Successione per rappresentazione, ecco cos’è, come funziona e in quali casi si applica.
Riguardo all’eredità spesso si sente parlare della rappresentazione, un principio per cui alcune persone diventano eredi del defunto sostituendo un altro avente diritto. La rappresentazione è un meccanismo piuttosto utile per la disciplina ereditaria, ma deve sottostare a precise regole. Vediamo cos’è la successione per rappresentazione e come funziona.
Cos’è la rappresentazione?
La rappresentazione è un meccanismo che opera all’interno della successione, in cui un chiamato all’eredità è sostituito da un altro, che entra di diritto nell’asse ereditario, con eguale quota del soggetto rappresentato. Proprio in virtù di questo principio, la quota ereditaria destinata a una persona, per l’appunto il chiamato all’eredità, non è persa ma attribuita a un altro soggetto, che diviene chiamato all’eredità, e nemmeno distribuita fra gli altri eredi.
Il principio di rappresentazione si applica, quando ci sono le condizioni possibili, tanto nella successione per legge che in quella testamentaria, a seconda delle circostanze con alcune differenze.
Come funziona la successione per rappresentazione
La rappresentazione è uno dei metodi principali che si applica quando un chiamato all’eredità non può o non vuole ereditare. Alla morte di un soggetto, infatti, ci sono una serie di persone che per legge o testamento hanno diritto a ricevere una quota dell’eredità. Queste persone si dicono per l’appunto chiamate all’eredità, in quanto possono rifiutare oppure accettare, diventando eredi.
Se uno dei chiamati all’eredità rifiuta o non può accettare l’eredità, rimane una sorta di posto vacante. In questo caso, interviene la rappresentazione, con la quale avviene – in modo fittizio – il passaggio dell’eredità in favore del chiamato mancante. I soggetti che entrano nell’asse ereditario rappresentando il chiamato in questione, infatti, non fanno necessariamente parte della linea ereditaria del defunto, bensì di quella del chiamato.
Un esempio può chiarire meglio questo concetto. Tizio muore, lasciando il suo patrimonio a tre figli, detti chiamati all’eredità. Fra questi, Caio è deceduto e pertanto non può accettare l’eredità. In virtù del principio di rappresentazione, la quota di eredità spettante a Caio va ai suoi eredi, per esempio i suoi figli. Accade quindi che i nipoti di Tizio diventano suoi eredi, proprio come se Caio avesse accettato l’eredità e fosse deceduto in un secondo momento. Di fatto, si assiste a uno spostamento della linea ereditaria.
In ogni caso, si applica il principio di rappresentazione per le seguenti circostanze:
- Assenza del chiamato all’eredità;
- morte, anche presunta, del chiamato all’eredità;
- sentenza definitiva di indegnità nei confronti del chiamato all’eredità (senza riabilitazione nel testamento);
- rinuncia all’eredità del chiamato;
- decadenza o prescrizione del diritto ad accettare l’eredità da parte del chiamato;
- diseredazione testamentaria, purché non impugnata se nei confronti di eredi legittimari, che ha effetto solo sugli eredi specificamente indicati.
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Chi subentra nell’eredità per rappresentazione
La rappresentazione non consente a qualsiasi persona di subentrare nel diritto ereditario del soggetto rappresentato e peraltro nemmeno tutti i chiamati all’eredità godono di questo diritto. La rappresentazione si applica nella linea retta ai discendenti del defunto, nella linea collaterale ai fratelli e le sorelle dello stesso.
Subentrano per rappresentazione tutti i discendenti, senza limiti di grado, dei soggetti rappresentati. È in ogni caso fondamentale che i rappresentati siano stati almeno concepiti alla morte del defunto, ossia che nascano entro 300 giorni dal decesso. Quando è il testamento a indicare espressamente un sostituto, allora è questa persona ad acquisire il diritto successorio, in virtù del principio di sostituzione testamentaria.
Cosa succede quando non c’è nessun altro erede
Quando non c’è nessun possibile erede che possa subentrare per rappresentazione e il testamento non indica alcuna sostituzione, opera il principio di accrescimento. Molto semplicemente, la quota del chiamato all’eredità mancante viene suddivisa fra gli altri eredi, in modo proporzionale alle quote spettanti a ognuno.
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