Cosa prevede il 2014 per l’economia mondiale? Sarà tutto rose e fiori? Sicuramente andrà meglio del 2013, ma la guardia non va abbassata.
Continua da: E’ finita l’era del rischio sistemico, come sarà il 2014?
Secondo le ultime proiezioni del Fmi e delle maggiori banche internazionali (Nomura, Barclays, JP Morgan e Morgan Stanley), la crescita mondiale è attesa in accelerazione il prossimo anno dal 2,9% al 3,4%: spesso si evidenzia una stabilizzazione dei tassi di crescita per i paesi in via di sviluppo (Medio Oriente, area BRIC e Asia), mentre per le altre aree dei paesi industrializzati ci si aspetta un’accelerazione della crescita di quasi un punto percentuale.
Sono fiducioso sulla crescita anche guardando alle politiche monetarie delle banche centrali dei paesi industrializzati (FED, BCE, BOJ, BOE); ci sarà infatti un’ulteriore massiccia immissione di liquidità che contribuirà ad accelerare la ripresa in atto.
USA e Eurozona in netta ripresa nel 2014
Nel 2013 infatti abbiamo assistito ad un freno alla crescita esercitato dal consolidamento fiscale attuato in USA (accordi sul fiscal cliff) e nei paesi periferici dell’ area Euro. Tuttavia nel 2014 tale freno derivante dalle politiche di aggiustamento dei bilanci pubblici dovrebbe venire meno, attenuandosi nelle economie mature ed in particolare proprio nell’Area euro.
Nel 2014 la crescita dell’Eurozona è prevista su ritmi certamente inferiori a quelli USA, ma pur sempre in accelerazione nel 2014 a +1%, dal -0,4% nel 2013. La svolta in territorio positivo del PIL dovrebbe materializzarsi già nell’ultimo trimestre 2013. Migliorano le attese sul 2014 per la Spagna, da +0,4% di luglio a +0,6% in novembre, mentre per l’Italia le previsioni di crescita si sono marginalmente indebolite, da +0,6% di inizio anno a +0,5% in novembre. Solida la Germania con un +1,7% atteso, grazie ad un potenziamento dell’ export.
Certamente gli ultimi dati sul PIL e sulla disoccupazione degli Stati Uniti usciti nella prima settimana di dicembre confermano una ripresa robusta: il consenso per l’anno in corso vede una crescita al di sotto del 2% per il 2013, ma le attese sono rimaste stabili al 2,6% per il 2014 e al 3% per il 2015. Le stime di crescita per la Cina dopo un’ampia correzione nella prima parte dell’anno si sono stabilizzate attorno al +7%; negli ultimi mesi sono migliorate le previsioni per il prossimo biennio (7,4% nel 2014 e 7,25% nel 2015).
Previsioni sull’inflazione per il 2014
L’inflazione, nonostante una forte espansione degli aggregati monetari negli Stati Uniti e di una politica monetaria molto espansiva anche nell’Area euro, non mostra segni di accelerazione, stante anche la riluttanza delle imprese bancarie (soprattutto nella UE ) a far giungere il denaro all’ economia reale, la qual cosa impedisce sul nascere qualsiasi focolaio inflazionistico proveniente dalla domanda interna.
A ciò si aggiunga che l’andamento del prezzo del petrolio ha favorito il rallentamento dell’inflazione core su livelli giudicati poco confortevoli da parte delle banche centrali, tale da far ritenere alla BCE come il vero pericolo non sia più l’inflazione, bensì la deflazione. Il problema che si pone per le autorità monetarie della UE è oggi quello di pompare inflazione nel sistema, dato il ritardo evidente con cui l’inflazione reagisce alla carenza di domanda interna.
Una nuova LTRO per il 2014?
E’ molto probabile che il tema della disinflazione potrebbe motivare ulteriori mosse da parte della BCE con interventi straordinari già a partire dal 1° trimestre del 2014 . Ad esempio una LTRO ( Long Term Refinancing Operation) della BCE con vincolo di destinazione agli impieghi, che costringerebbe le banche a finanziare l’ economia reale e non a comprare titoli di stato. Per quanto riguarda invece le dinamiche occupazionali le cose stanno diversamente tra USA ed Europa.
Quando inizierà il tapering?
Negli Stati Uniti il miglioramento del mercato del lavoro è ad uno stadio molto più avanzato rispetto alla UE: l’ultimo dato della disoccupazione al 7% (contro il 7,2% atteso dagli economisti) la dice lunga sulle dinamiche insospettate di crescita endogena dell’America; si avvicina dunque sempre più il fatidico giorno del cosiddetto tapering, che dovrebbe iniziare a gennaio 2014 e concludersi a dicembre dello stesso anno.
Tuttavia la FED ci tiene spesso a ribadire che tapering non è tightening (cioe’ non equivale ad un restringimento della politica monetaria ) e molti analisti situano il primo vero rialzo dei tassi sui FED Funds molto più in là, cioè nell’ inverno del 2015 o nella primavera del 2016: il dato trigger che farà scattare il primo rialzo dei tassi sarà probabilmente la discesa della disoccupazione al di sotto della soglia del 6 %.
Scenari di crescita per il 2014 di Nomura ( Nomura- Global Annual economic Outlook 2014) EUROPA ED USA A CONFRONT : DISOCCUPAZIONE COMPARATA DAL 2007 AD OGGI ( DIS. USA AL 7% IN LINEA BIANCA E QUELLA EUROPEA AL 12.1% IN LINEA ARANCIONE )
INFLAZIONE USA (LINEA ARANCIONE) ED EUROPEA (LINEA BIANCA) A CONFRONTO DAL 2007 AD OGGI : LE BANCHE CENTRALI HANNO SPAZI PER MANTENERE CONDIZIONI DISTENSIVE PER UN LUNGO PERIODO DI TEMPO.
Solo note positive per il 2014?
Ma sarà tutto “rose e fiori “ nel 2014? Non ho detto questo. Esistono ancora dei rischi che non possono essere sottovalutati .
I rischi che io vedo sono principalmente 4 ovvero:
- una crisi del debito giapponese innescata da una ripresa dell’inflazione: il rialzo dei tassi a lungo termine comporterebbe deprezzamenti dei titoli di stato giapponesi e forti svalutazioni in bilancio per la banche nipponiche, tali da indurre instabilità in tutto il sistema finanziario e creditizio del Sol Levante, per via della crisi del sistema bancario giapponese.
- la possibilità che il tapering della Fed si trasmetta in maniera più che amplificata nelle aspettative degli operatori dei mercati finanziari, suscitando violenti “sell off” sui governativi dei paesi industrializzati di entità simile a quella che ci fu nel giugno di quest’ anno, spingendo troppo in alto i tassi decennali e facendo anche scendere i listini azionari. Ciò comporterebbe anche un effetto restrittivo sulle condizioni finanziarie dei paesi emergenti con ampi disavanzi commerciali e l’ulteriore svalutazione delle divise locali. E’ necessario che la FED non si lasci scappare di mano la situazione.
- una protratta frammentazione delle condizioni creditizie nell’Area euro con le imprese appartenenti ai paesi “core” avvantaggiate rispetto alle imprese dei paesi periferici. Le aziende italiane e spagnole, a tuttoggi, subiscono condizioni del credito penalizzanti che determinano un pesante svantaggio competitivo nei confronti delle imprese tedesche e francesi ed una conseguente stagnazione nei paesi più deboli della periferia. Se la BCE vuole portare avanti un altro progetto di LTRO questa volta non può fallire, i soldi devono veramente arrivare alle famiglie e alle imprese.
- un marcato rallentamento in Cina, che comporterebbe una conseguente più bassa crescita di tutte le economie del sud-est asiatico che intraprendono rapporti economici con la Cina; la Banca centrale cinese dovrà certamente fare la sua parte per evitare il fenomeno.
I mercati quindi nel 2014 saranno più razionali e selettivi, visto che il rally del 2013 è stato da “sollievo” per la fine del rischio sistemico. Saranno mercati molto esigenti. In grado di punire le aziende che deludono le aspettative e di premiare le aziende che battono le previsioni degli analisti. Quindi bisognerà concentrarsi sull’ area geografica che vedrà la maggior crescita degli utili su base annua. Un recente studio di Nomura ipotizza che queste aree saranno il Giappone e l’Eurozona insieme al Regno Unito, con tassi di crescita annua rispettivamente del +19% e +14% (vedi tabella sottostante).
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