Redditometro: inizia la caccia agli evasori. Utilizzo di dati certi e tolleranza del 20%

Marta Panicucci

1 Agosto 2013 - 14:23

Redditometro: inizia la caccia agli evasori. Utilizzo di dati certi e tolleranza del 20%

Entra in vigore il redditometro, l’arma che l’agenzia delle entrate userà per scoprire gli evasori fiscali. E’ di ieri la circolare del direttore dell’Agenzia Attilio Befera che fornisce alcune precisazioni agli uffici che avranno il compito fin da subito di passare al setaccio le spese e le dichiarazioni dei redditi dei cittadini italiani a partire da quelli del 2009. Del redditometro si è detto molto fin da quando è stato introdotto dal governo Monti e molte sono state le critiche che hanno accompagnato la sua entrata in vigore.

Per prima cosa sulla sua natura di meccanismo presuntivo di determinazione del reddito, che partendo dalle spese e dai beni posseduti dal contribuenti stabilisce quando dovrebbe essere la sua dichiarazione dei redditi. E nel caso in cui il reddito presunto stabilito dall’Agenzia si discosti da più del 20% dal reddito effettivamente dichiarato dal contribuente scatta l’accertamento. Rispetto al passato, il redditometro che entra in funzione oggi è meno aleatorio e si baserà in gran parte, ma non soltanto, su elementi certi.

Gli accertamenti

Questi interesseranno per prima cosa le dichiarazioni dei redditi del 2009 e saranno selezionati i contribuenti con uno scarto tra reddito presunto e dichiarato superiore al 20%. Saranno considerate le spese non di uso di corrente dal momento che queste vengono calcolare automaticamente con la media istat. Ad essere passate al setaccio saranno le spese certe e le disponibilità di beni di cui il fisco è a conoscenza come barche, auto di lusso e ville.

L’agenzia delle entrate terrà di conto anche del reddito familiare per avitare di portare avanti degli accertamenti nei confronti di un contribuente il cui stile di vita ben si adatta e si spiega con il reddito familiare complessivo. Nel caso in cui gli accertamenti evidenzino una possibile evasione fiscale il contribuente sarà invitato dagli agenti dell’agenzia delle entrate a presentarsi negli uffici dell’agenzia per spiegare la natura di determinate spese e beni posseduti. Nell’invito a comparire di fronte all’Agenzia saranno indicati gli elementi e le circostanze ritenute rilevanti al fine della definizione del reddito presunto.

Invito a comparire

In sede di invito a comparire il contribuente potrà fornire tutte le motivazioni necessarie per spiegare lo scarto tra il reddito presunto e quello dichiarato. Per chiudere l’accertamento sul nascere occorrono prove certe: fatture che dimostrano l’inesattezza dei dati dell’agenzia, la denuncia di smarrimanto o furto di un bene per giustificarne la mancata disponibilità, spese fatte con redditi maturati in anni diversi o esenti o sostenute da terzi. Se le giusìtificazioni e la prova mostrate dal contribuente risultano esaustive l’accertamento termina nella sua prima fase senza alcuna conseguenza per il contribuente.

Contenzioso e sanzioni

Se le giustificazioni del contribuente non risultano convincenti, gli ispettori lo inviteranno ad un nuovo contraddittorio dove saranno analizzate anche le spese di uso comune. Tutto avviene nell’ambito del contraddittorio e anche in questa seconda fase il contribuente può tentare di giustificare le spese e i beni tirati in ballo dall’agenzia. Se anche in questa seconda fase le argomentazioni del contribuente non saranno convincenti si stabilirà l’entità delle maggiori imposte dovute e le relative sanzioni. Per ottenere delle sanzioni ridotte sarà necessario pagare entro 15 giorni, oppure avviare un contenzioso con l’Agenzia e ricorrere alla giustizia tributaria.

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