Italia: sono i più poveri a ridurre i consumi, il tasso di inflazione non è rappresentativo - Unc

Marta Ruggiero

21 Luglio 2015 - 16:31

Secondo l’analisi dell’Unc, in base ai dati odierni dell’ISTAT sull’inflazione, i più poveri hanno tagliato notevolmente i consumi. Tassi medi non più rappresentativi dell’inflazione in Italia

Italia: sono i più poveri a ridurre i consumi, il tasso di inflazione non è rappresentativo - Unc

Il tasso di inflazione delle famiglie a basso reddito e quello dei nuclei familiari più ricchi sono diversi. Arriva a questa conclusione l’Unc - Unione nazionale consumatori - analizzando i dati diffusi dall’ISTAT questa mattina.

La riduzione dei consumi da parte delle famiglie italiane più povere è stata tale da aver avuto un impatto notevole sull’inflazione, che risulta essere minore rispetto a quella che ha come campione di riferimento le famiglie benestanti. Si è venuto a creare, quindi, un gap tra ricchi e poveri che non riesce ad essere rappresentato dal tasso d’inflazione standard.

Secondo Massimiliano Dona, segretario generale dell’Unione Nazionale Consumatori:

I dati dell’ISTAT dimostrano che le famiglie più povere hanno talmente ridotto i consumi allo stretto indispensabile, da avere una minore inflazione rispetto a quelle più ricche, che possono permettersi anche spese non obbligate. Un indicatore delle disparità sociali.

I dati ISTAT di questa mattina mettono in evidenza come i tassi medi pubblicati non siano più una rappresentazione fedele dell’inflazione in Italia: siamo di fronte a un tasso che varia a seconda del campione che si prende in esame. Ognuno, secondo l’analisi dell’Unc, ha la propria inflazione. Bisognerebbe considerare quindi le differenze di consumi tra chi ha un reddito basso e chi ne ha uno più alto, così da creare una visione d’insieme più fedele alla condizione economica dell’Italia di oggi.

Massimiliano Dona, in questa ottica, afferma anche che:

I dati di oggi confermano anche che ognuno ha la sua inflazione e che quella media solitamente resa nota non può rappresentare tutti, ricchi e poveri. Nessuno dei tre indici attualmente calcolati mensilmente dall’ISTAT (Nic, Foi e Ipca), infatti, rappresenta appieno le differenze evidenziate dalla misurazione per classi.

L’Unione nazionale consumatori rinnova all’ISTAT una proposta che risale a novembre dello scorso anno, e che riguarda il calcolo dei tassi d’inflazione e l’analisi dei consumi degli italiani. Nello specifico, viene chiesta la creazione di un “paniere ad hoc per determinate fasce sociali e reddituali”, così da dare un’idea più precisa sia ai politici che alla stampa sui problemi di natura sociale che preoccupano gli italiani:

La divisione delle classi di spesa in generici gruppi o quinti, l’analisi effettuata per trimestri e non mensilmente, la difficolta’ di interpretazione dei dati (quintili di spesa equivalente...) non consentono di evidenziare, né ai mass media né alla classe politica, problemi sociali che richiederebbero, invece, un’attenzione specifica.

La proposta avanzata dall’Unione nazionale consumatori prevede che, insieme al dato ufficiale - quello sul tasso d’inflazione che viene pubblicato ogni tre mesi, ormai noto a tutti - escano anche i tassi che riguardano l’inflazione dei pensionati al minimo e i relativi dati inerenti all’aumento dei costi della vita.

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