Ancora ritardi nei pagamenti delle supplenze effettuate dai precari che il decreto ministeriale di ottobre scorso doveva evitare. Cosa non funziona?
Ad ottobre è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto ministeriale 31 agosto n. 241 che fornisce indicazioni sulle modalità di pagamento delle supplenze saltuarie o brevi.
Nonostante questo sono ancora molti i precari che attendono lo stipendio da mesi e nonostante tutto continuano a registrarsi ritardi nei pagamenti, dovuti spesso al fatto che molti precari sono costretti a lavorare in più istituti nel giro di pochi mesi e i pagamenti rimangono incastrati tra le maglie burocratiche della scuola.
Il decreto ha la funzione proprio di eliminare il problema dei ritardi nel pagamento degli stipendi delle supplenze, anche perché spesso non si parla di ritardi di pochi giorni, ma di diversi mesi.
I precari della scuola, dunque, oltre al danno di non avere mai certezze sul dove e quando lavoreranno, devono subire anche l’incertezza del quando verranno pagati.
Un problema non da poco, dunque, per chi vede lo stipendio arrivare dopo molti mesi e un decreto non sufficiente se non ci si preoccupa di farlo rispettare.
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Stipendi precari: il decreto ministeriale contro i ritardi
Il nuovo decreto ministeriale dovrebbe sancire l’obbligo di pagamento degli stipendi entro un massimo di 30 giorni dalla fine del mese in cui si è svolta la supplenza.
Inoltre la normativa decreta che sono i dirigenti scolastici ad essere responsabili del pagamento e che ne dovranno rispondere in sede di valutazione.
Nonostante ciò, però, i ritardi nei pagamenti degli stipendi dei precari continuano ad esserci e molti docenti, dopo aver effettuato la supplenza, aspettano diversi mesi prima di ricevere il pagamento.
Il vincolo dei 30 giorni, dunque, non sempre è rispettato e non sono pochi i precedenti in cui i precari non hanno visto accreditarsi i propri stipendi a diversi mesi dalle supplenze.
Stipendi precari: perché i ritardi?
I precari, dunque, pagano un doppio scotto: quello dell’incertezza lavorativa e quello dell’incertezza economica.
Nella scuola italiana, infatti, sono molte le situazione di insegnanti che lavorano ancora come precari nonostante una carriera decennale nell’insegnamento. Tutto ciò rientra nel ben noto problema di concorsi e graduatorie, ma non è tutto.
La categoria degli insegnanti si trova spesso ad avere stipendi molto più bassi di quelli degli altri dipendenti pubblici (che in alcuni casi hanno subito aumenti del 45%), anche se la Fedeli sembra aver detto di essere pronta al confronto con i sindacati per stabile aumenti di stipendio per i docenti.
I precari, quindi, oltre a percepire stipendi mediamente bassi, li ricevono anche in ritardo, a volte anche di molti mesi.
Ma perché si verificano questi ritardi? La domanda è lecita e spesso accade che il problema sia la burocrazia: i precari, costretti ad effettuare supplenze in diverse scuole, si trovano in una maglia burocratica che allunga i tempi e determina ritardi nei pagamenti.
Una situazione, questa, che va approfondita e denunciata, visto che la mancanza di pagamenti non si traduce certo in una assenza di spese e non si può chiedere ad un lavoratore di lavorare per mesi senza percepire stipendio.
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