Tre modi in cui i dazi annunciati da Trump su acciaio e alluminio potrebbero ritorcersi contro l’America (e non solo).
Il presidente Trump ha mantenuto la sua promessa elettorale: dopo quasi un anno passato a minacciare di rovesciare il commercio mondiale, nella giornata di giovedì ha annunciato l’arrivo di dazi su acciaio e alluminio.
Ciò significa che l’acciaio prodotto all’estero e spedito negli Stati Uniti sarà soggetto ad una tassa del 25%, mentre l’alluminio importato sarà colpito da una tassa del 10% - l’ufficialità si attende per la prossima settimana.
Siamo di fronte a dei dazi decisamente elevati, coerenti con l’obiettivo di Trump di incentivare le società statunitensi ad acquistare acciaio e alluminio dai produttori USA, così da rafforzare l’industria metallurgica americana.
Trump, sotto sua ammissione, fa tutto questo per salvare posti di lavoro e proteggere la sicurezza nazionale. Di recente, il suo Dipartimento al commercio ha pubblicato due lunghe relazioni in cui si sostiene che gli Stati Uniti hanno bisogno di industrie di acciaio e alluminio più grandi per poter avere tutto il metallo necessario per i jet da combattimento F-18 e F-35 e per i veicoli militari corazzati.
Politicamente, l’arrivo dei dazi dovrebbe rendere Trump ancor più popolare tra alcuni membri della classe operaia. Molti dei posti di lavoro che tornerebbero nelle fabbriche di acciaio e alluminio sarebbero lavori sindacali che pagano più di 20 dollari l’ora. Di contro, per altri operai, compresi quelli impiegati nel trasporto del metallo importato negli Stati Uniti o che lavorano per dei produttori che ora saranno costretti a spendere di più per comprare acciaio e alluminio, è meno vantaggioso.
Ma i repubblicani tradizionalisti, in particolare quelli a Wall Street e gli imprenditori, non sono contenti - l’annuncio ha fatto crollare Wall Street e le Borse mondiali. Molti parlamentari repubblicani avevano esortato Trump ad imporre dei piccoli dazi e solamente alla Cina. Trump ha respinto tale suggerimento e ha annunciato dazi sulle importazioni di acciaio e alluminio da ogni parte del mondo, compresi gli alleati commerciali canadesi e l’Europa.
Economicamente, quella dei dazi è una mossa decisamente rischiosa per Trump, una decisione storica e di ampia portata. Ci saranno delle conseguenze e alcune di queste saranno di certo spiacevoli.
Ecco tre effetti potenziali che potrebbero essere generati dall’introduzione dei dazi su acciaio e alluminio da parte di Trump.
1) Aumento dei prezzi, inflazione USA a rischio
È probabile che i prezzi di molti prodotti, tra cui quelli di birra e automobili, aumentino. Dalla birra o altre bevande, che solitamente vengono custodite da lattine di alluminio, ad automobili e camion, acciaio e alluminio sono utilizzati in molti prodotti d’uso quotidiano. L’obiettivo principale dei dazi di Trump è quello di far salire i prezzi di questi metalli all’interno del mercato domestico, così da rendere abbastanza proficuo per i produttori statunitensi produrre più acciaio e alluminio e impiegare così più persone.
E tali aumenti di prezzo si ripercuoterano direttamente sui consumatori.
C’è incertezza assoluta su quanto potranno essere pesanti gli aumenti di prezzo, fattore che andrà ad influire anche sull’inflazione americana, già surriscaldata.
Il CEO di Century Aluminum Michael Bless, sostenitore dei dazi, ritiene che il prezzo di una autovettura standard aumenterà di soli $35. Ma l’industria automobilistica non è affatto d’accordo e afferma che l’aumento sarà molto più alto, in quanto vi sono anche dei costi associati alla ricerca di nuovi fornitori e una possibile necessità di modificare il processo di produzione poiché non tutti i metalli sono perfettamente intercambiabili.
2) Cina, Russia e Canada potrebbero contrattaccare
Trump parla spesso di come la Cina riversi grandi quantità di acciaio e alluminio a buon mercato negli Stati Uniti, uccidendo così l’industria metallurgica nazionale americana. Ma la realtà è che il Canada - uno stretto alleato degli USA - fornire delle quantità di questi metalli di gran lunga maggiore.
I quattro Paesi che più esportano acciaio negli Stati Uniti sono Canada, Brasile, Corea del Sud e Messico. I quattro Paesi che più esportano alluminio negli Stati Uniti sono Canada, Russia, Emirati Arabi Uniti e Cina.
Parliamo di nazioni potenti che potrebbero reagire.
La risposta più attesa è la presentazione di una denuncia formale all’Organizzazione mondiale del commercio (World Trade Organization), ma potrebbero volerci anni prima di ottenere una sentenza. La Cina, il Canada e gli altri Paesi potrebbero decidere di vendicarsi subito applicando dei dazi su alcuni prodotti esportati dagli Stati Uniti.
I target più probabili sono i prodotti agricoli statunitensi e gli aerei, i beni maggiormente esportati dagli americani verso altri Paesi.. La Cina sta già parlando di misure di ritorsione. In breve, una guerra commerciale globale potrebbe presto avere ufficialmente inizio.
3) Posti di lavoro a rischio
La crescita dell’economia e alcuni posti di lavoro potrebbero essere in pericolo. Negli ultimi tempi l’economia ha registrato una decisa ripresa e alcuni esperti prevedono che gli Stati Uniti potranno perfino raggiungere l’obiettivo di Trump di una crescita del 3% nel 2018 grazie al taglio alle tasse. Ma una guerra commerciale, anche piccola, minaccia la crescita economica americana.
Se gli altri Paesi dovessero decidere di colpire le industrie statunitensi principali come quella aerospaziale, la crescita crollerebbe. I consumatori americani, la forza trainante dell’economia statunitense, potrebbero anche ribellarsi se dovessero salire i prezzi di molti articoli.
L’amministrazione Trump sostiene di stare facendo tutto questo per salvare molti posti di lavoro, ma i posti di lavoro nelle fabbriche di acciaio e alluminio sono diminuiti di migliaia di unità negli ultimi dieci anni. I posti di lavoro salvati in questo settore potrebbero essere compensati da quelli persi in altri settori a causa dell’aumento dei prezzi.
L’ex presidente Barack Obama ha introdotto un dazio sugli pneumatici cinesi nel 2009, ma ciò ha avuto delle conseguenze, come sottolineano molti economisti. Obama a quel tempo evidenziò i 1.000 posti di lavoro salvati, ma il Peterson Institute afferma che più di 3.000 posti di lavoro sono andati persi in altri settori.
Verso lo scoppio di una guerra commerciale?
Ma non è finita qui. Trump ha dato a tutti i Paesi (in particolare alla Cina) la scusa perfetta per giocare sporco sul fronte commerciale. Il presidente americano sta sfruttando la scusa della sicurezza nazionale per giustificare questi dazi, sulla base di una legge nota come Sezione 232 del Trade Expansion Act del 1962. Gli Stati Uniti non impongono restrizioni commerciali nel rispetto della Sezione 232 dal 1983.
Questi nuovi dazi spalancano la porta a tutti gli altri Paesi che desiderano seguire l’esempio americano con la scusa di aver bisogno di proteggere alcune delle loro industrie nazionali.
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