Reverse Charge: si scrive split payment, si dice far fallire le imprese per colpa della PA

Vittoria Patanè

15/01/2015

La Legge di Stabilità 2015 ha introdotto lo split payment nei rapporti tra imprese e Pubblica Amministrazione. Il risultato è che le imprese non riceveranno più l’IVA dalla PA, ma dovranno comunque pagarla ai fornitori. Uno squilibro che rischia di metterle al tappeto

Reverse Charge: si scrive split payment, si dice far fallire le imprese per colpa della PA

La Legge di Stabilità 2015 ha modificato il funzionamento del reverse charge e ha introdotto lo split payment, il nuovo meccanismo che andrà a regolare i rapporti tra la Pubblica Amministrazione e i fornitori (ovvero le imprese) in materia di Iva.

In base alla nuova norma, lo shopping della Pubblica Amministrazione soggetto a IVA, potrà "godere" del sistema di inversione contabile. Lo split payment non si applica però ai compensi relativi a servizi assoggettati a ritenute alla fonte a titolo di imposta sul reddito.

Split payment e lotta all’evasione
Il motivo per il quale il Governo ha deciso di apportare questi cambiamenti è la speranza che si riesca a recuperare un maggior gettito IVA grazie anche alla riduzione dei passaggi nei rapporti tra pubblico e privato che comporta anche la cancellazione del tasso di perdita dell’IVA dovuta. Il gettito superiore verrebbe dunque garantito dalla maggiore affidabilità fiscale della PA (che in questo caso svolge la funzione di acquirente) rispetto a quella dell’impresa privata (che rappresenta il fornitore dei beni o dei servizi richiesti). L’Agenzia delle Entrate sa che prima o poi la Pubblica amministrazione verserà l’Iva, l’impresa invece potrebbe fallire.

Per effetto dello split payment infatti, la Pubblica Amministrazione avrà la possibilità di pagare le fatture emesse nei suoi confronti seguendo un iter frazionato: l’imponibile verrà versato all’impresa che ha ricevuto l’appalto, l’IVA invece andrà direttamente allo Stato.

Secondo il Fisco infatti, nel corso degli ultimi anni molte imprese, dopo aver ricevuto il pagamento dell’Iva, hanno dichiarato fallimento, il che ha comportato la creazione di crediti Iva divenuti inesigibili. Il nuovo meccanismo, permette dunque allo Stato di ricevere l’Iva direttamente dall’acquirente (la Pubblica Amministrazione), risolvendo il problema del minore incasso.

Dall’altro lato, i fornitori che riceveranno i pagamenti, non saranno più esposti per l’Iva che però dovranno anticipare all’Agenzia delle Entrate, in attesa che la Pubblica Amministrazione saldi il proprio debito.

Split payment e rimborso IVA
A questo punto però, sorge un problema: anche se non riceverà più l’imposta sul valore aggiunto dalla PA, l’impresa dovrà pagare l’IVA per le fatture ai propri fornitori. Con lo split payment però, viene meno la possibilità di compensare l’Iva versata con quella ricevuta, poiché la PA regolerà la propria posizione direttamente con il Fisco.

L’impresa dovrà chiedere il rimborso IVA, aspettando i tempi della pesantissima macchina statale. A questo punto, appare ovvio come uscite ed entrate si trovino in una situazione di forte squilibrio e le imprese avranno a disposizione solo due scelte: ricorrere al credito e pagare i relativi interessi o mettere in sofferenza i fornitori.

Consapevole del problema, il Governo ha introdotto una serie di semplificazioni volte a velocizzare e facilitare il meccanismo dei rimborsi. Le suddette semplificazioni però, a livello effettivo, hanno un impatto molto limitato. La n. 32 del 30 dicembre 2014, che illustra le novità introdotte dagli articoli 13 e 14 del d.lgs. n. 175/2014 in materia di rimborsi Iva, limita a 15 mila euro (limite valido per l’intero periodo d’imposta e non per ogni richiesta di rimborso) l’ammontare del rimborso IVA ottenibile senza garanzia né costi aggiuntivi. Nel caso in cui le imprese avessero bisogno di una cifra più alta, dovranno compilare un modello con il quale presentare delle garanzie fideiussorie, sotto forma di titoli di stato o garantiti dallo stato.

Riassumendo quanto scritto all’interno di questo articolo: la Pubblica Amministrazione non dovrà versare più l’Iva alle imprese. Queste ultime non avranno la possibilità di compensare quella che invece sono costrette a pagare ai loro fornitori e dovranno richiedere un rimborso IVA. Se l’importo di questo rimborso supera i 15mila euro ci sarà bisogno di presentare delle garanzie.

A questo punto per quale motivo il privato dovrebbe mettersi a lavorare con il pubblico? Ma soprattutto, un’impresa riuscirà a sostenere lo squilibrio creato dallo split payment?

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