Eredità, a chi va se non ci sono figli?

Ilena D’Errico

16/09/2023

16/09/2023 - 20:17

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A chi va l’eredità se non ci sono figli: ecco chi sono gli eredi e quanto spetta loro secondo le leggi successorie.

Eredità, a chi va se non ci sono figli?

Anche senza conoscere precisamente le leggi successorie si sa che tra i primi eredi del defunto ci sono i suoi figli, che peraltro non possono essere esclusi dall’eredità se non in rare occasioni. In assenza dei figli cambiano perciò le divisioni ereditarie, ovviamente tenendo conto degli altri possibili eredi presenti e del concorso del coniuge e dei genitori del defunto. Questi ultimi, in assenza dei figli, sono infatti eredi legittimari, ai quali è garantita per legge una specifica quota dell’eredità (così come al coniuge).

Vediamo cosa prevede la legge e a chi va l’eredità se non ci sono figli.

A chi va l’eredità se non ci sono figli

In mancanza di testamento, è il Codice civile a stabilire la successione e a prevedere i chiamati all’eredità. Gli eredi, infatti, non acquistano questo status finché non accettano – tacitamente o espressamente – l’eredità che spetta loro.

In particolare, tra i primi chiamati all’eredità si trovano i figli e il coniuge del defunto. Queste persone hanno diritto a ricevere l’eredità con priorità rispetto a tutti gli altri familiari; perciò, in loro presenza nessun altro ha la possibilità di ereditare.

Ai figli del defunto, però, la garanzia successoria è rafforzata rispetto a quella riservata al coniuge. Di fatti, i figli presenti devono condividere l’eredità soltanto con il coniuge (in assenza del quale hanno diritto a tutta l’eredità), mentre il coniuge superstite concorre con altri chiamati all’eredità quando sono assenti i figli.

Eredità senza figli, ma con il coniuge

Perciò, se non ci sono figli l’eredità va al coniuge (anche se separato, purché senza addebito a suo carico) del defunto e ai genitori. In questo caso, al coniuge spettano 2/3 dell’eredità, mentre il terzo restante va ai genitori del defunto.

Quando oltre al coniuge e ai genitori sono presenti anche i fratelli e le sorelle del defunto la ripartizione è la seguente:

  • 2/3 al coniuge;
  • 1/3 a genitori e fratelli con l’eredità divisa in parti uguali purché ai genitori vada almeno 1/4 dell’eredità.

In presenza del coniuge e dei fratelli e delle sorelle ma senza i genitori del defunto, invece, al coniuge spettano 2/3 dell’eredità, mentre i fratelli e le sorelle ricevono il terzo restante da dividere fra loro in parti uguali.

Eredità senza figli e senza coniuge

Nell’ipotesi in cui il defunto non lasci né figli né un coniuge, l’eredità spetta per intero ai genitori in eguali porzioni. In presenza di fratelli e sorelle, l’eredità è divisa fra loro e i genitori, ma a questi ultimi deve essere garantita almeno la metà del patrimonio. Viceversa, se non ci sono neanche i genitori ma sono presenti fratelli e sorelle del defunto, ereditano tutta l’eredità divisa in parti uguali.

In assenza di figli, coniuge, genitori e fratelli l’eredità spetta ai parenti entro il 6° grado, senza distinzione di linea (materna o paterna) ma con priorità di quelli più prossimi. In mancanza di parenti entro il 6° grado l’eredità è devoluta allo Stato, che risponde di eventuali debiti ereditari soltanto entro i limiti del patrimonio del defunto.

Eredità senza figli in presenza di nipoti o nonni

Si ha poi un’ipotesi particolare quando il defunto non lascia figli, poiché deceduti prima di lui, ma dei nipoti. In questo caso, i nipoti subentrano nella quota ereditaria spettante ai genitori per rappresentazione. La divisione ereditaria che si prospetta è dunque analoga alla successione in presenza dei figli, in vece dei quali subentrano i nipoti.

Con un meccanismo analogo, in assenza dei genitori subentrano i nonni del defunto.

A chi va l’eredità senza figli con il testamento

Il testamento non deve tenere conto di tutte le norme successorie; pertanto, può determinare una ripartizione del tutto differente del patrimonio ereditario. Il coniuge e i genitori (e in loro assenza i nonni) godono però di quote di legittima, ossia porzioni dell’eredità che non possono essere negate neanche dal testamento (altrimenti possono impugnarlo).

In particolare, il coniuge ha diritto alla metà dell’eredità se concorre con gli ascendenti (genitori o in loro assenza i nonni), ai quali spetta 1/4 dell’eredità. La parte restante può invece essere devoluta liberamente dal testamento. Gli ascendenti, in assenza del coniuge, hanno invece diritto a 1/3 dell’eredità. Il testamento può invece regolamentare la parte restante, ossia la quota disponibile, a libera discrezione del testatore. In ogni caso, il testamento che viola le quote di legittima non è invalido e viene applicato, finché e se gli eredi scelgono di impugnarlo.

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