Stati Uniti: 3 allarmi nel 2017 lanciati da Goldman Sachs

Flavia Provenzani

7 Dicembre 2016 - 10:26

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Stati Uniti: 3 allarmi nel 2017 lanciati da Goldman Sachs

Mercati: cosa fa più paura nel 2017? L’ultima analisi di Goldman Sachs ci mostra quali sono i fattori che più spaventano i mercati in vista del prossimo anno negli Stati Uniti.

David Kostin, analista equity per gli Stati Uniti nel team di Goldman Sachs, ritiene ci siano delle buone notizie in vista per il 2017, ma gli investitori non ne dovrebbero essere troppo compiacenti.

Kostin e il suo team credono che l’S&P 500 salirà a quota 2.400 punti nel 2017, anche se un sell-off nell’ultima parte dell’anno potrebbe portare l’indice principale di Wall Street a 2.300. Eppure, anche quest’ultimo livello è al di sopra di quasi 100 punti da dove si trova l’indice oggi.

Questa prospettiva solida, tuttavia, arriva con alcuni avvertimenti. Come parte di una nota dettagliata sulle previsioni 2017 di Goldman Sachs, Kostin ha sottolineato tre fattori che spaventano il suo team e che potrebbero appesantire i mercati.

Le 3 insidie per gli Stati Uniti nel 2017

Anche se questi non sono necessariamente delle previsioni di fondo per Kostin, è sempre bene tenere un occhio su quello che potrebbe andare storto nell’economia più forte a livello mondiale.

L’aumento del deficit di bilancio limita la riforma fiscale
Trump è stato a lungo un sostenitore della riforma fiscale per le aziende e per i cittadini statunitensi.

La sua scelta come segretario al Tesoro, Steven Mnuchin, ha detto che la riforma fiscale sulle imprese è la priorità numero uno. Se da una parte il piano riceverà un rigetto dai democratici, molti repubblicani focalizzati sul deficit potrebbero non essere disposti a tagliare le tasse tanto quanto vuole Trump per paura di perdere troppe entrate. Infatti, Goldman ha trovato che un’implementazione completa delle riforme di Trump causerebbe una salita del deficit a $1.200 miliardi nel 2018. La paura nei confronti del debito degli Stati Uniti potrebbe ostacolare l’impatto della riforma fiscale sulle aziende.

L’aumento dell’inflazione spinge la Fed a rialzi dei tassi costanti
Con l’inflazione armonizzata appena al di sopra dell’1,7%, sembra che le pressioni inflazionistiche si stiano avvicinando al target della Federal Reserve al 2%. Anche le misure basate sul mercato per le attese sull’inflazione hanno rimbalzato, come notato da Kostin.

Così, data la possibilità di una nuova ondata di stimoli da parte di Trump, l’inflazione potrebbe spingersi al di sopra dell’obiettivo della Fed.
Nonostante la presidente Janet Yellen si sia detta disposta a lasciare correre l’inflazione al rialzo, la Fed potrebbe essere spaventata da queste pressioni inflazionistiche e alzare i tassi più velocemente di quanto il mercato si aspetta.

I rendimenti obbligazionari continuano a salire
La carneficina sul mercato delle obbligazioni si fatta pesante dall’elezione di Trump, con i rendimenti del Tesoro USA ai massimi pluriennali su tutte le scadenze. Un continuo sell-off indicherebbe che il mercato vede una maggiore probabilità di rialzo dei tassi di interesse e un aumento dei costi di finanziamento per le imprese.

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