La normativa consente la riassunzione di un lavoratore a tempo determinato nel rispetto però di uno stacco temporale detto anche stop & go. Ecco una guida sugli errori da evitare
Il Decreto legislativo 15 giugno 2015 numero 81 «Disciplina organica dei contratti di lavoro e revisione della normativa in tema di mansioni, a norma dell’articolo 1, comma 7, della legge 10 dicembre 2014, n. 183» prevede all’articolo 1 che il contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato costituisce la forma comune di rapporto di lavoro. Per questo motivo, tutte le altre tipologie contrattuali scontano una serie di limitazioni in modo da incentivare i datori di lavoro a ricorrere al contratto a tempo indeterminato.
Un esempio di quanto appena descritto è il contratto a termine. La normativa che regola il rapporto a tempo determinato (contenuta al Capo III del D.Lgs. numero 81/2015) prevede infatti una serie di paletti per quanti vogliono attivare questa forma contrattuale, in particolare:
- Tetto massimo di durata pari a ventiquattro mesi;
- Obbligo di giustificare il ricorso al contratto a termine con determinate causali imposte dalla legge ed eventualmente dai contratti collettivi;
- Limite all’utilizzo delle proroghe (massimo quattro);
- Tetto al numero di dipendenti in forza in azienda assunti a tempo determinato.
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