Reddito di cittadinanza, addio Navigator: il cambiamento annunciato da Orlando

Teresa Maddonni

15/07/2021

15/07/2021 - 17:08

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Il reddito di cittadinanza deve cambiare e con esso anche la figura del Navigator è destinata a sparire e a non sopravvivere con il nuovo anno. L’annuncio è del ministro del Lavoro Andrea Orlando.

Reddito di cittadinanza, addio Navigator: il cambiamento annunciato da Orlando

Reddito di cittadinanza: addio Navigator dal 2022 senza possibilità di ulteriore proroga del contratto rinnovato con il decreto Sostegni n.41/2021 e portato fino al 31 dicembre 2021.

Il cambiamento è necessario per il ministro del Lavoro Andrea Orlando che intervistato dal Foglio parla di tre elementi fondamentali su cui basare la modifica del reddito di cittadinanza.

Il reddito di cittadinanza quindi, per il titolare di via Veneto, non deve sparire ma deve essere modificato ed esclude che l’esperienza dei Navigator possa andare oltre la fine dell’anno, affermando che si andrà a esaurire.

Orlando ha parlato dei Navigator, nati con il reddito di cittadinanza, in merito al potenziamento necessario dei centri per l’impiego nell’ottica del rafforzamento delle politiche attive del lavoro che si accompagneranno necessariamente alla riforma degli ammortizzatori sociali.

Reddito di cittadinanza: l’addio ai Navigator con la fine del 2021

Per il reddito di cittadinanza l’addio ai Navigator annunciato da Orlando partirà dal prossimo 2022 perché ha assicurato che non arriveranno a superare la fine del 2021.

Il ministro al Foglio è finito a parlare di Navigator partendo dall’altra questione delicata che riguarda il mondo del lavoro vale a dire il superamento del blocco dei licenziamenti da superare con la riforma degli ammortizzatori sociali e con la revisione delle politiche attive per il lavoro.

Il ministro infatti ha sottolineato come cassa integrazione e Naspi, al centro della riforma, dovranno essere pensati non come momenti di stallo lavorativo, ma anche come occasioni in cui il lavoratore dovrà andare a formarsi acquisendo e consolidando competenze. Ecco che Orlando è arrivato a parlare di politiche attive e di quello che in questi anni non ha funzionato.

“Il problema è che i centri per l’impiego funzionano forse nelle regioni che ne hanno meno bisogno, mentre invece in quelle dove ci sarebbe bisogno di una più forte e intensa attività siamo all’anno zero.”

Ha dichiarato il ministro che poi in merito ai Navigator ha sottolineato che sono “giovani molto qualificati che hanno superato una selezione”, ma che “sono stati usati come una specie di foglia di fico. Servivano cioè a coprire un equivoco, e cioè che il reddito di cittadinanza fosse uno strumento per le politiche attive del lavoro. In verità dovremmo avere dei centri per l’impiego che si rivolgano a tutti e che siano in grado di fare il bilancio di competenza e orientare parte dei percettori di reddito di cittadinanza che possono essere occupabili”.

Il ministro si lancia così in un’affermazione inequivocabile:

“In ogni caso, sì: l’esperienza dei Navigator alla fine dell’anno si andrà a esaurire.”

Reddito di cittadinanza, non solo Navigator: come deve cambiare in tre punti

Il reddito di cittadinanza non deve cambiare solo con il superamento della figura dei Navigator, ma in tre punti cardine secondo il ministro Orlando che ne parla sempre al Foglio. Per Orlando la modifica del reddito di cittadinanza deve riguardare:

  • l’accesso e l’utilizzo più semplice dei cosiddetti PUC (Progetti utili alla collettività) cui devono accedere i percettori RdC presso i Comuni di residenza;
  • lavorare per creare un sistema più efficiente sulle politiche attive facendo fare un salto di qualità ai centri per l’impiego;
  • lavorare sull’istruzione di base e sulla formazione, anche triangolando con le imprese.

Per il ministro Orlando il punto è “spacciare una perfettibile misura contro la povertà per quello che non è: un veicolo per trovare lavoro” motivo per cui il reddito di cittadinanza non va abolito, ma cambiato.

Per avere certezze sulla sorte dei Navigator, fortemente voluti dall’allora ministro del Lavoro del governo Conte uno giallo-verde Luigi Di Maio, tocca attendere e capire se tutte le forze della composita maggioranza si troveranno d’accordo sulla loro fine con il 2021.

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