Domani sarà il termine ultimo per trovare un accordo negli USA per evitare un clamoroso default sul debito pubblico. Intanto il paese rischia il taglio del rating
Ormai mancano meno di 48 ore alla scadenza del 17 ottobre, quando sarà necessario aver trovato un accordo tra repubblicani e democratici per scongiurare il default tecnico della prima potenza economica del mondo. Negli Stati Uniti è così iniziato il conto alla rovescia e ancora una volta la soluzione anti-default dovrebbe arrivare in extremis. Ieri sembrava ormai tutto pronto per l’annuncio dell’intesa su debito e shutdown, ma le trattative sono continuate ad andare avanti senza nessun accordo definitivo. Nervosismo a Wall Street, dove i principali indici azionari americani hanno chiuso in frazionale calo.
Intanto Harry Reid, leader democratico al Senato USA, ha dichiarato che, se non sarà raggiunto un accordo per aumentare il tetto all’indebitamento pubblico, le agenzie di rating internazionali potrebbero abbassare il giudizio sul merito di credito degli Stati Uniti, che potrebbe così uscire definitivamente dal club dei paesi tripla A. Secondo quanto affermato da Reid, "il termine ultimo per alzare il tetto del debito si avvicina", per cui già nelle prossime ore potrebbe essere diffusa "la notizia di un nuovo taglio al rating statunitense". Che il rating USA sia a rischio lo si capisce dall’avvertimento giunto da Fitch.
L’agenzia di rating ha confermato il giudizio AAA di massima affidabilità creditizia, ma l’outlook sul rating sovrano è negativo, per cui non va escluso un downgrade. Il Tesoro USA ha commentato subito la decisione di Fitch di tenere l’outlook a "negativo", affermando che questa posizione "riflette l’urgenza con cui il Congresso deve agire per rimuovere la minaccia di default". L’ultimo downgrade per gli USA risale all’agosto 2011, quando Standard & Poor’s decise di tagliare il rating ad AA+ da AAA. S&P ha comunque fatto sapere di non avere intenzione per il momento di tagliare il rating degli Stati Uniti.
Con il problema del debito e dello shutdown sta passando in secondo piano la delicata questione relativa al ritiro degli stimoli monetari da parte della FED, che finora era stato il market mover più seguito sui mercati finanziari. Secondo quanto dichiarato da Richard Fisher, numero uno della FED di Dallas, non sarà annunciato alcun tapering durante il meeting di fine ottobre in quanto "il momento è troppo delicato" per poter procedere anche a una riduzione del piano di quantitative easing dagli attuali 85 miliardi di dollari al mese.
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