Brutte notizie per le sei regioni italiane: secondo Confcommercio le imprese dei servizi e del terziario di Lombardia, Piemonte, Toscana, Lazio, Puglia, Sicilia con l’arrivo della Tari subiranno un aumento del 300%.
Non è ancora finito il rinominato venerdì nero delle tasse sulla casa che già un’altra tassa inizia a complicare la vita alle imprese. Oggi scade il termine ultimo per il pagamento di Mini-imu e Tares, anche questo segnato da ritardi complicazioni e errori.
Quella in scadenza oggi è l’ultima rata della tassa sui rifiuti Tares, che sarà presto sostituita dalla Iuc, la nuova imposta unica comunale che comprende la componente rifiuti Tari. E secondo le analisi di Confcommercio sarà proprio la Tari ad infierire con un vero e proprio salasso sui bilanci delle imprese.
L’analisi
Ad affermarlo è la Confcommercio, in seguito ad un’analisi sugli effetti delle maggiorazioni tariffarie per le imprese dei servizi e del terziario di mercato, effettuata su un campione di sei grandi regioni: Lombardia, Piemonte, Toscana, Lazio, Puglia, Sicilia.
Da questa analisi emerge un pesante aumento della tassa Tari calcolato in media al 302%. Inoltre, secondo la Confcommercio, tale incremento sarà ancora più salato per determinate tipologia commerciali come nel caso dei negozi di ortofrutta, pescherie, fiori e piante (+627%), delle discoteche (+568%), dei ristoranti e pizzerie (+548%).
Secondo la Confcommercio si tratta di "incrementi ingiustificati, che trovano peraltro riscontro anche nel dato medio nazionale, e che derivano essenzialmente dall’adozione di criteri presuntivi e potenziali e non dalla reale quantità di rifiuti prodotta. E una una pesante penalizzazione per il sistema delle imprese, che impone la necessità di rivedere al più presto la struttura dell’attuale sistema di prelievo affinchè rifletta la reale produzione di rifiuti ridefinendo con maggiore puntualità coefficienti e voci di costo e distinguendo tra le utenze domestiche e quelle non domestiche."
Dalla Tares alla Tari
La legge di stabilità 2014, al fine di semplificare la tassazione sulla casa, ha stabilito la sostituzione della tasse attualmente in vigore con la Iuc, l’imposta unica comunale. Questa si basa da una parte sul possesso di immobili e alla loro natura e valore; e dall’altra sull’erogazione e alla fruizione di servizi comunali.
Per questo motivo la Iuc comprende:
- Imu: tassa sugli immobili
- Tasi: imposta sui servizi indivisibili dei Comuni
- Tari: tassa sui rifiuti
In sostanza però secondo Confcommercio cambia il nome, ma non la sostanza che presenta tutte le criticità delle precedenti tasse: "la struttura della Tari riflette quasi pedissequamente la precedente formulazione della Tares e, quindi, della vecchia Tia, in quanto ripropone tariffe determinate sulla base di coefficienti di produzione potenziali e non sui reali quantitativi di rifiuti prodotti. In pratica, il mantenimento dei vecchi criteri di produzione “presuntiva” non solo rischia di tradursi in condizioni di costo estremamente diversificate sul territorio a parità di attività economica, ma ripresenta tutte le criticità e i limiti che i precedenti regimi di prelievo hanno mostrato e che più volte Confcommercio ha denunciato."
La proposta di Confcommercio
Per eliminare queste criticità, secondo Confcommercio il sistema di determinazione del prelievo dovrebbe riflettere la reale produzione di rifiuti da parte di famiglie e imprese.
In particolare, leggendo la proposta di Confcommercio, occorre individuare e definire in maniera puntuale:
- costi del servizio: avvicinare e rendere operativo il riferimento ai fabbisogni standard cui il comune deve riferirsi nella determinazione dei costi del servizio (ma solo a partire dal 2016) determinando nelle more di linee guida specifiche, un preciso range dal quale i comuni non possano discostarsi;
- utenze domestiche e non domestiche: prevedere criteri oggettivi per la ripartizione del peso del nuovo tributo;
- coefficienti: superare la logica presuntiva del cd. Metodo normalizzato e introdurre coefficienti di produttività determinati sulla base di campagne di pesatura che rispecchino la reale produzione di rifiuti;
- agevolazioni/riduzioni: introdurre criteri premiali per la raccolta differenziata e riconoscere le differenze di qualità del rifiuto prodotto (alleggerendo il carico sulle attività economiche a elevata produzione di rifiuto differenziato) e di quantità (considerando la stagionalità di alcune attività).
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