puntare lo sguardo verso il mercato obbligazionario mondiale, che negli ultimi mesi ha toccato un livello di rendimento molto basso. In particolare, il Bund tedesco è il parametro a cui è agganciato l’indice IRS.

Il Bund tedesco, che oggi è in territorio negativo (-0,70%), oltre ad essere uno degli strumenti finanziari con i quali la Germania finanzia il proprio debito pubblico, è anche il benchmark dei titoli di stato europei, che viene utilizzato come riferimento per valutare lo spread, ovvero la differenza di rendimento, tra i titoli di stato decennali tedeschi e quelli degli altri paesi dell’Europa. Il parallelismo tra l’andamento degli Eurirs e del Bund tedesco degli ultimi mesi è evidente.

Un altro motivo per cui i tassi IRS, così come l’Euribor e lo stesso Bund tedesco, sta scendendo da qualche mese lo si deve collegare alle previsioni sui tassi di interesse e in particolare al prossimo taglio che gli operatori del settore considerano molto probabile già in seguito alla riunione della Banca centrale europea, la penultima presieduta da Mario Draghi, che si terrà il 12 settembre. Sulla base di questa previsione, sembra che i mercati stiano scontando quanto dovrebbe accadere a breve.

A questo punto, chi nei mesi scorsi si è recato in banca a bloccare il tasso perché poteva sembrare il più basso di sempre, oggi potrebbe avere il dubbio che i tassi subiranno ulteriori ribassi. Attenzione però a non fare i conti solo con l’andamento degli indici Eurirs e Euribor. Non bisogna dimenticare lo spread bancario, che lo decide la singola banca che eroga il mutuo. Molti istituti, ad inizio settembre, visto l’improvviso crollo dei parametri di riferimento, hanno già rivisto in leggero aumento i loro margini, ma con gli Eurirs a questo livello oggi è comunque possibile strappare un mutuo a tasso fisso al di sotto dell’1%.

Un altro aspetto da analizzare potrebbe essere l’effetto degli indici Euribor e Eurirs, che potrebbero cambiare rotta e salire di qualche decimale nel caso fossero disattese le previsioni sul taglio dei tassi da parte della BCE o comunque se fossero annunciate politiche di espansione meno forti di quelle che i mercati stanno già scontando da qualche settimana. L’appuntamento è tra una settimana, quando il Consiglio direttivo della BCE prenderà le sue decisioni.

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