Se la fallimentare esperienza del test per la specializzazione medica è un ricordo che brucia ancora a molti, il Ministero dell’Istruzione sembra comunque intenzionato a portare a casa entro l’anno un’imponente operazione di restyling delle scuole di formazione post lauream. Dopo l’imbarazzante vicenda - preceduta da quella del tutto analoga che ha riguardato le prove di accesso alle facoltà di Medicina – il percorso degli aspiranti medici è destinato a cambiare: ecco come.
Scuole di specializzazione medica, si cambia? Se il 2014 è probabilmente destinato ad essere ricordato come l’anno che ha sancito il de profundis per il test d’ingresso alle facoltà di Medicina, non è andata particolarmente meglio neanche alle prove destinate ai camici bianchi in formazione. Ma, mentre per il primo caso si attende ancora di saperne di più, entro il 31 dicembre è atteso un decreto ministeriale, e che modificherà l’iter formativo degli aspiranti dottori.
Cosa cambia per le scuole di specializzazione medica
Attualmente, infatti, la bozza di riordino è oggetto di un tavolo tecnico coordinato da Andrea Lenzi, presidente del Consiglio Universitario Nazionale, e composto da un rappresentante della Conferenza dei rettori delle università italiane e da uno del Consiglio studentesco nazionale. Una volta sentito anche il ministero della Salute, e dopo che il Cnu avrà definito i nuovi ordinamenti didattici, il testo diventerà un decreto del Ministero da approvare entro il 31 dicembre (come precisato dal dl 90/2014).
Meno scuole, corsi più brevi
In pratica, tra gli obiettivi principali della riforma c’è di ridurre le scuole di specializzazione, portandole dalle attuali 56 alle circa 44 future. Il risultato, secondo il Ministero, sarebbe di ottenere un risparmio di risorse tale da consentire la stipula di più contratti; ciò contribuirebbe a ridurre l’attuale divario tra il numero dei laureati in medicina e coloro che effettivamente riescono a entrare in una scuola di specializzazione. Sull’altro versante, invece, si punta a una riduzione della durata dei corsi, portando le specialità chirurgiche da sei a cinque anni, e quelle mediche da cinque a quattro anni. Così facendo, ci si allineerebbe agli standard europei, dando maggiore spazio alla didattica nelle strutture sanitarie.
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