I mercati finanziari internazionali hanno reagito allo shutdown del governo americano con notevole calma nella giornata di martedi. Si è manifestato, tuttavia, un crescente timore che l’impasse politico statunitense abbia preparato il terreno per un ben più grande problema.
Se Washington in questo mese arrivasse a toccare, o a superare, il tetto del debito pubblico dichiarando default sui tioli del Tesoro, la situazione economica e politica americana precipiterebbe vertiginosamente.
Default: la rovina per USA e Eurozona
Come ha dichiarato Thibault Prebay, un asset manager francese, capo della gestione obbligazionaria di Quilvest Gestion:
Sarebbe la rovina, molto peggio di quanto accaduto nel 2009.
Il trambusto politico ed economico a Washington arriva nel momento in cui l’economia globale sta facendo i conti con un’ampia gamma di minacce. Se il Congresso non è d’accordo ad alzare il tetto del debito, le ripercussioni potrebbero portare fuori strada la lenta e fragile ripresa dell’eurozona, accelerando la recessione tutt’ora in corso nei paesi in via di sviluppo, ricordandoci (sempre che ce ne fosse ancora bisogno) di quanto dipendente sia il resto del mondo dalle sorti dell’economia americana.
La gigantesca macchina statale del governo federale ha cominciato a scricchiolare martedi a seguito del mancato accordo di lunedi notte tra i parlamentari del Congresso sui nuovi piani di spesa, rifiutando di estendere quelli correnti. Il Senato si è espresso sostenendo che non avrebbe ripreso i lavori fino al tardo martedi mentre la Camera ha compiuto un grande passo in avanti nelle negoziazioni.
Il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney, ha avvertito che per quanto dannoso possa essere uno shutdown per un’economia in lenta ripresa, il default sul debito pubblico porterebbe a conseguenze anche peggiori.
Crisi USA: quali effetti sull’Europa?
A meno che Washington non riesca a trovare una soluzione, il 17 Ottobre il governo statunitense dovrebbe dichiarare il default tecnico sui titoli di stato. Il mancato pagamento degli interessi, anche solo per pochi giorni, farebbe crollare una delle certezze fondamentali dei mercati finanziari, ossia che i titoli pubblici rappresentano l’investimento più sicuro che ci possa essere.
Gli investitori potrebbero allora riconsiderare le opinioni circa i titoli emessi da paesi quali Italia e Spagna, facendo aumentare il costo dell’indebitamento fino ad un livello che potrebbe risultare insostenibile per le finanze pubbliche di questi paesi, già in profonda recessione.
Come ha sottolineato Horst Lockel, professore di economia alla Frankfurt School Of Finance and Management:
Gli investitori avranno timore, ritireranno i loro risparmi dall’Europa e dagli Stati Uniti. Li terranno in forma liquida o li convertiranno in oro e similari, ma di certo non in titoli pubblici.
Ma il default USA è davvero possibile?
Le conseguenze di un default degli Stati Uniti sarebbero talmente gravi che la maggior parte degli investitori è convinta dell’impossibilità che ciò accada. Nonostante il forte tumulto attorno a tale eventualità, le voci di corridoio sostengono che le parti alla fine troveranno un accordo.
A tal proposito sempre Prebay della Quilvest Gestion ha dichiarato:
Un paese così grande non può andare in default. L’economia intera verrebbe affossata, l’industria, le esportazioni verrebbero letteralmente disintegrate.
Libera traduzione da: David Jolly per il New York times
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