Il creditwatch negativo di S&P sulla Russia fa presagire un imminente downgrade, che spingerebbe il rating di Mosca al livello "junk". Intanto il rublo rimbalza dai minimi storici
Il 2014 è stato probabilmente l’anno peggiore per la Russia dal 1998, ovvero quando il paese dichiarò default sul debito sovrano. I problemi maggiori sono stati di natura economico-finanziaria: crollo del rublo, prezzi del petrolio in caduta, deflussi di capitali record, assottigliamento costante delle riserve in valuta e aspettative di pesante recessione nel 2015. Tuttavia non bisogna nemmeno dimenticare l’escalation delle tensioni geopolitiche con l’Ucraina prima (alla quale Mosca ha sottratto la Crimea a marzo scorso) e l’Occidente poi (che ha inflitto pesanti sanzioni), che rischiano di isolare la Russia e creare un potenziale rischio sistemico a livello globale.
Intanto Mosca è finita nel mirino delle agenzie di rating, pronte a declassare il giudizio di affidabilità creditizia del gigante economico russo che comunque può sempre contare su un rapporto debito/pil inferiore al 15% (tra i più bassi al mondo). A ridosso delle festività natalizie, Standard & Poor’s ha annunciato di aver messo il rating sovrano della Russia sotto osservazione per un possibile downgrade. La decisione definitiva dell’agenzia americana dovrebbe arrivare a gennaio. Attualmente il rating di lungo periodo della Russia, espresso in valuta estera, è BBB- per S&P, mentre quello a breve termine è A-3.
Il debito sovrano di lungo termine, espresso in valuta locale, viene invece giudicato con la BBB, mentre il rating di breve periodo A-2. A questo punto, in caso di un nuovo declassamento (ormai quasi scontato), Mosca rischia seriamente di diventare un emittente speculativo e di dover sopportare la pesante etichetta “junk” (spazzatura) per i propri titoli pubblici. Gli specialisti di S&P hanno dichiarato che il creditwatch negativo sul rating russo può essere giustificato dal “rapido peggioramento della flessibilità monetaria della Russia”, senza dimenticare che i problemi finanziari del paese dovrebbero avere effetti molto negativi sull’economia reale.
Sul forex, però, il 2014 potrebbe chiudersi con una perdita meno pesante per il rublo russo, che dai minimi storici del 16 dicembre ha avviato una fase di rimbalzo anche grazie al maxi-aumento dei tassi di interesse al 17% deciso dalla banca centrale russa, diretta dal governatore Elvira Nabiullina. A dicembre l’istituto di Mosca ha utilizzato circa 15 miliardi di dollari delle proprie riserve per sostenere il rublo e dall’inizio della crisi ha speso complessivamente oltre 100 miliardi di dollari. Il tasso di cambio dollaro/rublo è passato dai top assoluti di 77,91 a quota 51, mentre il cross euro/rublo da oltre 100 a 63.
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