Smartphone, backdoor obbligatorie. Privacy a rischio?

Simone Micocci

14 Gennaio 2016 - 14:28

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Smartphone, backdoor obbligatorie? Le aziende produttrici protestano. Ecco quali potrebbero essere i rischi per la privacy degli utenti.

Smartphone, backdoor obbligatorie. Privacy a rischio?

Smartphone, negli Stati Uniti c’è una forte protesta riguardo a nuovo disegno di legge che metterebbe a rischio la privacy dei cittadini.

Nel dettaglio, nello stato di New York è stato proposto un nuovo disegno di legge in cui sono previste delle sanzioni per tutti gli smartphone che non hanno una backdoor. L’obiettivo è quello di vietare la vendita di tutti quegli smartphone che le forze dell’ordine non sono in grado di decifrare.

Il disegno di legge che obbliga i produttori ad inserire delle backdoor nei vari smartphone sarebbe stato proposto per motivi di ordine pubblico, ma la maggior parte degli utenti e dei produttori sono contrari a questa normativa in quanto ne deriverebbe una lesione della privacy dei cittadini.

Una proposta simile è stata fatta anche nel Regno Unito e sono molte le società che si stanno opponendo all’obbligatorietà delle backdoor negli smartphone. Il timore più grande è che questa nuova norma possa essere lesiva per la privacy degli utenti, in quanto l’inserimento della backdoor nello smartphone faciliterebbe l’accesso criminoso ai dati personali degli utenti.

Vediamo nel dettaglio quali sono le caratteristiche di una backdoor e perché la maggior parte delle aziende produttrici di smartphone sono contrarie ad inserirle nei propri dispositivi.

Smartphone, backdoor obbligatoria: la proposta di legge

Nello stato di New York è stato proposto un disegno di legge che obbliga tutte le aziende produttrici di telefoni ad inserire delle backdoor negli smartphone, facilitando così le forze dell’ordine ad accedere con facilità ai dati personali dei vari criminali. Il disegno di legge suddetto recita così:

“Qualsiasi smartphone fabbricato a partire dal 1° Gennaio 2016, e venduto o dato in comodato d’uso nello stato di New York, dovrebbe poter essere decrittografato e sbloccato dal produttore o dal fornitore del sistema operativo.”

Nel caso in cui un produttore rinunci ad applicare una backdoor su uno smartphone, dovrà pagare una multa di 2.500€ su ognuno dei dispositivi coinvolti.

Questa legge è simile a quella proposta nel Regno Unito dalla Investigatory Powers Bill e supportata da David Cameron, primo ministro britannico. Se questi due disegni di legge venissero approvati, potrebbero diffondersi anche in altri paesi, tra cui l’Italia.

Smartphone, cos’è una backdoor?

Prima di analizzare le cause che hanno spinto le varie aziende ad opporsi a questa proposta di legge, vediamo quali sono le caratteristiche di una backdoor.

Nel linguaggio informatico, le backdoor sono simili a delle “porte di servizio” utilizzabili per superare la maggior parte delle procedure di sicurezza attivate in un particolare sistema informatico. Questo tipo di porte possono essere sviluppate dagli stessi gestori del sistema informatico, poiché così hanno un modo per facilitare la manutenzione delle stessa infrastruttura informatica.

Le backdoor, però, hanno anche un lato “oscuro”, in quanto spesso sono create dagli hacker che vogliono manomettere un sistema informatico.

Smartphone, backdoor obbligatorie. Quali sono i rischi per la privacy?

Proprio per quest’ultima caratteristica, la maggior parte delle aziende produttrici di smartphone sono contrarie all’inserimento di una backdoor.

Una backdoor porterebbe, infatti, alla diminuzione dell’efficacia della crittografia, e questo faciliterebbe l’accesso ai dati ad eventuali hacker che vogliono impadronirsi dei dati personali dell’utente.

Tim Cook, CEO di Apple, è uno dei principali fautori di questa teoria, infatti, i dispositivi dell’azienda di Cupertino (così come quelli di Google) non hanno delle chiavi di cifratura.

Cook ha spiegato che i dispositivi Apple dispongono di una chiave di crittografia efficace e solo gli “utenti hanno la possibilità di decifrarla”. Invece, dotare uno smartphone di una backdoor potrebbe facilitare l’accesso ai cyber-criminali, che potrebbero venire in possesso di questa particolare chiave.

Questa in realtà è una possibilità abbastanza remota, ma comunque possibile, e dai risvolti catastrofici: gli hacker, una volta venuti a conoscenza della backdoor integrata potrebbero riuscire a superare gli algoritmi di sicurezza, avendo accesso così a tutti i dati contenuti nello smartphone.

Le forze dell’ordine, invece, non avrebbero libero accesso ai dati personali, in quanto le agenzie governative non disporranno legalmente dei dati degli smartphone. Per poter accedere alle varie informazioni ci dovrà essere presumibilmente una richiesta motivata e approvata dalle autorità giudiziarie. Ad oggi, infatti, tutti i dati dei criminali contenuti negli smartphone (e protetti da password) non sono accessibili alle forze dell’ordine e questo ostacola fortemente le loro capacità d’indagine.

Sotto questo punto di vista il disegno di legge proposto sarebbe molto utile, ma vale la pena mettere a rischio la propria privacy personale?

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