Cos’è il Regtech e perché è cruciale per l’industria fintech

Fintastico

1 Luglio 2019 - 10:00

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Quando la tecnologia è a supporto delle procedure e permette di trasformare un obbligo in opportunità e leva competitiva.

Cos’è il Regtech e perché è cruciale per l’industria fintech

È da qualche anno che se ne parla, e dall’iniziale considerazione come di semplice strumento del fintech, sta sempre più acquisendo rilevanza da protagonista e riscuotendo l’interesse del mercato. È il Regtech (da “regulation” e “technology”), ovvero l’impiego da parte delle aziende di strumenti tecnologici a supporto delle procedure di adeguamento, conformità, rispetto di norme, regolamenti, leggi, reportistica.

Il Regtech è stato identificato, per la prima volta, dal regolatore inglese FCA (Financial Conduct Authority) come “un sottoinsieme del fintech che si concentra su tecnologie che possono facilitare l’erogazione di requisiti normativi in modo più efficiente ed efficace di quanto già succeda”. L’incoronazione però è avvenuta grazie a Deloitte, nel rapporto del 2015 dal suggestivo titolo “RegTech is the new FinTech”.

Perché il Regtech è un tema sempre più centrale

Questo matrimonio tra regolamentazione e tecnologia non è in sé una cosa del tutto nuova, ma sta diventando sempre più cruciale man mano che i livelli di regolamentazione aumentano e si concentrano sui dati, facendo anche aumentare il reporting.

Il Regtech Council nel 2018 ha stimato che, in media, gli istituti bancari spendono il 4% delle loro entrate in attività legate alla regolamentazione della compliance, ed entro il 2022 questa quota aumenterà fino al 10%. In questo settore, il passaggio a una gestione avanzata e digitale della compliance potrebbe far risparmiare molti soldi agli istituti bancari. Parlando poi di efficienza e tempistiche, non si può non citare un’indagine di Thomson Reuters secondo cui, nel 2017, il processo di controllo delle informazioni dei nuovi utenti è durato circa 26 giorni, mentre il costo che hanno dovuto sopportare gli intermediari finanziari per la Due Diligence dei clienti è stato in media di circa 40 milioni di dollari all’anno.

Il Regtech risponde dunque sia alla necessità delle istituzioni bancarie di produrre, il più rapidamente possibile, rapporti per richieste normative, sia alla definizione di un nuovo sistema di riferimento per regolatori e istituti finanziari, guidato dalla collaborazione reciproca e dall’efficacia. È chiaro dunque che sta diventando lo strumento per ottenere una maggiore condivisione delle informazioni tra le parti, riducendo il tempo speso per produrre e verificare i dati attraverso analisi congiunte.

Può quindi rappresentare un grande aiuto per le imprese e le organizzazioni, non solo per essere sempre in regola con le diverse normative, aspetto non da poco, ma anche per comprendere meglio come le regolamentazioni possano essere utilizzate per migliorare le prestazioni della stessa organizzazione. In pratica, l’innovazione vera è quella che trasforma un obbligo, spesso considerato limitante, in opportunità e in leva competitiva.

Le caratteristiche del Regtech

Ma quali sono le caratteristiche chiave del Regtech? Secondo il già citato report Deloitte innanzitutto l’agilità: set di dati ingombranti e intrecciati possono essere disaccoppiati e organizzati tramite tecnologie Extract, Transform, Load (ETL), espressione inglese che si riferisce al processo di estrazione, trasformazione e caricamento dei dati. In secondo luogo la velocità, perché i report possono essere configurati e generati rapidamente. L’integrazione deve poi avvenire in tempi brevi, per ottenere la soluzione e l’esecuzione.

Non da ultimo, il Regtech utilizza strumenti analitici per minare in modo intelligente i big data esistenti e sbloccare il loro vero potenziale. I dati non hanno senso, infatti, se non sono organizzati in modo tale da consentire alle persone di comprenderli, analizzarli e infine prendere decisioni e agire su di essi. Un’ulteriore caratteristica del Regtech è che le soluzioni tendono a essere basate sul cloud. Questo significa che i dati vengono gestiti e sottoposti a backup in remoto. Questo genere di soluzioni hanno il vantaggio del costo (si paga per ciò che si utilizza), della flessibilità (grazie al controllo personalizzato dei dati), delle prestazioni e della scalabilità (possibilità di aggiungere o rimuovere facilmente le funzionalità del servizio), e della sicurezza (dati criptati durante la trasmissione).

Un mercato dai grandi potenziali

In conclusione, il RegTech implica cambiamenti significativi nell’approccio alla compliance per gli istituti bancari e, di conseguenza, pone nuove sfide alle capacità infrastrutturali delle autorità di regolamentazione, rappresentando una delle partite più importanti del sistema finanziario.

Gli istituti bancari dovranno necessariamente modificare il loro modo di relazionarsi con le autorità di regolamentazione rendendo il processo meno costoso e più efficiente, e allo stesso tempo mantenendo la loro competitività sul mercato.

A questo si aggiunge un futuro incremento della complessità normativa: FCA stima che entro il 2020 saranno più di 300 milioni le pagine di regolamentazione con alert mensili. Anche i costi di compliance sono quindi destinati a crescere, di pari passo con l’incremento delle sanzioni, tanto che entro il 2020 si stima che il loro ammontare sarà pari a 400 miliardi di dollari.

Per affrontare queste sfide, gli istituti finanziari possono contare sulle startup Regtech che mirano a trovare soluzioni alle problematiche di conformità normativa attraverso l’innovazione tecnologica e al contenimento dei costi attraverso l’automazione dei processi di screening e condivisione delle informazioni. Ottime sono anche le prospettive di crescita per il settore: un rapporto prodotto da Juniper Research prevede che il mercato globale del Regtech crescerà dai 4,3 miliardi di dollari registrati nel 2018 ad oltre 12 miliardi di dollari nel 2023.

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