Riforma delle pensioni, bilancio INPS in perdita: risorse economiche sempre più scarse nella previdenza italiana

Simone Casavecchia

18/05/2015

Rimborso degli assegni non rivalutatati e riforma delle pensioni sono due urgenze del Governo che richiederebbero risorse economiche difficilmente reperibili, anche alla luce del bilancio INPS in perdita, per il quarto anno consecutivo.

Riforma delle pensioni, bilancio INPS in perdita: risorse economiche sempre più scarse nella previdenza italiana

Dopo l’annuncio del premier Renzi che ha promesso 500 euro a circa 4 milioni di pensionati nell’assegno pensionistico del prossimo agosto, in seguito alla sentenza della Corte Costituzionale che ha imposto il rimborso dei trattamenti pensionistici non rivalutati, per effetto della riforma Fornero sulle pensioni, ci si interroga sia sulle effettive modalità di rimborso, per le quali il Consiglio dei Ministri di oggi dovrebbe offrire un primo chiarimento, sia sul reperimento delle risorse economiche necessarie per questo provvedimento.

Altro tema caratterizzato da una minore urgenza ma, comunque, strettamente correlato ai rimborsi sui trattamenti pensionistici è quello della riforma delle pensioni che richiederà valutazioni più approfondite e ponderate.

In ogni caso comunque si tratta di due provvedimenti che richiederanno corpose coperture economiche, elemento quest’ultimo che diviene sempre più incerto alla luce del bilancio dell’INPS, in perdita per il quarto anno consecutivo.

Bilancio INPS in perdita: i numeri
In base alla prima nota di variazione al preventivo di quest’anno, approvata dal Civ (l’organo di vigilanza dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale) il bilancio dell’INPS viene rilevato in perdita per il quarto anno consecutivo.
In base all’aggiornamento delle stime il 2015, pur segnando un lieve miglioramento rispetto al preventivo iniziale, dovrebbe chiudersi con passivi della seguente entità:

  • La gestione economica dovrebbe segnare una perdita di 5,65 miliardi (era stata stimata precedentemente una perdita di 6,8 miliardi);
  • la gestione finanziaria dovrebbe segnare un passivo di più di 2 miliardi di euro;

In totale, per la fine del 2015, è stimato un patrimonio netto negativo che arriverà alla cifra record di 48 miliardi di euro.

Bilancio INPS in perdita: le cause
Quali sono le cause dei conti in rosso della previdenza italiana? Una prima risposta può essere individuata considerando quel che è avvenuto nel 2012, il primo anno in cui i bilanci dell’INPS hanno cominciato a mostrare il segno meno.
Nel 2012 l’INPS ha incorporato l’Inpdap, la gestione previdenziale dei dipendenti pubblici caratterizzata da un deficit strutturale e di durata ancor più lunga, che nel 2015 sarà solo riconfermato dal momento che la gestione dei dipendenti pubblici segnerà un disavanzo di quasi 5,5 miliardi.
Anche se per i dipendenti statali si è già provveduto a ripianare gran parte dei disavanzi accumulati nel corso degli anni, per quanto riguarda il comparto degli statali rimane comunque il problema del Cpdel, la Cassa dei dipendenti degli enti locali (Regioni, Province, Comuni) che continua a rappresentare un problema per i conti dell’INPS dal momento che, in base alle stime, alla fine del 2015, sarà responsabile di un buco da 6,8 miliardi di euro.
Secondo la nota di variazione del Civ, comunque, la causa ultima del bilancio in perdita dell’INPS si ritrova nell’

“effetto congiunto del blocco del turn over e dalle pensioni di anzianità concesse in passato con requisiti molto bassi”

Pensioni pubbliche: quanto costano
In altri termini il problema di fondo delle risorse economiche dell’INPS è costitutito dal fatto che, essendo stati richiesti dei requisiti pensionistici molto bassi in passato, i contributi versati dai lavoratori italiani risultano inferiori alla spesa che lo Stato deve sostenere per erogare le pensioni.
Secondo la Ragioneria Generale dello Stato la gestione dei dipendenti degli enti locali è stata caratterizzata nel 2013, da contributi e trasferimenti per 13 miliardi di euro, a fronte di quasi 20 miliardi di spesa pensionistica. Negli ultimi 10 anni poi, lo squilibrio tra entrate e uscite, proprio a causa del blocco del turn over e delle minori assunzioni, è andato aggravandosi.
Altro squilibrio tra i più gravi è rappresentato dalle pensioni degli ex dipendenti pubblici che sono erogate a 2,8 milioni di pensionati su un totale di 20 milioni di trattamenti pensionistici e che, però, costano allo Stato circa 65 miliardi di euro, ossia circa un quarto dell’intera spesa previdenziale italiana.

Gestioni speciali
Altro problema tra i più gravi della previdenza italiana sono le gestioni speciali, tutte in rosso nel 2015:

  • L’ex Inpdai (la gestione dei dirigenti d’azienda) segnerà quest’anno un disavanzo di 4 miliardi di euro;
  • l’ex fondo elettrici, un disavanzo di 2 miliardi di euro;
  • l’ex fondo telefonici un disavanzo di 1,1 miliardi di euro;
  • l’ex fondo trasporti un disavanzo di 916 milioni di euro;

Tutte queste perdite (che ammontano a 91 miliardi di euro se si sommano i vari disavanzi totalizzati ogni anno dai fondi previdenziali soppressi) contribuiscono a ridurre l’attivo (9,4 mld di euro) segnato dal fondo dei lavoratori dipendenti, il fondo principale dell’INPS .
Altra gestione in attivo è quella dei lavoratori parasubordinati che segnerà un avanzo di 7,2 miliardi di euro mentre sui bilanci vanno a pesare anche le gestioni degli artigiani (disavanzo di 5 mld di euro) e quella degli agricoltori (buco da 3,7 miliardi), che vantano ingenti deficit patrimoniali per la stessa causa del pubblico impiego: basse aliquote contributive e assegni pensionistici eccessivamente alti (se rapportati ai contributi versati) perché calcolati con il sistema retributivo.

Altra voce di spesa dell’INPS sono le prestazioni a sostegno del reddito e le pensioni di invalidità che nel corso degli anni sono diventate sempre più onerose.
Un quadro insomma, che secondo il Civ comporterà nel 2015 trasferimenti dalle casse dello Stato all’INPS per 101 mld di euro, 5 mld in più rispetto alle previsioni precedenti: un vero e proprio buco, questo sì, molto più preoccupante della rivalutazione delle pensioni che non fa che aumentare dall’inizio dell’attuale crisi economica.

Accesso completo a tutti gli articoli di Money.it

A partire da
€ 9.90 al mese

Abbonati ora

Iscriviti a Money.it