Quota 100 e Rdc, il FMI boccia le misure del governo Conte

Elisabetta Scuncio Carnevale

06/02/2019

08/02/2019 - 12:10

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Allarme FMI: Quota 100 e Reddito di cittadinanza peseranno sui giovani e non favoriranno crescita e turn over. Per Tria inutili allarmismi

Quota 100 e Rdc, il FMI boccia le misure del governo Conte

L’economia italiana frena e la colpa non è soltanto del rallentamento dell’intera Eurozona. A pesare sull’andamento del sistema produttivo nostrano sarebbero le
maggiori incertezze sul piano delle politica interna”.

A creare dubbi e a destabilizzare i mercati sarebbero anche i cavalli di battaglia del governo: Quota 100 e Rdc. Lo affermano gli ispettori del Fondo Monetario Internazionale. Ma a Tria le conclusioni dei tecnici americani non vanno giù.

Più danni che benefici. Quota 110 e Rdc nel mirino del FMI

A gravare sui conti dell’Italia ci sarebbe la spesa pensionistica, la seconda più alta di Eurolandia. Gli analisti statunitensi lo mettono, nero su bianco, nel tradizionale rapporto Article IV, redatto dopo la missione in Italia del 25 gennaio scorso. Per FMI toglierebbe

“risorse per gli investimenti pubblici e per una moderna rete di sicurezza per la fascia più povera della popolazione”.

A questo si aggiungono le politiche del governo che non garantiscono crescita e inclusione sociale.

FMI boccia Quota 100: le modifiche, apportate alle riforma del 2011, che riducono l’età effettiva di pensionamento aumenterebbero la spesa pensionistica, gravando sulle nuove generazioni e lasciando meno spazio per le politiche pro-crescita.

Il FMI dubita anche che l’ondata di pensionamenti lasci spazio ai più giovani, creando nuovi posti di lavoro.

Le misure Quota 100 e Rdc contribuirebbero, invece, a frenare l’economia e si andrebbero ad aggiungere al rallentamento della crescita della zona euro e alle maggiori incertezze di politica interna.

Il rapporto si sofferma anche sul settore bancario, accogliendo positivamente i progressi registrati nel ultimo periodo dal comparto italiano: bene la riduzione dei prestiti non produttivi, l’incremento degli accantonamenti e la creazione di riserve di capitale.

I funzionari di Washington sostengono tuttavia che

“il consolidamento delle banche di credito cooperativo, le Bcc, in tre nuovi gruppi, deve essere completato nell’immediato”,

con un processo di revisione della qualità degli attivi. Inoltre, una rapida ricapitalizzazione degli istituti di credito in difficoltà o un uso tempestivo ed efficace del quadro di risoluzione sarebbero fondamentali per colmare i gap ed evitare onìeri eccessivi ai contribuenti e all’intero sistema di credito.

Il commento del ministro Tria

Non si è fatta attendere la replica del ministro Giovanni Tria al rapporto dei tecnici del FMI. Il titolare del MEF, pur apprezzando “l’equilibrio delle valutazioni sulla crescita economica del paese”, ha sottolineato di non condividerne gli altri giudizi. “Non c’è motivo per creare allarmismi” ha detto, aggiungendo che, da parte del governo italiano, non vi è nessuna intenzione di destabilizzare i mercati.

“Il rapporto sottovaluta la necessità di sostenere la crescita in Italia e in Europa e il ruolo delle politiche adottate dal Governo a questo fine”,

ha aggiunto il titolare del Tesoro ricordando come il debito, un onere pesante per l’Italia, è “pienamente sostenibile e si finanzia comodamente sui mercati”.

Si tratta certo di un freno per la crescita italiana, che distoglie risorse per usi più produttivi come per esempio gli investimenti, ma è per questo motivo che il governo è impegnato a ridurlo.

Il FMI già nell’aggiornamento del World Economic Outlook presentato lo scorso gennaio aveva rivisto al ribasso le stime sulla crescita italiana, definendo l’Italia un possibile rischio internazionale.

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